Claudio – Non ricercate nella fede il conforto a un dolore



Ognuno di noi può trovare la via della Verità, nessuno può farlo per noi

Quella che segue è una comunicazione medianica di Claudio, una delle entità che si manifestavano attraverso la medianità di Roberto Setti del Cerchio Firenze 77, e che esorta a comprendere il perché del dolore e a non affidarsi ad una fede che lo accetta passivamente. La conoscenza della Verità, della Realtà «è un fatto interiore; voi, voi soli dovete liberare l’essere vostro, nessun altro può liberarlo per voi». E sottolinea che non ci si deve illudere di raggiungere la liberazione imitando un Maestro di qualsivoglia religione, perché la si otterrà solo dimenticando l’io e le sue lusinghe.
Claudio in ogni suo messaggio invita a conoscere se stessi sia quando afferma l’importanza del dubbio e ribadisce la necessità di aprirsi al nuovo, sia quando sottolinea che per conoscere l’altruismo l’uomo deve sperimentare l’egoismo.




fedeL’uomo ha bisogno di aggrapparsi a qualcosa: una fede, la speranza. Qualcosa che lo conforti nel dolore presente, ma che al tempo stesso valorizzi questo dolore, lo trasformi in volontà di Dio, espressione del Suo affetto per gli uomini.
Eppure il dolore scomparirà dalla terra. Ciò nondimeno è necessario. L’uomo liberato non conosce dolore; guai se non lo conoscessero gli altri uomini! Quella fede, quella speranza sviano l’esatta considerazione del dolore, esse dicono: «Questo dolore ti viene dato perché Dio ti ama», anziché dire: «Questo dolore è il frutto di qualcosa che hai fatto senza avere compreso». Sono un’illusione, un tranello, una lusinga dell’io!

fedeNon cercate quindi il conforto di quella fede, di quella speranza, per non restare delusi; non cullatevi nel pensiero che soffrite per volontà di Dio, bensì siate consapevoli che soffrite perché avete agito senza comprensione. È molto più facile ritenere il dolore una prova, piuttosto che considerarlo il frutto della nostra mancanza di duttilità, in quanto ciò accarezza l’ambizione dell’io.
Ma vede la Realtà chi ha dimenticato l’io; chi non conosce le sue lusinghe, i suoi tranelli. Vedere la Realtà significa sbarazzarsi di tutto ciò che si interpone fra voi e la Realtà medesima; per stabilire questo immediato contatto occorre comprendere e non illudersi. Illudersi significa credere che la conoscenza porti la liberazione, che seguire certe regole che stabiliscono cosa fare o non fare faccia di voi degli uomini liberi. Un’azione può essere compiuta con mille intenzioni, con mille scopi; è assurdo quindi dire: «fate o non fa»te. Più esatto è consigliare: «rendetevi consapevoli del perché agite».

fedeSe un uomo liberato tutte le mattine si lavasse nell’acqua di un ruscello, voi credereste di giungere alla liberazione imitandolo? Ecco l’errore. Prendete la sua come una norma igienica, ma non illudetevi che il seguirlo possa fare di voi degli uomini liberi, perché la liberazione è un fatto interiore che avviene quando tutto il vostro essere vi partecipa. Questo rivoluziona le vostre idee filosofico-religiose. Voi infatti date somma importanza all’imitazione, al discepolato, credendo che in ciò sia lo scopo della vita, mentre la vita trova compimento quando il vivente ne scopre la meravigliosa Realtà, che non è realtà fisica, ma Realtà Assoluta, essendo Unica la Vita.
Ecco perché non comprendete più il nostro insegnamento, o meglio, non l’avete mai compreso. Voi siete in una posizione errata di fronte alla vita. Vi sorge istintiva una domanda: «Qual è la posizione giusta?» Sarebbe come dire: «Cosa debbo fare?». Ossia domandare una specifica linea di pensiero e di azione ed imporsela con sforzo.

fedeChi vuol conoscere quella Realtà che trascende ogni limite, l’io ed il non io in cui tutto vive in un Eterno Presente e in un’Infinita Presenza, deve cessare di illudersi, deve staccarsi, abbandonare tutto. Ma anche questa mèta è desiderata come un arricchimento delle proprie facoltà, anche queste parole sono interpretate come un modo da seguire e allora, pur essendo vere, per voi sono mera illusione. Molte creature hanno abbandonato la loro posizione sociale, donato ogni loro possesso, rinunciato ad ogni affetto e si sono ritirate nella solitudine di un eremo, attendendo invano l’ora della liberazione. Non è un semplice atto di donazione che può aprirvi alla Realtà. Donando ogni vostro possesso non potete sottrarvi al desiderio di possedere; rinunciare ad onori e gloria non significa che abbiate trasceso l’ambizione. L’io e il suo processo egoistico non possono sperimentare ciò che è senza limite e senza distinzione e voi seguite questo processo anche quando vi sbarazzate di tutto per trovare nella solitudine la Realtà.

fedeEcco perché è importante conoscere se stessi. Se quella creatura che ha abbandonato tutto avesse analizzato l’intimo suo, si fosse resa consapevole che stava seguendo l’ambizione dell’io (divenire grande in cielo), quella creatura avrebbe risparmiato delusioni e dolori a sé e agli altri. Abbandonare tutto per una simile ragione non significa cessare di illudersi, bensì illudersi ulteriormente. Chi può porre termine a questa continua autoillusione? Voi stessi conoscendovi.
Nessun Santo, nessun Dio possono comunicarvi la Verità. Ciò che sta oltre l’orizzonte può esservi descritto da altri, immaginato da voi, ma mai sperimentato come quando veramente voi vi sarete liberati. Ecco quindi perché nel seguire un Maestro, sia pure giunto alla Realtà, non sta la vostra liberazione. Questa liberazione, lo ripeto e non mi stancherò mai di ripeterlo, è un fatto interiore; voi, voi soli dovete liberare l’essere vostro, nessun altro può liberarlo per voi.

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About The Author

Magicamente Colibrì

Ho fatto studi classici al liceo e scientifici all’università, perché amo entrambi i mondi. Questa mia formazione è dovuta al fatto che in me convivono bene gli aspetti che caratterizzano l’essere umano, cioè quelli legati al pensiero razionale e a quello non razionale, e che sottintendono, rispettivamente, alla scienza e alla spiritualità. Molti sono i miei interessi e i post del blog lo dimostrano.

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