Apparizioni di ieri e di oggi


I fantasmi di una suocera e di un "commesso viaggiatore" e una processione fantasma

Le apparizioni, come altri fenomeni paranormali, si verificano fin dall’antichità e se ne ha testimonianza in tutte le civiltà. I fantasmi (termine derivato dal sostantivo greco phantasma – apparizione – e dal verbo phantazo – apparire) appaiono in forme indistinte o nette, abbigliati di solito nella foggia in cui si vestivano in vita. Il più delle volte sembrano non accorgersi della presenza delle persone che li osservano, mentre in alcuni rari casi interagiscono con loro, soprattutto con parole, gesti e sguardi. Di solito si tratta di persone che sono in qualche relazione con chi li vede, ma non sono rari i casi in cui sono estranei. Capita, inoltre, che in presenza di più persone, solo alcune di loro sono in grado di vederli, mentre le altre o non li vedono o ne percepiscono in vari modi la presenza.

A volte l’apparizione è di breve durata, altre al contrario durano a lungo; possono essere uniche o ripetute nel tempo (in questo caso il luogo in cui ciò si verifica si definisce infestato). Ci sono casi, poi, in cui appaiono più fantasmi, come è capitato in luoghi dove si sono verificate delle battaglie o degli scontri armati.
L’aspetto dei fantasmi di solito è giovane, ma non mancano apparizioni di vecchi o bambini.
Sui fantasmi è vastissima la letteratura sia narrativa che di ricerca. Riguardo a quest’ultima molte sono le testimonianze raccolte e diversi sono gli studi che se ne sono occupati. Tuttavia, trattandosi soprattutto di dati aneddotici (e pur accertando la serietà e la credibilità dei testimoni), non si può svolgere una ricerca scientifica vera e propria dato che il loro verificarsi spontaneo non è prevedibile, né controllabile e né ricostruibile in laboratorio.

Tra coloro che nel passato si sono interessati alle apparizioni si annovera Camille Flammarion, noto astronomo francese e sostenitore dell’ipotesi spiritica di esse.
Da La morte e il suo mistero, divenuta come altre sue opere un classico, traggo il caso che segue, in quanto si discosta dalle consuete apparizioni per l’interazione tra il fantasma e colei che lo vedeva. Prima che si verificasse l’apparizione, la testimone, una certa Dora Blackwell, ebbe modo di udire una serie di colpi, fenomeno che spesso accompagna la visione di un fantasma o la sostituisce.
I casi successivi a questo sono più recenti e fanno parte di un insieme di testimonianze riportate da Vito Pallabazzer nel suo libro Paranormale e società dolomitica, in cui illustra alcuni fenomeni paranormali verificatisi nell’ambito delle popolazioni delle valli dolomitiche.

Il fantasma di una suocera

Riporto il caso con il linguaggio in cui è stato tradotto nel 1937, per cui il lettore potrà notare alcune insolite espressioni descrittive e verbali.

Nella mattina di venerdì, 1 marzo 1901, la suocera della mia cameriera morì di cancro all’ospedale. Non l’avevo mai veduta, non avevo alcuna idea del suo aspetto, né avevo mai udito pronunziare il suo nome di battesimo perché la cameriera, parlando di lei, la chiamava sempre mia suocera.
Il giorno successivo al decesso ebbe luogo, nel pomeriggio, il seppellimento. Verso le sei di sera dello stesso giorno, sabato, ero intenta a leggere nella mia stanza, essendo rimasta, potrei dire, sola nella casa, perché mio marito era fuori e i domestici erano tutti negli scantinati, due piani più in basso. Durante più d’una mezz’ora intesi, in diverse riprese, alcuni colpi fortissimi, talvolta uno solo, tal’altra diversi rapidamente succedentisi, nonché strani rumori di oggetti trascinati nella stessa stanza, tanto che molte volte alzai il capo dal libro aspettandomi di vedere qualcuno, pure essendo io abituata ad udire rumori del genere. Intesi anche, più volte, passi nel corridoio, come se qualcuno entrasse nello spogliatoio attiguo alla mia stanza e ne uscisse di nuovo. Due volte mi precipitai alla porta e l’aprii di scatto: assolutamente non vi era alcuno né nel vestibolo, né sul pianerottolo, né sulle scale e la porta dello spogliatoio nel corridoio era ben chiusa. In niun posto eravi alcuno.

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“Un mago richiama un fantasma” – da “L’astrologo del XIX secolo” (1825)

A pranzo finito, la mia cameriera venne ad annunziarmi il suo ritorno. Mi disse che il funerale si era svolto bene, che le suore dell’ospedale eransi dimostrate molto buone ed avevano messo un guanciale nel feretro ed avvolto il corpo in un bel drappo. Senza aggiungere altro uscì dalla sala da pranzo e poco dopo una giovine nostra amica venne a passare con noi la serata. Verso le nove e mezza vidi tutto ad un tratto una forma vaga a qualche distanza, dall’altra parte della sala. Richiamai immediatamente su di essa l’attenzione di mio marito e della mia amica, ma essi nulla videro.
A poco a poco, i contorni di quella forma si precisarono e li distinsi chiaramente, nettamente e così opachi che i mobili di dietro ne rimanevano nascosti, assolutamente come da un vero corpo materiale.
La forma pareva essere quella di una vecchia donna con occhi molto vivi e penetranti, un naso appuntito, capelli grigi, più scuri sulla fronte. Sulle prime l’abito che indossava parvemi nero, ma mi accorsi subito che diventava blu scuro. Aveva il capo coperto da un foulard all’apparenza di seta, a scacchi misti di rosso. Fece un primo movimento portando la mano al capo rigettando indietro e lasciando cadere sulle spalle il foulard che vi rimase come una pezzuola da collo malamente attaccata.

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“Il fantasma di Banquo da Macbeth” di Theodore Chassériau (1819-1856)

Mio marito ed io le rivolgemmo la parola in inglese, ma essa parve non comprendesse, mentre il suo sguardo sembrava interrogarci ansiosamente. Le parlammo allora in francese. Questa volta diede segni di eccitazione e parve risponderci con volubilità, senza però che io potessi distinguere le parole. Benché invisibile per gli altri due testimoni della scena, essa sembrava li vedesse e li intendesse. La mia amica provò una sensazione di oppressione o di soffocazione, come se fosse presente qualcuno o qualche cosa a lei spiacevole. Indirizzavo la parola alla forma ma non potevo intendere le sue risposte, il che parve, l’irritasse. Alla fine, la mia amica suggerì che poteva essere la signora M…, la suocera della cameriera. Essa fece vivamente col capo segno di . Allora potei distinguere alcuni suoni e compresi la parola Clemenza. «È questo il vostro nome?» le domandai. , fece essa, con un segno del capo. Allora, la mia amica disse che non poteva essere la M…, perché aveva veduto il nome sulla lista dei decessi, nel giornale, ed era quello di Marta M… (io non avevo veduto il giornale). L’ombra fece ancora col capo un segno affermativo.

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“Il fantasma di Barbara Radziwill” di Wojciech Gerson (1831-1901)

A furia di domande, compresi che aveva due nomi, poi, che veniva a chiedere qualche cosa, che non sapeva di essere morta, pur convenendo di avere assistito al proprio interro, in quello stesso pomeriggio. Avendole chiesto se le rincresceva di essere stata aspra verso la nuora, fece segno di no. A tutte le mie domande rispondeva con segni del capo, ma compresi anche la parola prugna. Ricordando che la cameriera mi aveva detto che spesso le portava delle prugne le chiesi se ne desiderasse. Fece segno di no col capo. Mio marito indovinò, dopo diversi tentativi, che essa voleva "un vestito color prugna". Parve allora molto contenta. Sì, era proprio così. Le chiesi se desiderava forse regalare a qualcuna un vestito prugna. Essa mi fece intendere, indicando se stessa col dito, con ripetuti gesti, che lo voleva per sé. Cercammo di spiegarle il suo nuovo stato, ma invano. Feci per avvicinarmi, ma la forma diventò vaga e sembrò vibrare con violenza. Infine sparì pian piano dalla mia vista. Mentre durava tale scena, il salone era illuminato da una brillante luce elettrica.

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“Nissaka riceve il figlio dal fantasma della moglie” di Utagawa (1797-1861)

La sera stessa, risalendo nella mia stanza, cominciai a parlare alla mia cameriera di sua suocera, dicendole che la mia amica ne aveva visto il nome sulla lista dei decessi Marta M… e le chiesi se quello era il suo nome. Mi rispose subito che ne aveva avuti due: Marta e Clemenza e che aveva sempre preferito il nome di Clemenza.
Le chiesi se l’aveva veduta dopo l’ultima vestizione, come era, ecc. Mi rispose che era arrivata troppo tardi, ma che la sorella ed il marito, figlio della vecchia, le avevano detto che era stata ben sepolta, che le monache dell’ospedale le avevano messo addosso un vestito blu scuro, e sapeva pure che avevano messo sul capo un foulard di cotone a scacchi rossi, ed un rosario tra le mani. Dovetti penare per apprendere in mezzo ad una grande quantità di particolari di ogni specie, che la vecchia donna aveva settantadue anni, che i suoi capelli erano grigi e che essa era solita a portarli distesi mediante pomate sulla parte anteriore del capo, che aveva occhi vivaci, che aveva lasciata della mobilia che, naturalmente, appartenevano ora al figlio. marito di Giulia; che gli abiti di essa erano vecchissimi e che non valeva la pena di conservarli, eccettuato due vestiti, uno nero ed uno color prugna, tutti e due quasi nuovi, ai quali la vecchia molto teneva, specialmente all’ultimo.
La mattina seguente, mio marito interrogò Giulia in proposito diligentemente, giustificando il suo interessamento col dirle che, come dottore desiderava di sapere come le cose si svolgevano, in simili casi, all’ospedale. In tal modo la fece parlare fino a tanto che quella non gli ebbe ripetuto tutto ciò che aveva raccontato a me.

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I fantasmi del presunto commesso viaggiatore e dei preti in processione

Nei casi seguenti, riportati da Vito Pallabazzer, una persona vede, senza rendersene conto, il fantasma di un uomo morto qualche tempo prima e un bambino assiste ad una processione di preti, mentre i suoi amici, poco lontano, non se ne avvedono.

Un cuoco d’albergo raccontò l’episodio seguente: «Mi trovavo in magazzino in un periodo di bassa stagione, verso le otto del mattino. A un tratto scorsi nel vano della porta un individuo di media età, vestito di grigio e con in testa un cappello verdognolo. Lo presi per un commesso viaggiatore, ma rimasi nello stesso tempo molto sorpreso della sua presenza, perché le porte di accesso al magazzino erano chiuse e nessuno poteva essere lì a quell’ora; gli rivolsi la parola in italiano e in tedesco ma non ottenni risposta, poi scomparve. A distanza di tempo mi ritrovai nel locale con la padrona dell’albergo, la quale mi mostrò la fotografia di un suo fratello morto tempo prima folgorato dalla corrente elettrica. Nell’immagine riconobbi immediatamente l’uomo che mi aveva fatto quella strana visita in magazzino».

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Un gruppo di bambini stavano custodendo il bestiame al pascolo; mentre gli animali brucano sono frequenti i giochi. A un tratto uno si allontana per controllare i movimenti dei bovini, e si dirige verso uno spiazzo privo di alberi, lungo il quale vede passare una processione di preti, tutti vestiti di nero. Camminavano a due a due, con lo sguardo fisso in avanti, e recitavano solo un versetto dell’Ave Maria (Ave Maria gratia plena…); il colore della loro pelle era tra il grigio e il giallastro. Non mostrarono di accorgersi che qualcuno li stava osservando, e passarono assorti in preghiera piegando verso il bosco e la costa del monte, dietro la quale lentamente scomparvero. Il ragazzino tornò dai suoi compagni e domandò loro se avevano visto quella insolita sfilata (infatti a un certo punto la processione doveva cadere anche sotto i loro occhi) ma questi risposero sorpresi che non avevano visto niente di simile. D’altronde quello che aveva visto non era meno sorpreso di loro, perché, secondo lui, chi era là doveva vedere per forza. Preti vestiti di nero, che passano in processione in un luogo solitario, danno inevitabilmente nell’occhio.

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Camille Flammarion: La morte e il suo mistero, ed. Sonzogno, Milano 1937

Vito Pallabazzer: Paranormale e società dolomitica, Istitut Cultural Ladin, Manfrini Editori 1992

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About The Author

Magicamente Colibrì

Ho fatto studi classici al liceo e scientifici all’università, perché amo entrambi i mondi. Questa mia formazione è dovuta al fatto che in me convivono bene gli aspetti che caratterizzano l’essere umano, cioè quelli legati al pensiero razionale e a quello non razionale, e che sottintendono, rispettivamente, alla scienza e alla spiritualità. Molti sono i miei interessi e i post del blog lo dimostrano.

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