Apparizioni di viventi o rumori che precedono un "arrivo"
Vardøgr è un termine utilizzato in Norvegia per indicare un fenomeno particolare ma non poco comune in quel paese e cioè il preannuncio dell’arrivo di una persona in un determinato luogo tramite fenomeni acustici o visivi. In letteratura le manifestazioni di questo tipo sono state così denominate quando nel 1955 ne ha scritto T. Wereide sulla rivista Tomorrow, creata ed edita da Eileen J. Garrett una nota medium inglese. Lo studioso norvegese ne ha parlato citando anche Wiers Jensen, un ricercatore suo conterraneo, che ne aveva individuato le caratteristiche nei primi decenni del 1900.
Nella letteratura della ricerca psichica i casi come questi sono sparsi e inseriti in categorie varie a seconda di chi li ha esaminati. Edmund Gurney, F.H.W. Myers e Frank Podmore, membri della Society fo Psychical Research (SPR), nella loro ponderosa ricerca sulle apparizioni dei viventi, svolta alla fine del 1800, hanno capito che fanno parte di un gruppo a sé stante a cui hanno attribuito per lo più un’origine telepatica o allucinatoria. Tuttavia, essendo sporadici (tranne nei paesi nordici), non hanno ritenuto di farne oggetto di uno studio sistematico.
Secondo la tradizione il vardøgr è soprattutto di natura uditiva (rumori di oggetti comuni, come il movimento di una chiave in una serratura, il suono di passi, il rumore di un mezzo di trasporto), ma può anche essere accompagnato dalla visione del doppio della (o delle) persona che di lì a poco arriverà. Nel lavoro dei tre studiosi inglesi tra i casi citati solo uno è di tipo uditivo. Negli altri, invece, si vede una figura identificata come la persona che in seguito arriverà con l’abbigliamento con cui si presenterà realmente o con elementi che la distingueranno. Cosa comune alle apparizioni in generale è l’espressione del volto: indifferente all’ambiente che lo circonda e alle persone che lo stanno osservando. Usualmente, poi, i testimoni del vardøgr sono singole persone, ma è capitato che fossero anche di più.
Per far comprendere meglio il loro verificarsi ecco alcuni episodi esplicativi.
Un caso "antico": una visita ai parenti
Il primo lo ricavo dal lavoro dei ricercatori della SPR, che nel 1884 lo avevano letto in un periodico del 1860. Era stato raccontato dal pastore W. Mountford di Boston.
Un giorno di circa 15 anni fa mi recai a trovare alcuni amici che risiedevano nel distretto paludoso di Norfolk. Non erano semplici conoscenti, ma intimi amici. Erano due fratelli che avevano sposato due sorelle. Le loro dimore erano distanti tra loro due chilometri, ma lungo la stessa via e separate da due o tre abitazioni. La strada era dritta, spoglia e aperta, come se ne vedono spesso in zone paludose, usata soprattutto e quasi esclusivamente dagli occupanti delle poche fattorie lungo il percorso. La casa che stavo visitando si trovava a un metro dal bordo della strada.
Era una chiara e bella giornata di marzo. Verso le 4 del pomeriggio stavo alla finestra e guardando la strada dissi: «Sta arrivando tuo fratello». Il mio ospite venne verso la finestra e disse: «Oh, sì, è qui; e vedo che alla fine Robert ha portato fuori Dobbin». Questi era un cavallo che, a causa di un incidente, non era stato usato per alcune settimane. Anche la moglie di Robert guardò fuori dalla finestra e mi disse: «E io sono felice che mia sorella sia con lui. Saranno contenti di vederti qui». Io riconobbi distintamente la carrozza aperta che li trasportava, così come i due coniugi, i loro vestiti e il loro atteggiamento.
Gli amici passarono davanti alla finestra ad un andamento leggero e quindi voltarono attorno all’angolo della casa, dopo di che non li vedemmo più. Dopo un minuto il mio ospite andò alla porta ed esclamò: «Ma cosa succede? Sono andati via senza una visita, cosa che non hanno mai fatto prima. Cosa può essere successo?»
Cinque minuti dopo, mentre eravamo seduti accanto al camino, la porta del salotto si aprì ed entrò una giovane donna di 25 anni; era in ottima salute, in pieno possesso delle sue facoltà e dotata di un forte buonsenso. Era pallida e molto agitata, e nel momento in cui aprì la porta esclamò: «Oh, zia, ho preso un forte spavento. Papà e mamma mi hanno superato lungo la strada senza parlare. Li ho visti passare ma sembravano andare dritti né si sono fermati né hanno detto una parola. Un quarto d’ora prima, quando mi ero incamminata per venire qui, erano seduti accanto al fuoco; e ora cosa può essere successo? Non si sono mai girati né hanno parlato, e io sono certa che mi abbiano visto».
Dieci minuti dopo il suo arrivo, guardando la strada attraverso la finestra dissi: «Ma sono qui, stanno di nuovo venendo qui».
Il mio ospite disse: «È impossibile, perché non c’è un percorso che li possa aver portati di nuovo qui da quella direzione. Eppure sono qui e con lo stesso cavallo! Come possono essere qui?»
Tutti noi eravamo alla finestra e li vedemmo passare nello stesso modo di prima: l’uomo, la donna, il cavallo e la carrozza. Il mio ospite corse fuori ed esclamò: «Come siete arrivati qui? Come avete fatto ad arrivare dalla strada come prima?»
«Cosa vuoi dire? Io arrivo direttamente da casa».
«Meno di un quarto d’ora fa siete passati davanti a casa».
«No – dissero entrambi – Questa è la prima volta che percorriamo la strada oggi».
«Di certo siete passati davanti a queste finestre meno di un quarto d’ora fa – dicemmo tutti noi – e inoltre qui c’è Mary, che era lungo la strada e vi ha visto».
«Non ha senso – fu la risposta – Noi veniamo direttamente da casa. Per quale motivo dici che ci hai visto passare prima, quando ci hai visto arrivare ora?»
«Quindi dite che non siete passati di qui 10 o 15 minuti fa?»
«Certamente! In quel momento probabilmente stavamo uscendo di casa per venire qui».
Rimanemmo tutti molto impressionati da questo incidente. […] Pensammo poi che fosse stato un nostro errore e di aver visto altre persone.
A seguito della lettura di questo resoconto, i tre ricercatori della SPR hanno contattato il pastore, che ha dichiarato di averlo scritto con cura. Ha poi aggiunto che i genitori della ragazza, nel momento in cui uscì di casa, non avevano alcuna intenzione di andare dai parenti fino a che Robert Coe, questo il nome completo del padre di Mary, non si è alzato improvvisamente dicendo alla moglie «Andiamo a casa di Clement». [probabilmente il nome della cognata, n.d.A.] Inoltre, mentre al momento in cui ha scritto quelle note tutti erano ancora vivi, in quello in cui gli studiosi lo hanno interpellato, non lo erano più.
Tre casi moderni
Un rientro a casa
Il vardøgr come si può notare non è solo un fenomeno limitato ai paesi nordici né "antico". Infatti una ventina di anni fa L. David Leiter, facente parte della Society for Scientific Exploration, ha riportato due sue esperienze in merito nel Journal dell’associazione, mentre otto anni fa Massimo Biondi, noto parapsicologo, in un articolo dei Quaderni di Parapsicologia del Centro Studi Parapsicologici (CSP) di Bologna, oltre a illustrare le caratteristiche del fenomeno, ha trascritto due testimonianze da lui raccolte.
Leiter, all’epoca dei fatti, non si era interessato in alcun modo alla ricerca psichica né aveva letto alcunché in merito, per cui considerò la cosa un fatto strano e nulla più. Tutto è successo nel 1979-1980. In un giorno di primavera, tornando a casa dal lavoro, stava guidando in tutta tranquillità lungo la strada che ogni giorno percorreva per recarvisi. La giornata era serena, era da solo, anche se gli capitava di viaggiare con un collega. Era completamente rilassato e senza alcuna preoccupazione. Arrivato a casa, la moglie era intenta a preparare la cena. Sentendolo entrare uscì dalla cucina e gli chiese come mai stesse di nuovo entrando. Sorpreso, lui chiese di cosa stesse parlando. Lei rispose «Tu sei entrato 10 minuti fa e sei salito al piano di sopra». A questo punto
Mi irritai perché mi sembrava stesse dicendo una cosa irrazionale e dissi [di nuovo] «Di cosa stai parlando? Sono appena sceso dalla macchina ed entrato in casa». Mia moglie rispose molto confusa e agitata, insistendo che ero entrato poco prima ed ero salito semplicemente al piano superiore. Per supportare le sue affermazioni, chiamò nostro figlio che era chiuso nella sua stanza al piano di sopra, dicendo «[soprannome del figlio], poco fa hai sentito tuo padre salire i gradini?». Lui rispose con uno sbuffo «Sì, mamma».
A questo punto mia moglie, visibilmente irritata, insistette per controllare che non ci fosse un intruso. Facemmo entrambi un’accurata ricerca e non trovammo nessuno.
Il fatto ha sconcertato entrambi e, dopo l’irritazione iniziale, ne hanno discusso insieme. La donna ha così raccontato di averlo sentito arrivare e visto passare dalla porta della cucina per andare al piano di sopra. In apparenza le era sembrato fisicamente normale, tranne il suo comportamento. Aveva infatti un’espressione neutra sul volto ed era andato direttamente al piano di sopra. La cosa non era da lui, perché di solito si fermava a salutarla, a chiederle come stava e a darle un piccolo bacio sulla guancia o sul collo.
In seguito, dopo aver raccontato ad un amico quanto accaduto, Leiter è venuto a sapere da lui che il fenomeno non era inusuale. Così ha cominciato a cercare altre testimonianze. Ciò lo ha portato a parlarne in un articolo, aggiungendo un altro episodio accaduto nel frattempo, nel Journal della Society for Scientific Exploration. Negli successivi alla prima esperienza, infatti, è venuto maturando il suo interesse per la parapsicologia tanto da aderire alla Società.
L’inizio di una giornata lavorativa
Un esempio tipico di vardøgr, cioè costituito da soli fenomeni uditivi, è quello che ha visto come protagonista un’impiegata, la cui testimonianza è stata raccolta da Massimo Biondi.
Questa cosa è successa i primi giorni di aprile del 2011. Ero andata in agenzia come al solito, attorno alle 7.30 e mi ero messa alla mia scrivania […] rivolta verso l’apertura del negozio (che però aveva ancora la serranda abbassata) e io davo la schiena alla stanza posteriore, interna, in fondo alla quale c’è la porta di ingresso da cui entriamo noi di solito. In quel momento in agenzia non c’era nessuno oltre me e tutto era silenzioso. Dopo circa mezz’ora ho udito distintamente alle mie spalle la serratura della porta posteriore girare, fare le tre mandate che di solito la chiudono, e la porta aprirsi. è una porta metallica e quando si apre fa un cigolio tipico, che non siamo mai riusciti a eliminare completamente oliandola. Bene, ho continuato a lavorare tranquilla, senza girarmi, sicura che fosse il mio collega Claudio che entrava: solo lui e io abbiamo le chiavi, e quella era l’ora in cui lui arriva di solito al lavoro. Credo di averlo salutato come sempre («Ciao!», o «Buongiorno»), ma di questo non sono sicura.
Ho sentito la porta richiudersi e poi qualche passo percorrere la stanza interna. Poi nient’altro. Quando ho pensato che Claudio fosse arrivato alla sala in cui ero io, mi sono voltata per salutarlo, ma… non l’ho visto. Né sentivo più niente. La luce elettrica della camera interna, per quel che vedevo, non era stata ancora accesa. Ho atteso qualche istante, poi, sorpresa, ho chiamato a voce alta Claudio, senza ricevere risposta. L’ho chiamato ancora, forse un paio di volte, quindi mi sono alzata per andare a vedere che cosa succedeva. Quando sono arrivata alla porta di comunicazione con la stanza posteriore ho sentito un brivido corrermi lungo la schiena: all’interno della stanza non c’era nessuno e tutto sembrava in ordine. Quasi al buio, ma tutto in ordine e silenzioso. Confesso che ho avuto paura, ma dopo un attimo ho trovato il coraggio di allungare una mano e accendere la luce di quella stanza. Ho visto proprio che non c’era nessuno e tutto era tranquillo. A quel punto ho fatto forza su me stessa per calmarmi e sono tornata alla mia scrivania a lavorare. Per un po’ ho tenuto l’orecchio teso, per sentire se dall’altra stanza provenisse qualche rumore, ma infine mi sono calmata e ho ripreso a lavorare.
Dopo circa un quarto d’ora rispetto al solito, l’uomo è realmente entrato in ufficio facendo provare alla donna «un attimo di terrore, istintivo». Riflettendo sull’accaduto Maria, questo il nome della donna dato da Biondi, ha pensato che un rumore l’avesse fatta ritenere che il collega fosse arrivato all’ora consueta. Tuttavia quello che «proprio non potevo immaginare e che pure ho sentito con le mie orecchie è il rumore di passi che percorrevano la stanza», quando sapeva perfettamente che «Claudio indossa soltanto scarpe con il fondo di gomma e non fa mai nessun rumore quando cammina. Quella mattina invece per una serie di circostanze aveva messo le scarpe di suo fratello, che avevano la suola di cuoio», che fanno davvero rumore.
Una visita oculistica inattesa
Negli episodi fin qui raccontati i testimoni e i soggetti percepiti, cioè i loro presunti doppi, non sono venuti a contatto tra loro. Nel secondo caso riferito da Biondi, invece, c’è stata un’interazione diretta tra i due protagonisti. Lo studioso lo introduce spiegando che «Non è forse classificabile come un vardøgr classico, a causa della forma complessa assunta dall’esperienza, ma si presenta comunque come una anomala esperienza allucinatoria anticipatrice di un’identica circostanza reale successiva». Chi l’ha vissuta è stato un oculista di Torino, persona ben conosciuta da lui così come l’impiegata. Ecco il racconto di Francesco, questo il nome dell’uomo.
Una sera, terminato l’orario di visite, stavo sistemando le schede compilate durante la giornata per i pazienti visitati. Mia cugina, che lavora per me come assistente e fissa gli appuntamenti, era già andata via, per cui ero rimasto solo in studio. Ho sentito suonare e sono andato ad aprire la porta d’entrata. Si è presentata una giovane donna che ha detto di chiamarsi Chiara Stanich [pseudonimo; aveva comunque un cognome molto insolito] e di voler sottoporsi a una visita di controllo. Non accusava disturbi particolari ed era quindi disposta a prendere un appuntamento per i giorni successivi. Le ho detto che avrei potuto visitarla subito e lei è stata d’accordo.
Al termine della visita, circa 20 minuti dopo, stavo scrivendo i suoi dati su una scheda quando lei mi ha spiegato di essere stata già visitata da me nel 2004. Non me ne ricordavo. Più tardi avrei cercato la scheda nell’archivio (a quell’epoca non l’avevo ancora informatizzato) per fare gli opportuni confronti. Dato che per ora sembrava non avere nulla di particolare, le ho consigliato un’altra visita non prima di altri sei mesi, un anno.
Terminato l’incontro, la paziente mi ha pagato l’onorario e ho messo i soldi nella tasca del camice. Poi l’ho accompagnata alla porta. Subito dopo mi sono reso conto che si era fatto tardi, per cui ho deciso di chiudere lo studio. Mi sono tolto il camice, mi sono preparato e tornato a casa.
Più tardi, dopo cena, da casa ho acceso il computer e controllato sia la posta che la mia pagina in Facebook. È stato qui che ho trovato una "richiesta di amicizia" da parte di Chiara Stanich: una donna dallo stesso nome di quella che era venuta da me quella sera. Ho accettato la sua richiesta e pochi minuti dopo ho ricevuto un suo messaggio email con cui mi chiedeva un appuntamento per una visita medica. Le ho risposto, come le avevo già detto poche ore prima, che non ce ne sarebbe stato bisogno prima di altri sei mesi o un anno. Lei ha ribattuto di non capire una risposta del genere: era dal 2004 che non era più stata da me e pensava che non avrebbe dovuto lasciar passare tanto altro tempo prima di un controllo. Sono stato molto "disorientato" dalla sua replica e quindi, senza insistere oltre, le ho detto di passare in studio pochi giorni dopo, più che altro per chiarire le sue strane affermazioni. [Ho verificato che questo scambio di battute, su Facebook e per email, si era prodotto esattamente come l’oculista ricordava. MB]
Il giorno dopo, tornato in studio, ho scoperto di non riuscire a trovare traccia né della scheda anamnestica compilata per lei, né della fattura che pure ricordavo benissimo di aver compilato, né dei soldi che avevo infilato nella tasca del camice dimenticandoli lì al momento di andar via. Ho ritrovato invece in archivio la scheda di Chiara Stanich, che effettivamente risaliva al 2004. Qualche giorno dopo, quando la donna si è presentata all’appuntamento, l’ho riconosciuta per quella già visitata la settimana precedente. Sconcertato, ma non sapendo come raccontarle i miei "ricordi" sulla "visita fantasma" [espressione originale del medico], ho ripetuto la visita, di nuovo senza trovar niente di importante: esattamente come accaduto… in precedenza. Al termine, prima di congedarla, ho provato a ricordarle il nostro incontro di pochi giorni prima, ma lei ha contraddetto con fermezza, dicendo di non essere più venuta da me dal 2004 e di non avermi contattato altro che quella sera tramite Facebook.
Osservazioni finali
Come si può evincere da questi racconti, il vardøgr è davvero un fenomeno interessante. Purtroppo, nonostante l’augurio formulato da Massimo Biondi di trovare nuovi casi, è proprio dal suo articolo che non si registrano altri scritti in merito. Come giustamente osserva
dal complesso dei dati sembra potersi dedurre che le storie di preannuncio possono costituire una classe autonoma di esperienze anomale, da non confondere con i casi classici di apparizione da crisi o post mortem. In primo luogo, si collocano nel contesto dei comportamenti ordinari della vita quotidiana e sembrano possedere una certa tendenza alla ripetibilità: caratteristiche assenti, o addirittura opposte a quelle delle esperienze apparizionali classiche. Inoltre l’elemento scatenante non si lega affatto a eventi rilevanti o notevoli sotto il profilo emotivo, né per l’agente né per il percipiente.
Un maggior numero di episodi documentati consentirebbe di migliorare le analisi già effettuate e di procedere ad altri studi […] è auspicabile perciò che si possa – nel tempo – raccogliere altre segnalazioni del genere.
E questa speranza la rilancio qui, invitando i miei lettori a dare, se possibile, un loro contributo.
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Renato Patelli – Le mie esperienze fuori dal corpo (OBE)
Per approfondire
Biondi Massimo: "Vardøgr: sensazioni di preannuncio di un arrivo", Quaderni di Parapsicologia, n. 1 2012 pag. 67-77
Ernesto Bozzano: Fenomeni di bilocazione, ed. Golem 2019
Edmund Gurney, Frederic W.H. Myers, Frank Podmore: The Phantasms of the Living, ed. Trubner & Co., London 1886
Giorgio di Simone: Esperienze fuori del corpo (O.B.E.). Un esperimento a sostegno della sopravvivenza, Edizioni Mediterranee, Roma 1984, pagg. 178
Leiter L. David: "The vardøgr, perhaps another indicator of the non-locality of consciousness", Journal of Scientific Exploration, Vol. 16, No. 4, pp. 621-634
Biondi Massimo: "Vardøgr: sensazioni di preannuncio di un arrivo", Quaderni di Parapsicologia, n. 1 2012 pag. 67-77
Cecilia Magnanensi: I viaggi astrali o esperienze fuori dal corpo (OBE), Luce e Ombra 1/2011
The International Academy of Consciousness (IAC)
The Monroe Institute – pagina italiana
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mi sono fatto una mia opinione rispetto all’episodio della visita oculistica inattesa. Credo che sia una preveggenza avvenuta pero’ solo a livello mentale, secondo me deve essersi appisolato. La persona in questione deve avere una veggenza latente che appunto si manifesta nei sogni o in stato di ipnosi. Non si spiegherebbe altrimenti come siano scomparsi i soldi e la scheda. La veggenza in stato di veglia indica una veggenza più sviluppata, il soggetto dovrebbe avere tutt’ora frequentemente episodi di veggenza in stato di veglia.
Potrebbe essere uno stato altro di coscienza, non un addormentamento vero e proprio. Non sempre è facile capire il verificarsi di questi episodi né li si può controllare.
A me è capitato qualcosa di vagamente simile, un giorno mentre camminavo con una mia amica nei pressi di Via Torino a Milano ho notato un ragazzo che stava camminando sull’altro marciapiede. Ho realizzato che si trattava dell’amico di mio cugino, tale Giacomo. Poi guardandolo meglio mi sono resa conto che non era lui. Pochi minuti dopo, proprio in via Torino l’ho incrociato davvero e salutato. Mi è passato a pochi centimetri. Dal momento che ho vissuto un altro episodio simile mi domando ancora oggi di cosa si tratti.
Cara Manuela, cioè anche nella seconda occasione ha visto una persona che somigliava ad un’altra che ha incontrato subito dopo? Cosa davvero curiosa. Non saprei dare un nome, perché se la persona che ha visto non era quella da lei pensata non è certo il fenomeno di cui parlo in questo articolo. Non azzardo una spiegazione, dato che sono solo due episodi. Comunque una coincidenza, anzi due, davvero curiose.