Il colibrì un uccello piccolo, forte, agile e colorato
Caratteristiche del colibrì
Il colibrì, chiamato anche uccello mosca, è l’uccello più piccolo esistente in natura, la cui lunghezza varia dai 6 ai 21 cm. Nonostante sembri fragile, si dimostra forte, perché resiste anche a basse temperature, in uno stato come di ibernazione. È agile, con ottime capacità di volo, perché è in grado di stare sospeso mentre succhia il nettare dei fiori e sa muoversi all’indietro. Ha un piumaggio molto colorato e iridescente. Alcune specie hanno caratteristici becchi, tanto da ricordarlo nel nome, come eremita becco a sega o colibrì becco a spada. Pur ispirando tenerezza, è di carattere aggressivo nel difendere il suo territorio, a causa – secondo gli studiosi – non solo della presenza di individui della stessa specie ma anche della scarsità delle risorse nutritive. È inoltre importantissimo per le piante, di cui favorisce l’impollinazione.

colibrì nell’arte dei nativi canadesi
Vive nelle americhe in un ampio territorio che va da nord a sud, ed è stato attualmente avvistato in zone del nord in cui, a causa dei cambiamenti climatici, le temperature sono divenute più miti. La sua distribuzione non è però omogenea e ci sono aree, come quella tropicale e subtropicale, dove c’è una maggiore concentrazione di individui e specie.
I miti e la simbologia del colibrì

Huitzilopochtli
A questo proposito è stato accertato che durante il Periodo postclassico, in tutta l’area geografico-culturale del Messico centrale sia il colibrì che il fiore costituivano due simboli associati al concetto di sangue e di auto sacrificio.
La principale divinità tribale azteca, dalle connotazioni molto cruente, era Huitzilopochtli, il cui nome significa letteralmente Colibrì del Sud». Sempre «nella tradizione degli aztechi [si riteneva] che l’anima del guerriero morto in battaglia si trasformasse in colibrì».
(Da Maria Longhena: Scrittura Maya. Ritratto di una civiltà attraverso i suoi segni, ed. Mondadori, Milano 1998)

colibrì becco a sega
A prescindere dal simbolismo relativo al sangue e al sacrificio, il colibrì ha uno stretto rapporto con la vita e con la luce. Infatti è ritenuto anche la rappresentazione del dio Sole, che dispensa la vita ed è la luce, rappresentato con il corpo di un serpente che ha grandi occhi quadrangolari e strabici, dente limato, lingua sporgente, zanne spiraliformi agli angoli della bocca e sulla fronte una forma a 8. Il sole è luce, e la luce porta la vita, ma la vita è anche rappresentata dal suo legame con i fiori, che si affidano a lui per la loro impollinazione.
Nel simbolismo del colibrì c’è anche un richiamo all’armonia, perché la luce è l’unione armonica delle diverse vibrazioni che sono identificate con i colori. Le numerose specie del colibrì hanno le piume di colori iridescenti (soprattutto nei maschi adulti), dovuti all’interferenza dei raggi luminosi attraverso la struttura delle penne. All’equilibrio, perché riesce a mantenersi in volo per suggere il nettare dei fiori. Al tempo o meglio al non-tempo, perché il battito elicoidale delle sue ali è analogo a un 8 rovesciato, che non è altro che il simbolo dell’infinito.
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Per approfondire
Liz Langley: "Come sopravvive all’inverno un colibrì", National Geographic
HummingBirdChannel, canale YouTube di video sui colibrì