Tre ricercatori analizzano le NDE
Titus Rivas, Anny Dirven e Rudolf H. Smit, tre ricercatori olandesi, hanno analizzato una serie di esperienze di premorte, le cosiddette NDE (Near Death Experience), considerandole sotto diversi punti di vista e basandosi sulla letteratura esistente.
Il lungo lavoro da loro condotto è sfociato nella pubblicazione di un libro nel 2013, ma soltanto oggi, 2018, ne è stata fatta la traduzione italiana dalla versione inglese uscita nel 2016.
Titus Rivas – psicologo, filosofo e parapsicologo – da tempo è interessato al paranormale e ha collaborato altre volte con Anny Dirven, una sensitiva. Analogamente, Rudolf H. Smit ha scritto articoli sulle NDE ed è associato come i primi due all’Athanasia Foundation, un’associazione no profit che si occupa di sopravvivenza dopo la morte, di reincarnazione e spiritualità.
Alcuni dei casi presentati sono conosciuti anche in Italia, perché facenti parte di opere tradotte in italiano; mentre gli altri sono del tutto inediti per il nostro paese. Nel libro buona parte delle pagine iniziali sono dedicate alle prefazioni delle edizioni olandese e inglese, seguite dall’introduzione in cui gli autori spiegano le modalità della ricerca e il tipo di prove che hanno preso in esame. Nove capitoli riportano le esperienze suddivise in altrettante categorie. Nel primo sono riportati i casi di percezione dell’ambiente in cui i protagonisti si trovavano (per lo più ospedaliero); nel secondo quelli in cui sono descritti "eventi oltre la portata dei sensi fisici". Nel terzo le esperienze in cui i soggetti non avrebbero dovuto avere alcuna forma di consapevolezza a causa delle loro condizioni fisiche. Il quarto capitolo è dedicato agli episodi di telepatia tra i soggetti e personale medico o famigliari. Nel quinto e nel sesto capitolo sono riportate le "comunicazioni post-mortem", rispettivamente con estranei e con persone conosciute. Nel settimo capitolo si ritrovano casi in cui terze persone hanno visto il "doppio" di chi era in coma. L’ottavo e il nono capitolo riferiscono alcune delle conseguenze successive alle NDE, e cioè, rispettivamente, casi di guarigioni ritenute "miracolose" dai medici e di acquisite, o potenziate, abilità extrasensoriali. A conclusione di ogni capitolo vi è il commento degli autori sui casi presentati. I commenti più generali fanno parte del decimo capitolo, in cui gli autori esaminano diverse ipotesi, affermando che i fenomeni paranormali presenti nelle esperienze di premorte da loro analizzate confermano anche quei casi che non sono testimoniati da terze persone. Secondo il loro parere, poi, costituiscono «un’ampia fonte di prove sulla questione del legame fra mente e cervello». Inoltre mostrano come le NDE provino la sopravvivenza alla morte fisica e riportano vari punti di vista rispetto ad essa. Nell’undicesimo capitolo, scritto da Smit, sono confutate le posizioni degli scettici, che spesso «hanno trattato in modo irrispettoso coloro che hanno vissuto una NDE e gli studiosi di NDE», e tra i quali c’è chi ha affermato che i primi «hanno qualche rotella fuori posto» e che la loro “non è altro che una fantasia allucinatoria trita e ritrita”. A sostegno della realtà di queste esperienze, viene considerato il caso di Eben Alexander, che è stato tanto criticato da parte degli scettici, riportando sia le critiche sia le obiezioni di coloro che invece ritengono vera la sua NDE. Così come sono commentate e obiettate le asserzioni fatte dall’anestesiologo olandese Gerald Woerlee su alcuni casi famosi (quello cosiddetto dell’uomo della dentiera, quello di Pam Reynolds e quello di Eben Alexander) e altri meno noti. Il capitolo si chiude con le osservazioni di come dovrebbe essere un giusto e sano scetticismo, che gli autori ritengono opportuno per qualsiasi tipo di ricerca.
Il libro si conclude con quattro appendici, un glossario, una ricca bibliografia, un indice analitico, un breve profilo degli autori e un elenco di siti e indirizzi dedicati all’argomento.
Consiglio di leggere questa opera, che è frutto di un lavoro lungo, condotto con serietà e accuratezza. Inoltre, fornisce indicazioni per approfondire la conoscenza delle diverse esperienze, grazie alla citazione delle fonti da cui sono stati tratti i resoconti. è un libro ricco di notizie, di osservazioni, di spunti di ricerca, anche se non è esente da imprecisioni (riguardanti per lo più alcuni passi tradotti ed errori di stampa), che tuttavia non ne alterano il valore.
Il libro
Titus Rivas, Anny Dirven e Rudolf H. Smit: Il sé non muore, ed. Corvo Bianco 2018
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Per approfondire
Sito di Stichting Athanasia – versione olandese; (Athanasia Foundation – versione inglese)
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