Persone che potresti conoscere
Non mi ricordo se quando andavo al liceo esistesse la parola algoritmo; forse la confondo con logaritmo: quello del libretto di tavole che non avevo comprato, convinta che non me ne sarei mai fatta niente (non me ne sono mai fatta niente).
Fatto sta che l’algoritmo oggi mi insegue col suo senso di colpa e mi suscita una sottile inquietudine: a quanto ne so, ma forse sbaglio, è una via di mezzo tra una combinazione (alfa?)numerica e un Grande Fratello e che se solo penso a cambiare casa, il giorno dopo l’algoritmo mi inonda la casella di posta con piantine di loft che assomigliano a quello che da tempo ho in mente. Ma l’ho mai detto a qualcuno qual è la casa dei miei sogni? No, è che ho cliccato incautamente un’inserzione e da adesso per anni Libero, Gmail, Twitter (che non ho), Linkedin (che non ho), Facebook e Instagram mi faranno proposte. Irrinunciabili (potendo) e non.
Volevo astenermi dal cercare voli last minute per Sarajevo, ma, ahimè, l’ho fatto e ora l’algoritmo sa che voglio andare nella ex Jugoslavia.
Ho curiosato su come ci si scambia una casa di villeggiatura e adesso con un clic o poco più potrei passare il Natale sull’isola di Pasqua (che, per inciso, non è deserta affatto).
Non ho resistito a capire cosa sia il bitcoin: e l’algoritmo, preciso, mi propone quasi quotidianamente qualche spericolata operazione di trading on line con la moneta più invisibile del pianeta.
Volevo anche saperne di più sul deep web, ma – confesso – mi sono fermata prima di trovarmi invischiata in qualche tratta di organi o di schiave del sesso. Potevo in realtà continuare, tanto Facebook conosce o crede di conoscere anche a che ora mangio, cosa mangio, forse sa anche con chi.
Ma dato che sono testarda come quando non compravo le tavole logaritmiche, con la sicumera di una che pensa di avere capito tutto di algoritmi, mi sono persino addentrata nella selva di un nuovo profilo Facebook: ne ho creato uno ex novo dopo aver cancellato – non so ancora come né perché – quello che mi pareva un bellissimo storytelling fotografico dei miei ultimi anni, oltre che la carta d’identità del mio profilo intellettuale. Tanto sicura di me, che non mi ricordavo più neanche la password per accedere, anzi, non ero neanche certa che ce ne volesse una. E così non sono bastati un paio di ragazzi svegli e un po’ hacker e mi sono arresa e sono ripartita, a dire il vero senza particolare entusiasmo: per "rientrare" basta una foto nuova dove ho inequivocabilmente qualche annetto in più e poco altro. Arrivo allo step 2 e non mi ricordo nemmeno chi fossero gli amici virtuali. Amici? Chiedere l’amicizia? E perché mai? L’algoritmo, senza che nessuno lo interpelli, comincia il suo implacabile lavoro e in circa cinque minuti ha già provveduto, in completa autonomia, a inviare le richieste di amicizia ai miei vecchi contatti.
Tralascio i commenti: «stai bene?» – «ti era successo qualcosa?» (no FB no health) – «è un profilo falso?» – «ti sei creata un doppio account?» (a quale scopo? dovrei?) – «verifica che non ti abbiano clonato» (la pecora Dolly del web).
La cosa sorprendente però è che l’algoritmo, che ormai sa qualunque cosa di me e soprattutto sa che su FB la mia casella "situazione sentimentale" non è mai stata compilata (sei pur sempre un algoritmo, benedetto compilatore alfanumerico, non il mio analista…), pensa bene di farmi un regalo di bentornata sul social: per circa quattro giorni piovono sulla mia pagina richieste di amicizia di uomini di svariate età, mi pare più o meno single, di estrazione socioculturale multiforme.
Insomma, l’algoritmo si è interfacciato a una qualche piattaforma che gestisce gli incontri in rete. Su FB ho una specie di nuova vita, ma un paio di regole che mi sono data dal giorno zero rimangono invariate: niente amicizia agli studenti, niente amicizia agli sconosciuti.
Però…
Sono talmente tante queste richieste, che qualche profilo lo sbircio.
Prima notizia: Hugh Jackman nella lista non c’è, e neanche i suoi cugini di secondo o di terzo grado. Male.
Seconda notizia: al terzo account passato in rassegna, sono quasi definitivamente persuasa del fatto che quasi tutti questi profili siano falsi, che siano fatti per il (si dice così?) phishing; maldestro, ma phishing.
Terza notizia: i profili sono tutti di bassissimo profilo intellettuale. E vabbè, anche tu… cosa pretendevi?
A occhio c’è materiale sufficiente per uno short master di antropologia del social. Premesso che su profili che puzzano di fake le informazioni scarseggiano, cominciamo.
Tranquillo R. Frangettona e nome intrinsecamente rassicurante, forse troppo. Ricorda: ciò che trascuri diventa di qualcun altro: la sua epigrafe digitale è una minaccia che suona come Ogni lasciata è persa. Stride decisamente con ciò che si evince dalle foto: un milanese dal look impiegatizio con cagnolino di piccola taglia spesso al seguito. Tra i suoi like spicca quello per Mediaworld: un appassionato di tv al plasma e telefonini: ne abbiamo giusto un gran bisogno.
Aurelio F. Omologo di Tiziano Terzani, un migliaio di amici, anzi di amiche, "impegnato" con una giovane donna dal nome polacco. Per inciso, delle sue mille e passa amiche, circa 980 assomigliano all’eletta Angelika Wzsch… Gli uomini invece, quei due o tre, sembrano tutti adepti di una setta esoterica.
Guglielmo M. Juventino, non c’è dubbio. Abita in una delle più belle città del sud ed è fascistissimo: esibisce foto dei parà della Folgore, miste a bellezze che un tempo tappezzavano le cabine di guida dei tir. Ogni due o tre post insulta Selvaggia Lucarelli. Si dichiara single: come mai?
Ilya K. Oh, un russo anche per me, e che diamine! Inutile dirlo: una mezza milionata di followers e un paio di video che ritraggono un aereo privato (camere matrimoniali, quadri d’autore e spa annessi) con hostess rigorosamente italiane. Se non sbaglio, anche qualche post in cirillico che inneggia a Putin. Dasvidania.
Carmine M. Selfie casereccio con sguardo nato per essere assassino e che invece mi pare lo ritragga a due minuti dalla fase rem del sonno. Foto del profilo: citazione di Schopenhauer. Bene. Incorniciata da un tricolore (eh no, un altro!): ma il nesso tra Arthur e il Belpaese, Carmine? Seguono foto nostalgiche delle vecchie 5 lire (com’era bello quando i governi ladri non ci avevano massacrato con l’euro!), notizie fake su orrori perpetrati da immigrati ai danni del nostro popolo glorioso, e una veduta dell’Altare della Patria (bandierone d’ordinanza). Mi fermo prima di imbattermi nella Lupa o nel faccione torvo del Duce.
Fabio F. Avrà vent’anni: aiuto! l’algoritmo si deve essere distratto e mi ha confuso con mia figlia. È tatuato come un rapper, posta video di dj set. Ma ha un innegabile atout: pubblica decine di fotografie dell’Australia e qui si capisce che il logaritmo, ops, l’algoritmo è proprio intelligente. Mannaggia, avessi comprato le tavole tanti anni fa!
Alberto Manzi merita una menzione completa, tanto è acclarato che non esiste. L’algoritmo ci ha provato: tenta l’abbinamento tra la prof e il fantasma del Maestro dei Maestri, il pioniere della didattica inclusiva. Peccato dichiari di aver lavorato presso XxX (cioè?), che sia originalissimo nello sbandierare di avere una "relazione aperta" (hanno letto tutti Zygmut Bauman), e che posti solo foto di decolletteès con stiletti improponibili (grazie a lui scopro che esiste una pagina "Tacco 12"). Maestro Manzi, come la mettiamo con la missione educativa? Strizzata in una lucidissima Loboutin di vernice nera?
G. Maurizio Qui l’inversione nome/cognome, che fa tanto compilazione documenti a uso bollo, mi innervosisce prima che lo guardi. Belloccio candidato toy boy; snocciola foto di arancini, polpette, spaghetti al sugo rosso con l’hastag #abbuffarsiunostiledivita. Segue post #infissaperletamarrate. Non so perché ma avevo sospettato tutto senza bisogno delle didascalie hashtag. Ah, importante: dichiara di essere uno studente di Medicina. In un attimo depongo la mia ipocondria e so che devo stare bene da qui a sempre.
Narciso C. Eccoti. Se è vero che nomina sunt consequentia rerum, ti farei sapere subito che ti aspettavamo in tanti per farti saldare qualche conto in sospeso, ancorché non tuo. Ma non te lo scrivo, perché tanto non saremo mai amici, né virtuali né non. Foto con auto di lusso, con un cavallo di razza, tramonti assortiti, oggettistica e arredo di design. Esco dal profilo di Narciso, da FB, chiudo il tablet e spengo la luce.
Daniel R. Francese. Questo l’ho già visto in più salse, giuro. Vedovo da pochissimo, farfuglia scarabocchiando quattro parole di italiano fingendo di non saperlo, cerca un contatto empatico alludendo a una storia lacrimevole che, speriamo tutti per lui e per i figli che dice di avere ma di sicuro non ha, sia frutto di insana fantasia. Le sue 2976 amiche però ce le ha: anche per lui un melting pot di nazionalità e poi diluvio di cuoricini, citazioni, spiagge col sole in lontananza effetto dissolvenza.
Mi fermo e mi schiaffeggio: sei cattiva e non deponi mai quella tua odiosa indole giudicante, snob e pure radical chic. In un centimetro quadrato del mio retropensiero concedo a questa galleria infinita di maschere di avere il loro fardello di storie e di vissuti che le ha portate su un social, foss’anche a fingere di essere chi non sono, foss’anche a cercare scorciatoie.
Però signor Logaritmo Zuckerberg (nome e cognome), ma Hugh Jackman un account anche destrorso con cui presentarsi, non ce l’aveva proprio, vero?
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Brava prof! Logaritmo/Algoritmo, un mezzo anagramma. By for now.
😉
Dall’Enciclopedia Treccani:
algoritmo (ant. algorismo) s. m. [dal lat. mediev. algorithmus o algorismus, dal nome d’origine, al-Khuwārizmī, del matematico arabo Muḥammad ibn Mūsa del IX sec. (così chiamato perché nativo di Khwarizm, regione dell’Asia Centrale)]. – 1. Termine che indicò nel medioevo i procedimenti di calcolo numerico fondati sopra l’uso delle cifre arabiche. Nell’uso odierno, anche con riferimento all’uso dei calcolatori, qualunque schema o procedimento matematico di calcolo; più precisamente, un procedimento di calcolo esplicito e descrivibile con un numero finito di regole che conduce al risultato dopo un numero finito di operazioni, cioè: di applicazioni delle regole. In particolare, a. euclideo, metodo per determinare il massimo comune divisore di due numeri interi a e b, basato su divisioni successive. 2. In informatica, insieme di istruzioni che deve essere applicato per eseguire un’elaborazione o risolvere un problema. 3. In logica matematica, qualsiasi procedimento "effettivo" di computo di una funzione o di decisione di un insieme (o predicato), cioè qualsiasi procedimento che consenta, con un numero finito di passi eseguiti secondo un insieme finito di regole esplicite, di ottenere il valore della funzione per un dato argomento, o di decidere se un dato individuo appartiene all’insieme (o soddisfa il predicato).
logaritmo s. m. [dal lat. scient. logarithmus (comp. del gr. logos "proporzione" e arithmos "numero"), termine coniato nel 1614 dal matematico scozz. J. Napier (in ital. Nepero)]. – In matematica, si definisce logaritmo di un numero reale positivo x rispetto a una data base a reale, positiva e diversa da 1, l’esponente che bisogna dare alla base a per ottenere il numero x; si può scrivere perciò y = loga x se ay = x; l. naturali, o iperbolici o neperiani, quelli nei quali si assume come base il numero trascendente e = 2,718…, …
Mi fai i recuperi?….
assolutamente no, è per chi non conosce i termini ed è curioso di saperne il significato.