Gli affanni e i dolori dell’uomo non durano a lungo
Gioia Turoldo Malnis (1950-1993), donna forte e profondamente spirituale, ha avuto una vita molto sofferta a causa di una malattia che l’ha portata all’immobilità. Nonostante ciò, è stata in grado di scrivere, prima, e di comunicare in qualche modo dopo aver perso l’uso della parola, i suoi pensieri in diverse poesie, la maggior parte delle quali riguarda la sua condizione. In alcune traspare il suo dolore, in altre invece, la convinzione che con la morte non tutto finisce, in altre ancora è espresso l’amore per il suo compagno di una vita.
In questa poesia, pubblicata un anno prima della sua morte, Gioia, in pochi tratti, rappresenta la fugacità degli affanni e dei dolori dell’uomo.
Niente rimane
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Silenziose
passano le slitte
trainate dalle renne,
lasciando appena
sottile traccia
che altra neve
subito ricopre.
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Così,
passano e vanno,
i pensieri
e gli affanni,
di questa umanità
che soffre.
Da: …E ritornare a casa!, All’Insegna del Pesce d’Oro di Vanni Scheiwiller, Milano
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