La fata della Speranza



La speranza e un incontro speciale

Questo scritto è una riflessione sulla Speranza che Armando fa in seguito all’incontro con Anna Menta Giacompoli in un momento particolare della sua vita. L’immagine della "fata" fa assumere alla parola Speranza un significato magico che, secondo il mio parere, rafforza quello originario di «aspettazione fiduciosa di evento favorevole». E Armando tratteggia i caratteri della speranza con maestria, raccontando anche dell’incontro con Anna.

Magicamente Colibrì

La fata della Speranza
Ad Anna Menta Giacompoli

fata della speranzaTanto piccina da non vedersi. Leggera e inconsistente come uno stelo d’erba che danza nel vento. Non vive in paesi lontani oppure immaginari, lei è dentro ognuno di noi. Combattiva ma buona. Se la chiami o la invochi, stanne certo, saprà come raggiungerti. Non ha forma né colore, sprigiona un tiepido calore che scioglie paure, dolori e pensieri tristi. Ama uscire allo scoperto se percepisce musiche che giungono da lontano. Lei le chiama vibrazioni dell’animo. Il suo mondo possiede una armonica architettura, con strade che si intrecciano senza mai aggrovigliarsi e fiumi dal vivido colore che scorrono impetuosi.
È una Fata particolare perché quando veniamo al mondo, qualcuno di molto importante l’adagia sul nostro cuore subito dopo il primo vagito, il primo inno alla vita che sarà. Nel corso degli anni ci si dimentica dell’immenso dono ottenuto, ma lei non ci abbandona e aspetta che un sospiro, un fremito, oppure una preghiera la liberino dalla prigione dell’attesa. Silenziosa, salirà piano piano, fino a raggiungere la nostra mente e lì con soave delicatezza rischiarerà a giorno il buio che deprime.
È la Fata di tutti, capace di duplicarsi all’infinito.

fata della speranzaNei secoli, tante menti eccelse l’hanno elogiata, scrivendo per lei poesie e sonetti. Qualche pittore ha tentato di rappresentarla, dandole una forma evanescente, un’immagine astratta, indefinita. Una sorta di luce riflettente, per coloro che guardano e a loro volta sono guardati.
Dunque, la Fata della Speranza sorge dal cuore, per albergare poi negli occhi di noi umani. Qualche volta questi occhi sono spenti, affaticati, demoralizzati e non ne percepiscono la presenza. Allora lei manda messaggi consapevole di dover dare inizio a dure battaglie. Fuori, nel regno degli uomini, la vita è difficile. Un tran tran quotidiano scandito da innumerevoli impegni gravosi che spesso tolgono il desiderio di sorridere, di continuare a credere, di sentirsi felici. Si chiamano preoccupazioni, tormenti o paure. La Fata della Speranza si rattrista quando ciò accade perché sente venire meno la sua magica essenza; perciò avvicina con il proprio afflato anime sensibili, le segue, le stimola con pensieri postivi, le nutre come una madre farebbe con il proprio figlio per dare loro nuova linfa vitale.
Coloro che compongono fiabe, ne hanno coscienza.

fata della speranzaLa grande autrice e poetessa Emily Dickinson, scriveva: «La Speranza è un essere piumato che si posa sull’anima, canta melodie senza parole e non finisce mai» pur non sapendo che la "Speranza" possedesse le fattezze di una autentica Fata.
In un tempo assai remoto, quando la vita era costellata di misteri o malattie sconosciute, la Speranza diventava una presenza continua, una preghiera continua. La si teneva saldamente ancorata sul cuore. Ma tutto ciò accade anche oggi nel nostro mondo, così frenetico e spesso defraudato della speranza.
Lei non ama il buio, lo detesta.
Immaginiamola mentre percorre la mente. Una scia luminosa dalla lunga coda. Qualcosa di puramente divino. La nostra Fata ha un buon profumo. Immaginatela mentre osserva con occhietti critici il marasma vorticoso che è costretta a schivare per raggiungere lo scopo. Non possiede bacchette dalle magiche virtù e neppure indossa abiti luccicanti o leggeri come ali di farfalla. È pura essenza. È  un "credo" assoluto che con immensa fatica distrugge mattone dopo mattone gli insidiosi cattivi pensieri che si sono barricati nella nostra testa.

fata della speranzaPoiché la fata della Speranza è simpatica, quando svolazza canticchia una piccola canzone alla quale ha dato il titolo di Pulizie primaverili. Fuori l’aria malsana, dentro la limpidezza di acque cristalline baciate dalla brezza che spira dalle montagne. E così il tempo riprende a fuggire mentre le persone (quasi tutte) riacquistano un poco di serenità!
Coloro che amano i mondi paralleli, dove è naturale incontrare creature alate, silfidi, ondine oppure misteriosi elfi, qualche volta hanno bisogno dell’aiuto della nostra fata "Speranza". Non sono esentati dalle tribolazioni o dalle umane paure. Tutt’altro. Il loro animo sensibilissimo fatica a reggere e a combattere i duri colpi che la vita inferre. Tanto bravi con gli altri, poco utili a se stessi.
Lo scrivere fiabe è il modo più semplice di imprimere sulla carta quella che è una naturale necessità per riuscire ad esorcizzare i momenti di scoramento e dubbi. Attraverso un racconto carico di delicatezza e di magia si possono svelare pensieri intimi e personali. Grazie alle fiabe, uno scrittore e la fata della Speranza si incontrarono per la prima volta.

Lo scrittore, la malattia e la Speranza

fata della speranzaCausato da un problema di salute, il giovane uomo andava perdendo quella luce che lo aveva reso un poeta dell’animo. Sensibilissimo, attento alle necessità altrui, umanamente dolce e permissivo. Il nostro fabularo pensava di essere stato toccato dalla dea fortuna. Sempre in perfetta salute, sempre pronto a cogliere un sussurro d’aiuto, paladino dei giusti e impavido difensore dei più deboli. Ma si sa, la vita a volte si diverte e non guarda in volto nessuno. E fu così che anche lui si ritrovò a fare i conti con la malattia.
Per mesi venne sottoposto ad esami di ogni genere, mentre il suo cuore attimo dopo attimo andava indebolendosi perché soggiogato dal tormento e dalla paura. Mutò anche il suo sensibile sentire, essendo troppo preso ad ascoltare un corpo che riteneva estraneo e carico di brutte premesse.
Si spense anche la fiammella della favola, l’estro e la passione immane, il desiderio quotidiano di imprimere sulla carta, emozioni che da sempre ne scandivano la serena quotidianità. Il nostro scrittore diventò triste, di una tristezza grave, pesante, opprimente. Neppure l’amata moglie e gli adorati figli riuscivano ad aiutarlo. Trascorreva notti insonni. L’ansia gli torceva lo stomaco, ne bloccava il respiro e l’unica valvola di sfogo erano le lacrime che oramai scendevano copiose dagli occhi stanchi. Lì, dove da sempre viveva la fata della Speranza. Pregava, pregava ogni sorta di angelo in cielo, sperando nella "salvezza".

fata della speranzaLa fata colse il suo grido di aiuto, cominciando a smontare mattone dopo mattone quell’immenso muro di dolore che l’uomo aveva eretto da mesi nel proprio animo. Lo fece silenziosamente, scivolando con la solita lievità, aiutandolo e supportandolo. Riscaldò il suo cuore, trasmettendogli forza e "Speranza". Non fu facile, ma come sempre l’ebbe vinta. Il nostro sensibile scrittore riprese a sorridere, conscio che la vita stava donandogli una nuova opportunità e che le sue richieste di aiuto erano state ascoltate. Ricominciando a scrivere racconti carichi di pathos, di magia, d’amore.
Dopo molti mesi, osservava con occhi diversi la sua bellissima Milano. Qualsiasi monumento, strada o giardino lo riempivano di una gioia mai provata. Vedeva con gli occhi del cuore, un cuore libero dalla paura. La "Speranza" aveva mutato il suo intimo "sentire". Tutti i sensi avevano ripreso a vivere. I profumi lo inebriavano, i colori lo rasserenavano, ascoltava suoni che prima della grande paura non aveva mai sentito. Tutto in lui era cambiato o meglio aveva assunto le sfaccettature di un magico caleidoscopio. Prese coscienza che la sua esperienza di vita sarebbe potuta servire a tantissime persone in difficoltà, instillando in loro un unico credo, quello della "Speranza". Lo fece con umiltà, servendosi della sua amata penna. Dentro le parole scritte.

L’incontro con Anna

fata della speranzaIn una tiepida mattina di marzo, conobbe una persona davvero speciale, una "giovane" ultraottantenne, dalle miti fattezze e dall’intelligenza sopraffina. Una nonnina meravigliosa, magica, una fatina in carne e ossa. Anna, dai capelli bianchi come neve pura e dagli occhi azzurri come i giovani e profumati nontiscordardime. Nacque tra loro un’intensa amicizia, colma di lunghe chiacchierate. Il nostro scrittore ascoltava con stupore i mille racconti che la cara signora narrava con maestria.
Che emozione sentirsi trasportare in un’epoca lontana, in una Milano che non conosceva. Chiudendo gli occhi poteva volare sopra il Duomo oppure il castello Sforzesco, in un periodo a cavallo tra la seconda guerra mondiale e i primissimi anni di ripresa economica. Una Milano devastata dai precedenti bombardamenti che grazia e Dio avevano in parte risparmiato le immense beltà architettoniche. Scivolare sulle limpide acque del lago di Como, oppure passeggiare tra le ville di immensa bellezza che ingentiliscono ancora oggi la meravigliosa Bellagio.
Anna sapeva raccontarsi, confidando una vita che non sempre era stata benevola con lei. Tante malattie, tanto tormento nel corpo e nell’animo. Eppure, riusciva ad emanare una sorta di pace e immenso amore per tutti. Che felicità averla incontrata. Che affetto filiale provava il giovane uomo, desiderando solo di esserle amico per l’eternità. Fu semplice scrivere una fiaba per lei. Tutto coincideva. Dopo tanti mesi di paura, il loro incontro aveva rafforzato in lui la convinzione che la speranza è davvero «un essere piumato, che si posa sull’anima, canta melodie senza parole e non finisce mai».
Anna, che di speranza aveva vissuto e ancora vive.

fata della speranzaLo scrittore comprese che la "fata" aveva smesso gli abiti "dell’evanescenza" per indossare quelli dell’adorabile signora. Come per magia, oppure grazie all’immenso dono del "credo". La loro si trasformò in una grande amicizia, colma di gesti preziosi. Il rivedersi diventò una consuetudine, ed era bellissimo, appagante e arricchente sentirla raccontare aneddoti di vita vissuta. Lui si beava delle parole dette e con la fantasia faceva voli lontanissimi, sognando di poter, un giorno, scrivere un romanzo. Una storia dolcissima, quanto un racconto d’appendice. Persone, luoghi, accadimenti, gioie e dolori, con la nostra bella Lombardia a fare da finestra spalancata su un mondo che fu e che noi giovani abbiamo l’obbligo di conoscere e preservare.
I racconti familiari lo avevano sempre emozionato, perché come in un affresco vi vedeva impresse le persone, i loro volti, le loro nobili oppure umili origini. Le dimore ridondanti o le piccole magioni abitate da coloro che dalla vita non si aspettavano nulla. Poi quei legami d’amicizia impressi su fotografie color seppia, dove i giovani fanciulli vestivano alla marinaretto e le dame del tempo, apparivano diafane come porcellana. Gli uomini in posa, forti e protettivi, con lunghi baffoni a manubrio. Un viaggio nei ricordi. Grazie ad Anna e alla sua nutrita collezione di scatti fotografici, allo scrittore pareva di camminare sui sampietrini che rivestivano le belle piazze del centro cittadino, mentre l’incessante zoccolio dei cavalli che trainavano carretti oppure carrozze, rompevano il silenzio di una Milano ovattata dalla nebbia dicembrina.

fata della speranzaOgni loro nuovo incontro era sinonimo di grandi scoperte. Conoscenze in comune, luoghi in apparenza dimenticati, date che li accomunavano e poi il desiderio sempre acceso di raccontarsi, seppure Anna fosse alquanto gelosa del proprio vissuto. Restia a parlarne. Timorosa di apparire troppo immensa. Nel cuore e nella mente custodiva un universo di fotogrammi di vita, dall’inestimabile valore. Eppure con lo scrittore fu prodiga di parole. Non tralasciò nulla del suo passato. Come un "io" narrante, esternò quelle emozioni a lungo trattenute, felice di aprirsi.
Un the sorseggiato fra le mura eleganti della casa di Anna. La penna che comincia a scorrere sulle pagine bianche, dando inizio ad un’opera corale di grande fascino ed emozioni. Emozioni che sanciscono una grande storia di affetto, gratitudine e stima. Campassi cent’anni mai dimenticherò questi momenti. Mi sento ammantato di un tiepido calore, in fondo sto narrando un poco di me, di quello che mi è accaduto, di un importante incontro e della felicità ritrovata. Sono certo che questi lunghi mesi trascorsi dal primo appuntamento con Anna, fanno parte di una favola già predestinata, un filo rosso che ci legherà anche oltre le nuvole.

Gennaio 2019

Un nuovo anno è giunto. Anna è un’intrepida guerriera e continua a combattere le mille insidie che la vita, nonostante non lo meriti, scocca come lance impazzite. Tra dolori fisici e dolori dell’animo, il suo sguardo è cristallino, ancora delicati e nobili i tratti del bel volto, elegante il portamento e immane la poesia che sprigiona dalla sua persona. Continua a combattere (giovane ottantacinquenne) ed io proseguo con orgoglio a bearmi della nostra amicizia. Le prime pagine del romanzo sono oramai scritte. L’emozione per questo nuovo lavoro, colma i miei occhi di lacrime. È gratitudine, è vita, perché la fata della Speranza esiste davvero. Lo posso giurare.

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About The Author

Armando

Armando Maschini abita in provincia di Milano. Sposato con due figli. Con il suo libro d’esordio Melodia e altre storie (Farnesi Editore 2013), che è una raccolta di fiabe per grandi e piccini, ha riscosso un notevole successo di critica e di vendita. Questa sua opera è stata per due anni consecutivi il libro di lettura nelle scuole di Milano e provincia. Altri suoi racconti sono inseriti in antologie: Non voglio vedere verde (Farnesi Editore), Ricordi di Giocattoli (Farnesi Editore), Sposa per Sempre (Donatella Perullo ed.), Racconti Lombardi (Historica Edizioni) Le sue passioni sono infinite, ma la scrittura è il luogo incantato dell’animo dove si perde di sovente.

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