Astronomia e astrologia: saperi antichi
La figura dell’astrologo e l’astrologia sono nate diversi millenni fa in Mesopotamia, regione dove sono sorte grandi civiltà come quella sumerica, quella babilonese e quella assira. Che l’astrologia fosse antica lo sapevano anche gli scrittori classici greci e latini che parlavano di astrologia caldea e chiamavano Caldei gli astrologi (terminologia usata fino al XIX secolo) dal nome con cui identificavano i babilonesi. Non si sa quando di preciso siano nate, ma si comprende che l’astrologia era conosciuta fin da prima dei sumeri – che arrivarono in quei luoghi almeno quattromila anni fa -, come sappiamo da documenti risalenti a questa civiltà.
La cultura delle popolazioni mesopotamiche ha avuto un’importanza non marginale in quelle successive e l’influenza del loro pensiero è stata ed è oggetto di studio da parte di ricercatori di vari settori, come la religione e l’architettura, tanto per fare alcuni esempi. Ancora molto c’è da scoprire, perché non tutto il materiale ritrovato è stato analizzato compiutamente. Tuttavia grazie all’impegno, e talvolta anche ai sacrifici, degli studiosi e con la traduzione dei testi ritrovati, le informazioni acquisite sono molteplici. Infatti, tramite le numerosissime tavolette incise in caratteri cuneiformi si è potuta conoscere non solo l’organizzazione degli stati, ma anche la vita quotidiana e di corte, così come i rapporti tra i popoli, l’economia di stato e la scienza.

Particolare della stele-kudurru di Mardukzakirshumi I, IX secolo a.C., (museo del Louvre)
Fin dal 2000 a.C. l’astronomia era una scienza, anche se si osservava il cielo per poter cogliere i segni della volontà divina. Chi lo faceva era anche astrologo, cioè – secondo quanto riferisce Giovanni Pettinato, conoscitore e studioso delle civiltà mesopotamiche ed epigrafista, nel suo libro dedicato all’astrologia mesopotamica -, «l’esperto delle cose celesti, colui che conosce perfettamente il movimento delle stelle e ne interpreta i segni che gli dei mandano agli uomini perché possano regolare la loro vita e così non soccombere ai mali eventuali». Tuttavia, non prima del VI-V secolo a.C. si inizia a parlare di una ben precisa figura dedicata a ciò. Infatti, come ricorda Lorenzo Verderame docente di assiriologia, «Le numerose tavolette di contenuto astronomico/astrologico dei periodi precedenti sono compilate da persone che portano diversi titoli legati alla pratica della divinazione e della terapeutica, ma nessuno si definisce con un termine che distingua un professionista della cosiddetta "scrittura celeste"».

Melishipak I: la luna crescente rappresenta il dio Sin, il sole Shamash e la stella la dea Ishtar (Museo del Louvre)
Per fare ciò utilizzava, grazie alle conoscenze ereditate dai sumeri a cui il popolo babilonese doveva molto, soprattutto l’osservazione a occhio nudo, mentre effettuava i calcoli per la lunghezza dell’ombra con lo gnomone e la meridiana. Per misurare il tempo o il movimento delle stelle e dei pianeti usava la clessidra, per altre misure di tempo invece l’orologio ad acqua, mentre per le distanze tra pianeti e stelle si serviva del palmo della mano e delle dita.

rovine di Babilonia
Che l’astrologia possa degenerare nella superstizione e nella credulità è indiscutibile, ciò che invece non deve essere dimenticato è che fa parte della storia del pensiero umano con dignità. Oggi chi la critica lo fa perché ne conosce solo gli aspetti superficiali, mentre potrebbe darne un giudizio più corretto se approfondisse l’argomento. Ma la veridicità o meno dell’astrologia non è il tema di questo scritto, mentre lo è il mestiere dell’astrologo nella civiltà babilonese.

Ishtar, dea dell’amore e della guerra, era legata a Venere
Anche l’astronomia era strettamente legata alla religione, che aveva le sue basi in quella sumerica, civiltà vissuta precedentemente in Mesopotamia e che ha influenzato non poco quella babilonese. Ed era unita anche alla mitologia, basti pensare che nel poema L’epopea di Gilgamesh risuonano concezioni astrali. La visione religiosa era il punto centrale del pensiero babilonese e, come afferma Giovanni Pettinato, «gli astri e i pianeti sono creazione del grande dio Marduk, signore di Babilonia». Ognuno di essi rappresentava una divinità, così come ogni costellazione ne era l’immagine. E a Marduk, il principale dio babilonese, era associato Giove, pianeta dominante dei tre segni di fuoco: Ariete, Leone e Sagittario.

Marduk
Secondo i babilonesi, che avevano uno spiccato interesse per la magia e per l’occulto, ogni cosa era una creazione divina e aveva una sua precisa ragione d’essere; niente avveniva per caso e tutto aveva un significato. Quindi l’astrologia individuava le influenze che tutti gli eventi celesti (compresi quelli climatici) potevano avere sulla vita del popolo e sulle azioni dei regnanti. Per questo motivo i calcoli per determinare, per esempio, un’eclisse o una certa congiunzione astronomica, dovevano essere precisi. Inoltre, il legame tra il Cielo e la Terra, tra macrocosmo e microcosmo, era molto stretto tanto che, come è testimoniato nel cosiddetto Manuale dell’Astrologo, cioè l’Enuma Anu Enlil uno dei tanti testi sull’argomento:
Cielo e terra, ambedue mandano segni univoci,Enuma Anu Enlil
ognuno per proprio conto, ma non indipendentemente, (ché) cielo e terra sono interconnessi,
un segno cattivo in cielo è anche cattivo in terra,
un segno cattivo in terra è anche cattivo in cielo.

Mappa del mondo babilonese
La trascrizione di queste conoscenze era effettuata da figure molto importanti presso molti popoli, gli scribi, che ricopiavano testi delle generazioni precedenti talvolta aggiungendo osservazioni effettuate nel loro tempo. Tutto veniva trascritto, e ricopiato, con precisione, soprattutto l’interpretazione dei segni divini in modo da rendere disponibili queste informazioni a chi doveva poi dare indicazioni al sovrano sui comportamenti da tenere in determinate circostanze.

Particolare della mappa del mondo babilonese
Il sovrano assumeva l’astrologo – che doveva essere esente da difetti fisici – non solo come consigliere personale, ma anche come educatore del principe ereditario. Inoltre, esigeva che gli inviasse con regolarità dei rapporti in merito alle osservazioni fatte e alle spiegazioni dei fenomeni celesti. Se le indicazioni dell’astrologo non erano precise, il re lo allontanava da corte e gli toglieva tutte le sue prerogative, come si può evincere da alcuni documenti che lo attestano. Era quindi interesse dell’astrologo non essere superficiale e seguire l’ammonimento conclusivo del Manuale dell’astrologo: «Sta’ attento e non essere superficiale!»

Giulio Campagnola – L’astrologo (1509)
Ma tutto ciò e quello che l’astrologia ha significato in altre culture non sono temi relativi a questo scritto, che, tuttavia, non esaurisce il discorso sul mestiere dell’astrologo a Babilonia. Ho voluto solo tracciare un breve ritratto dell’astrologo babilonese e non parlare dell’astrologia e del suo significato per far vedere che, comunque oggi la si pensi, dobbiamo renderci conto che non si può prescindere da essa, perché, volenti o nolenti, fa parte della storia dell’uomo ed ha contribuito al suo sviluppo.
Inoltre, come ha acutamente osservato Eugenio Garin, storico e filosofo di notevole valore, a conclusione della prefazione alla Storia dell’astrologia di Franz Boll, Carl Bezold e Wilhelm Gundel:
Il fatto stesso che certi atteggiamenti sopravvivano, e di continuo risorgano nella storia, e si intreccino al progredire dell’uomo, propone problemi che vanno affrontati: storici e teorici; di genesi e di significato. […]
L’astrologia non è sopravvissuta solo a Copernico e a Keplero (che all’astrologia credevano), ma a Galileo e a Newton, e perfino a Einstein. Ed è sopravvissuta, fra l’altro, perché prima ancora di essere una superstiziosa fede nelle stelle e una tecnica sbagliata e assurda, si lega a una possibile concezione della realtà. «Non v’è cosa che accada in un luogo qualsiasi del mondo che non influenzi in qualche maniera tutte le cose esistenti»: chi parla così della "universale simpatia di tutte le cose", non è né un mago né un astrologo: è Leibniz.
Ecco, come ha contribuito allo sviluppo dell’astronomia, così l’astrologia potrebbe fornire una diversa visione del mondo proprio perché «si lega a una possibile concezione della realtà». E oggi non sono pochi coloro che, pur con parole diverse, condividono il pensiero del filosofo e scienziato tedesco.
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Per approfondire
Franz Boll, Carl Bezold, Wilhelm Gundel: Storia dell’astrologia, ed. Laterza 1985
Giovanni Pettinato: La scrittura celeste, ed. Mondadori 1998
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