Jebel Nagus e la sabbia musicale




I suoni sulla montagna di Jebel Nagus

Jebel NagusNella penisola del Sinai e più precisamente alle falde di una montagna denominata Jebel Nagus (o Gebel Nagus) la sabbia produrrebbe suoni particolari, fenomeno conosciuto fin dall’antichità.
Facendo una ricerca per scrivere qualcosa per la giornata dedicata alla Terra che non fosse il solito discorso sulla necessità di salvaguardarla (come è necessario), mi sono imbattuta in un articolo che parla della sabbia musicale a Jebel Nagus. Ernesto Mancini, direttore degli uffici dell’Accademia dei Lincei alla fine del 1800, ne ha parlato nella Nuova Antologia, in relazione a fenomeni sonori insoliti, probabilmente in seguito al viaggio di esplorazione in quei luoghi compiuto qualche tempo prima da Henry Carrington Bolton. Questi era un chimico e bibliografo della scienza che ha svolto studi importanti relativi all’azione degli acidi organici sui minerali e si è interessato anche di alchimia. Dell’articolo di Mancini, perciò, riporto la parte che riguarda Jebel Nagus. In questa l’autore cita anche Ulrich Jasper Seetzen, un esploratore tedesco vissuto tra la fine del 1700 e il primo decennio del 1800

L’esplorazione di Ulrich Seetzen

Jebel NagusFu Seetzen il primo viaggiatore europeo che, sul cominciare di questo secolo, visitò la montagna misteriosa; egli trovò sulla roccia incisi molti nomi, greci, arabi e cofti, dal che si arguisce che la località era nota per un fenomeno che dovette prodursi sino da età remota. Seetzen riconobbe che quando il sole distruggeva la debole coesione degli strati sabbiosi e inclinati, la parte superficiale scorreva su quella sottostante, emettendo una nota profonda e tremula; il viaggiatore volle convincersi che il suono era dovuto al movimento della sabbia, e perciò, dopo essersi arrampicato sino alla sommità del mobile declivio, si lasciò scivolare in basso, accompagnato nella sua caduta da un rombo sì forte, che ne tremava la terra tutt’all’intorno.

La leggenda di Jebel Nagus

Jebel NagusGli arabi del deserto, che hanno dato il nome di Jebel Nagus alla montagna, dicono che i suoni i quali dalla sabbia sprigionansi, sono dovuti ai rintocchi della campana di legno, nagus, di un convento di monaci miracolosamente chiuso nel monte; e la leggenda narra di un Greco che, trovata aperta la via, discese nel convento sotterraneo, dove rinvenne dei giardini splendidi e un’acqua deliziosa, riportando, come prova del suo strano viaggio, alcuni frammenti di ostia consacrata. Gli abitanti di Tor, scrive Brewster nella sua Magia naturale, asseriscono che i cammelli si spaventano e divengono furiosi quando odono questi rumori sotterranei.

L’esplorazione di Carrington Bolton e Julien

Jebel NagusDopo Seetzen, le sabbie musicali del Jebel Nagus furono visitate da molti altri dotti, che confermarono l’intensità del fenomeno acustico, senza dare, per altro, di quest’ultimo una spiegazione plausibile. Allo scopo di risolvere scientificamente la questione, il Carrington Bolton, il quale aveva già studiato il fenomeno della sonorità su alcune sabbie e ghiaie marine, si recò ultimamente, in compagnia del Julien, nell’Arabia Petrea, per esaminare accuratamente le sabbie sonore. Dalla relazione presentata dai due esploratori all’Accademia di New York, risulta che la sabbia del declivio, già illustrato da Seetzen, è di colore giallognolo, a grani minuti, senza miscela di materie fangose, e dotata di una mobilità singolare, per cui essa scorre come della pece o della melassa. Spingendola colla mano, si risente una vibrazione e si ode una nota tremula e molto bassa come di organo; e per l’esistenza di rocce, ora sporgenti, ora formanti alte muraglie, questo suono può esser di molto rinforzato e prolungato dall’eco, in guisa da farsi udire ad una distanza di parecchie centinaia di metri. è il vento che causa gli scoscendimenti del banco sabbioso, e forse anche il sole e certe condizioni dell’atmosfera concorrono a provocarli; perché i beduini asseriscono che la famosa campana fa udire i suoi rintocchi soltanto all’ora della preghiera.

Le sabbie musicali di Ojrat Ramadan

Jebel NagusAltri banchi di sabbia, posti nelle vicinanze o di aspetto identico a quello delle sabbie del Jebel Nagus, non presentarono il fenomeno della sonorità, cui forse faceva ostacolo il fango di cui la sabbia conteneva una certa quantità. Invece il Bolton, nel suo ritorno a Suez, rinvenne sulle colline chiamate Ojrat Ramadan, altri depositi sabbiosi i quali, con grande meraviglia delle guide indigene, emettevano dei suoni musicali quando venivano smosse; anche qui la sabbia, di natura calcarea e quarzosa, appariva esente da deposito fangoso, e la inclinazione dei banchi era di 31° come sul declivio di Seetzen. Ciò fa supporre che il fenomeno non sia raro nel deserto, e in conseguenza che numerosi siano anche i conventi inghiottiti dalle montagne.

La spiegazione di Carrington Bolton

Jebel NagusPer ispiegare i suoni musicali delle sabbie, il Bolton e il Julien ritengono che la sonorità dipenda dall’esistenza di una pellicola di aria o di gas, la quale si forma e si condensa attorno ai granelli della sabbia per effetto della evaporazione. I granelli rimangono così separati fra loro come da tanti gusci elastici, che permettono ai granelli di entrare in vibrazione. La purezza è una condizione assolutamente necessaria perché si manifesti la sonorità della sabbia, ed essa influisce anche sulla estensione e sull’altezza del suono; nel deserto, dove la umidità è rara, è l’agitazione del vento che rimuove e pulisce la sabbia. Ammessa la teoria del Bolton e del Julien, qualsiasi causa capace di alterare l’uniformità della pellicola che avvolge i granelli sabbiosi, deve toglier loro la sonorità; e difatti bagnando, riscaldando o scuotendo una sabbia sonora, questa perde ogni sonorità. La teoria così semplice avrà una conferma completa quando i due osservatori saranno riusciti, come oggi tentano, a riprodurre artificialmente le sabbie musicali.

Non sono riuscita a trovare le conclusioni della ricerca di Bolton. Probabilmente, facendo una ricerca più approfondita qualcosa si troverà. Tuttavia, il mio intento era di riportare qualcosa di curioso e probabilmente oggi poco conosciuto, se non da una ristretta cerchia di persone, come quello della sabbia musicale di Jebel Nagus.
Purtroppo in rete non ci sono immagini di Jebel Nagus.

Per approfondire

Ernesto Mancini: Varietà. Le pietre che cantano, Nuova Antologia, 1 aprile 1892, pag. 533-540.

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Magicamente Colibrì

Ho fatto studi classici al liceo e scientifici all’università, perché amo entrambi i mondi. Questa mia formazione è dovuta al fatto che in me convivono bene gli aspetti che caratterizzano l’essere umano, cioè quelli legati al pensiero razionale e a quello non razionale, e che sottintendono, rispettivamente, alla scienza e alla spiritualità. Molti sono i miei interessi e i post del blog lo dimostrano.

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