Claudio, una delle entità manifestatasi attraverso Roberto Setti – il medium del Cerchio Firenze 77 – in questa comunicazione medianica, spiega cosa vuole dire dare un senso spirituale alla propria vita. Non si deve modificare la propria condotta, ma le intenzioni, allo scopo di non esaltare il proprio io. Infatti, come afferma all’inizio di questo brano: «La condotta più spirituale che può esservi è quella di voler purificarsi dall’egoismo». Tutto il resto – per esempio una guida spirituale, una disciplina che aiuta a raggiungere un certo equilibrio, ecc. – può essere un punto di partenza, un aiuto iniziale, niente di più. Per modificare però la propria condotta, aggiungo io, è comunque necessario conoscere se stessi. (Concetto, questo, ripetuto in molte occasioni dalle entità del Cerchio Firenze, e che si può ritrovare in alcuni brani riportati nel blog.) Per di più non è necessario isolarsi per essere spirituali (cosa che comunque può avvenire in un periodo transitorio), ma agire nel mondo, in relazione con altri.
NOTA – Questo brano fa parte di un più lungo messaggio spirituale, che potete ascoltare qui.
Come avere una vita spirituale
La condotta più spirituale che può esservi è quella di voler purificarsi dall’egoismo, dall’io, che è l’unica purificazione vera per realizzare l’unione del proprio essere, che poi è la comunione con tutti gli esseri, l’unica vera unione!
Se poi le associazioni, le scuole, le discipline che seguite vi dànno distensione, serenità, forza, hanno dato tutto quello che possono dare. Di più non potrebbero.
ò che potete realizzare da quella condotta, come equilibrio, sicurezza di sé, volontà, non deve essere da voi considerato fine a se stesso bensì come punto di partenza per dare un aiuto efficiente agli altri, per non avere bisogno di aiuto ed essere, così, in grado di aiutare,
È una concezione ben diversa da quella in cui lo sviluppo di sé ha lo scopo di elevare al di sopra degli altri per godere della propria superiorità. È la massima evangelica: «I massimi debbono servire i minimi». È una concezione che non vi aliena dalla vita, dal mondo.
La giusta posizione di chi crede in un senso spirituale della vita non è quella che porta a isolarsi, ad allontanarsi dal mondo; è quella in cui la vita contemplativa è concepita, al massimo, come una fase transitoria, come una pausa per una riflessione, perché è proprio dal contatto con i propri simili e con le più disparate situazioni che si raccolgono gli stimoli necessari ad ampliare la propria coscienza.
Seguire la via dello spirito non significa far crescere d’importanza il proprio io in un ambiente cosiddetto spirituale, ma che di spirituale ha solo il nome.
La verità di se stessi è l’intenzione. Perciò è perfettamente inutile modificare la propria condotta, la propria veste, quando l’intenzione rimane la stessa, Piuttosto restate al vostro posto e modificate le vostre intenzioni, convincendovi che ognuno dagli altri prende e, per giustizia, agli altri deve dare. Solo questo deve essere il movente che spinge ad aiutare i propri simili, quando non si è spinti dall’amore per essi. Questo significa dare il vero senso spirituale alla propria vita: vero perché universale; che può essere accettato anche da chi allo spirito non crede; vero perché non è alienante, non esalta l’io, non è fanatico.
E quanto è facile, per voi cadere nell’esaltazione; dopo di che attribuite virtù miracolose alle diete, i rimedi, le discipline di cui vi siete innamorati.
Vi dò anch’io una prescrizione per recarvi sollievo, senso di liberazione: mordetevi una mano fino a sentir male e continuate a farlo per un quarto d’ora, poi cessate. Sentirete che senso di liberazione e di sollievo!
Chi da queste mie parole sarà toccato nei suoi interessi egoistici, certamente affermerà che esse vengono da entità basse, ignoranti, da forze negative. Così dicendo commette un errore grossolano: vuol distruggere il valore di una affermazione distruggendo chi la fa; e ciò è manifestamente illogico perché il valore di un messaggio non dipende dal valore di chi lo pronuncia ma dal suo significato. Quest’ultimo vale discutere, non altro: e questo vi invito a fare.
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