François – Il coma e il sentirsi di esistere



Cosa accade a chi è in coma o in altre situazioni di assenza

comaFrançois, una delle entità che si manifestavano attraverso la medianità di Roberto Setti del Cerchio Firenze 77, risponde a chi gli chiede cosa accade durante il coma e se lo spirito ha la consapevolezza dell’esistenza, cioè di sentirsi di esistere. Proprio a proposito del sentirsi di esistere, in una diversa occasione, così Kempis, altra entità del Cerchio Firenze 77, ha spiegato: «La coscienza di esistere, il sentirsi d’essere, non è legato all’io, essendo il senso dell’io il prodotto delle limitazioni e di un conseguente errato modo di concepire la Realtà. Il sentirsi di esistere non viene mai meno»: esso è eterno e per lui il tempo non esiste. E così accade durante il coma o, come dice il titolo, in altre situazioni di "assenza", o meglio di "apparente assenza".
Il concetto di sentirsi di esistere presuppone un discorso più ampio, ma le parole di Kempis lo sintetizzano bene per ciò che viene detto da François. Quest’ultimo, poi, parla di fotogrammi, immagine suggestiva che cerca di spiegare la visione soggettiva che si ha della Realtà. L’individuo ha la percezione del tempo, ma questo nella Realtà non esiste e quello che l’individuo vede è un’illusione, come quella della visione di una pellicola cinematografica. Un film è la sequenza di tanti fotogrammi e così è la Realtà: ogni fotogramma ha un suo sentire, e ognuno è reale e possibile.
Queste mie parole, però, danno una pallida idea di ciò che entrambi i concetti vogliono significare. Mi riprometto di riprenderli, ma invito coloro che leggono il blog e sono interessati ad approfondire l’argomento a leggere i libri pubblicati dal Cerchio Firenze 77 per poter comprendere gradualmente ciò che per il Cerchio sono i fotogrammi e il sentirsi di esistere.

comaDire che nelle stato di coma uno non è esistito perché non ha sentito né ricorda niente, parte dalla supposizione che esista un tempo oggettivo che trascorra; però che un uomo sia stato in coma lo sa solo dagli altri, perché in effetti se avesse ripreso la sua vita regolarmente, senza ritrovarsi in ospedale, se per esempio questo coma fosse iniziato alle ore 8, secondo l’orologio, di una mattina, e fosse terminato alle ore 8 del mattino successivo, quelle 24 ore che sono esistite per gli altri non sarebbero esistite per lui, ed egli non avrebbe mai saputo di non averle vissute perché nessuno gli avrebbe detto: «Tu sei stato 24 ore in coma».
Quindi, il suo sentirsi di esistere non ha avuto alcuna pausa. È quando va a raffrontare la sua successione temporale dei suoi fotogrammi del piano fisico con quella degli altri, i quali hanno vissuto 24 ore di fotogrammi in più di lui, che egli si convince di non essere esistito in quelle 24 ore. In realtà egli è sempre esistito, il suo sentirsi di esistere non ha avuto alcuna lacuna, alcuna interruzione: semplicemente, egli non ne è consapevole, non ne ha coscienza. Ma non ha neppure coscienza di tutto il resto del cosmo che non fa parte, in questo momento, della sua realtà.

comaIl suo sentirsi di esistere è scivolato – diciamo – dal momento in cui è entrato in coma al momento in cui è uscito dal coma. Quello spazio mancante non fa parte della sua realtà, pur facendo parte della realtà di altri, per esempio di quelli che lo vedevano in coma. È stato un attimo, per lui, ciò che per altri ha significato un certo numero di ore. E questo che cosa significa? Che egli ha cessato di esistere? No. Se guarda lo scorrere della sua esistenza, no. Se invece guarda lo scorrere dell’esistenza degli altri, sì. Tutto è relativo. Per loro, quel suo attimo è durato delle ore, mentre per lui è durato appunto un attimo, ma la teoria del sentirsi di esistere non ha avuto soluzione, interruzione, vuoto.
Quell’attimo che sembra di assenza, sapete perché si avverte? Perché si ha la legge dell’oblio. Se non vi fosse questa legge dell’oblio, egli ricorderebbe la visione del piano astrale. Se non vi fosse questa legge dell’oblio, che sta a coprire la visione di colui che è in coma, nel piano astrale, sarebbe una successione continua: uno passerebbe dalla visione del piano fisico a quello astrale e quindi tornerebbe nel piano fisico. È dopo che ricostruisce e dice «io sono stato quattro ore senza coscienza», perché gli altri gli dicono «tu sei stato quattro ore senza coscienza». Ma se gli altri non glielo dicessero, lui non lo saprebbe mai. Potrebbe essere stato in coma un’ora, un giorno o tre anni, e sarebbe lo stesso tempo per lui: un attimo.

comaRipeto: se non vi fosse la legge dell’oblio – che copre quel periodo in cui il suo corpo è in coma ed egli passa coscientemente nel piano astrale – il suo sentirsi di esistere, la sua consapevolezza sarebbe – come è – senza soluzione di continuità, la sua visione dal piano fisico passerebbe al piano astrale e poi, successivamente, senza interruzione, al piano fisico. Questa legge dell’oblio copre quella parte di visione astrale perché altrimenti l’individuo avrebbe la certezza della sopravvivenza e tante altre certezze che quell’individuo, invece, non deve ancora avere.
ll coma è diverso dal sonno, ricordatelo. Sono due stati di coscienza completamente diversi, da non confondersi. Il coma è, veramente, risveglio momentaneo nel piano astrale, se l’uomo torna poi a vivere fisicamente; mentre nel sonno l’uomo rimane dentro il suo corpo fisico.

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About The Author

Magicamente Colibrì

Ho fatto studi classici al liceo e scientifici all’università, perché amo entrambi i mondi. Questa mia formazione è dovuta al fatto che in me convivono bene gli aspetti che caratterizzano l’essere umano, cioè quelli legati al pensiero razionale e a quello non razionale, e che sottintendono, rispettivamente, alla scienza e alla spiritualità. Molti sono i miei interessi e i post del blog lo dimostrano.

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