La favola del bucaneve di Christian Andersen

bucaneve






Oggi, nel giorno del solstizio d’inverno riporto la favola del bucaneve scritta da Hans Christian Andersen (da Fiabe e racconti, ed. Bietti, 1948). Il bucaneve è una pianta tipicamente invernale e nel linguaggio dei fiori è simbolo di speranza.

Il Bucaneve

bucaneveEra d’inverno: l’aria era fredda, il vento pungente e si stava bene solo nelle case ben riscaldate. Anche il fiorellino sonnecchiava nella sua casina chiusa, nella sua cipolla, nascosta sotto la terra coperta di neve. Un giorno piovve e le gocce penetrarono nella terra attraverso la coperta di neve, sfiorarono la cipolla, portandole un barlume di luce. Poco dopo un raggio di sole, sottile e pungente attraversò la neve per arrivare fino alla cipolla e la punse.
«Entra», disse il fiore.
«Non posso – rispose il raggio di sole -; non ho ancora abbastanza forza per poterti aprire; solo l’estate può farmi forte».
«Quando verrà l’estate?», domandò il fiore e ripeteva la domanda ogni volta che un timido raggio di sole si spingeva fino a lui. Ma l’estate era ancora lontana. La neve si stendeva su ogni cosa e tutte le notti la superficie dell’acqua gelava.

bucaneve«Che lunga attesa! Che lunga attesa! – diceva il fiore. – Provo un senso d’orgasmo, un’inquietudine: vorrei muovermi, stendermi, e uscire per augurare un buon giorno al sole; come sarebbe bello!»
E il fiore si voltò, si stese entro il lieve involucro che era stato riscaldato dall’acqua ed eccitato dal raggio di sole. Esso riuscì a farsi largo fra la neve con un bocciolino verde pallido sul debole stelo, e piccole e numerose foglie che gli stavano intorno come se volessero proteggerlo. La neve era fredda, ma illuminata e rammollita dalla luce, e non era difficile attraversarla, tanto più che il sole, fattosi più robusto, faceva del suo meglio per facilitargli il lavoro.

bucaneve«Benvenuto, benvenuto!», disse il sole. raccogliendo i suoi raggi; e il fiorellino si alzò sopra la neve alla luce del mondo.
I raggi del sole lo baciavano e lo accarezzavano ed egli si aprì, bianco come la neve e leggermente striato di verde. Curvò il capo in atteggiamento di gioia raccolta e riconoscente.
«Oh, bel fiore! – cantavano i raggi del sole – come sei fresco e luminoso! Tu sei il primo, tu sei l’unico, tu sei il nostro amore! Tu annunci l’estate, un’estate trionfale alla città e alla campagna. La neve si fonderà e i venti freddi saranno respinti! Noi domineremo e tutto diventerà verdeggiante! E poi avrai una numerosa compagnia; le sirenelle, i bottoni d’oro e, infine, le rose. Ma tu sei il primo, fine e lucente!»

bucaneveEra veramente una gran gioia! Pareva che l’aria cantasse e suonasse e che i raggi della luce si affollassero tutti sui petali delicati. Esso appariva fine e fragile e pure pieno di forza, in giovanile bellezza. Era vestito di bianco con nastri verdi ed annunciava l’estate. Ma l’estate era ancora lontana: ben presto le nuvole velarono il sole e violenti soffi di vento lo fecero tremare.
«Sei venuto un po’ troppo presto – dicevano il vento e l’uragano. – Noi siamo ancora potenti e comincerai ad accorgertene. Avresti dovuto rimanere nella tua casa, non avresti dovuto uscire per far pompa di te: è ancora troppo presto».

bucaneveFaceva un freddo tagliente. I giorni si susseguirono senza portare un raggio di sole. Si sarebbe detto che un così piccolo fragile fiore non avrebbe potuto resistere all’intemperia e sarebbe stato ucciso dal freddo. In realtà, la speranza e la fede nell’estate vicina gli rianimavano le forze: presto sarebbe arrivata, come gliel’aveva fatta sentire il suo desiderio e come i raggi del sole l’avevano ripetutamente annunciata. Per questo se ne stava là, audace nel suo abito bianco, curvando la testina quando i fiocchi di neve cadevano su di lui, fitti e continui e i venti gelati tutti lo scuotevano.

bucaneve«Ti spezzi! – gli dicevano – appassisci, geli! Perché hai voluto uscire? Perché ti sei lasciato trascinare? Il raggio di sole si è preso giuoco di te! E tu hai quel che ti meriti, pazzo d’estate!» [sommernarr (pazzo d’estate) è il nome danese del bucaneve]
«Pazzo d’estate!», si sentì ripetere nella gelida mattina.
«Pazzo d’estate! – esclamarono giubilanti alcuni bambini che erano scesi lietamente in giardino – ecco il primo, l’unico, così incantevole, così bello!»
Queste parole fecero un gran bene al piccolo fiore: furono per lui come altrettanti raggi di sole. E, nella sua gran gioia, non si accorse neppure che qualcuno lo coglieva. Si trovò fra le mani di un fanciullo, si sentì baciare da una bocca infantile, fu portato nella stanza calda, ammirato da dolci occhi e messo nell’acqua, nell’acqua apportatrice di nuova lena e di vigore. Il fiore credeva di trovarsi in piena estate.

bucaneveLa fanciulla di casa, una graziosa ragazzina, fu comunicata. Aveva un piccolo amico, comunicando come lei, che si preparava alla carriera di impiegato.
«Egli sarà il mio pazzo d’estate», disse e, preso il delicato fiore, lo avvolse in un pezzetto di carta profumata sulla quale erano tracciati alcuni versi. «Pazzo d’estate, amico mio, diventerai anche il mio pazzo d’inverno?»
Il foglio di carta fu piegato; e il fiore disposto delicatamente fra le sue pagine: era buio lì dentro, come un tempo, quando si trovava entro la cipolla nel seno della terra. Si sentì trasportato in viaggio, gettato nella buca delle lettere, premuto e urtato: non stava comodo, davvero. Ma anche quel tormento non sarebbe stato eterno.

bucaneveA viaggio finito, la lettera fu aperta e letta dal caro amico.
Era tanto lieto e felice che baciò il fiore. Poi lo mise, circondato dai suoi versi, in un cassetto nel quale erano già molte lettere, ma tutte senza fiore; esso era il primo, il solo. Anche il raggio di sole l’aveva chiamato l’unico e il ricordo di ciò gli procurava un infinito piacere. Dovette nutrirsi lungamente di questo ricordo; passò l’estate, l’inverno e di nuovo l’estate prima che potesse ancora vedere la luce. Ma questa volta il giovanotto non era allegro; prese violentemente il foglio di carta e lo gettò sul fuoco; il piccolo fiore cadde a terra. Era secco e ingiallito, ma perché trattarlo a quel modo? Si consolò pensando che le lettere che bruciavano al fuoco stavano peggio di lui.

bucaneveChe cos’era accaduto? Ciò che, purtroppo, accade assai spesso. Il fiore aveva scherzato col giovane ed era poco male, ma anche la fanciulla aveva scherzato ed era un gran male. Alla luce del mese di giugno, si era scelta un altro fidanzato. L’indomani il sole illuminò il povero pazzo d’estate seccato, che giaceva a terra come fosse dipinto sul pavimento. La domestica, spazzando, lo vide, lo raccolse e lo mise entro uno dei libri che si trovavano sul tavolo; credeva di averlo fatto cadere, spolverando e riordinando. Così il fiore si trovò di nuovo fra dei versi, ma, questa volta, erano versi stampati e migliori degli altri.

bucanevePassarono anni e il libro rimase nella libreria poi, un bel giorno fu riaperto e letto. Era un buon libro: vecchie canzoni di un celebre poeta. L’uomo che leggeva voltò una pagina ed esclamò:
«C’è un fiore, un pazzo d’estate. Non certo senza una ragione sarà stato messo qui: vi rimanga come segno. Chissà quanti ricordi potrebbe destare!»
E il pazzo d’estate fu rimesso fra le pagine stampate e si sentì onorato e lieto di servire da segno in un bel libro. Questa è la favola del bucaneve, del pazzo d’estate.

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About The Author

Magicamente Colibrì

Ho fatto studi classici al liceo e scientifici all’università, perché amo entrambi i mondi. Questa mia formazione è dovuta al fatto che in me convivono bene gli aspetti che caratterizzano l’essere umano, cioè quelli legati al pensiero razionale e a quello non razionale, e che sottintendono, rispettivamente, alla scienza e alla spiritualità. Molti sono i miei interessi e i post del blog lo dimostrano.

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