Dali – Responsabilità del singolo per un mondo migliore



Giustizia, efficienza, rettitudine del singolo per migliorare la società

Ognuno deve assumersi le proprie responsabilità e alimentare il fermento interiore che lo porti a realizzare un mondo migliore, in cui ci sia «la fratellanza dei popoli, la soluzione pacifica delle controversie fra le nazioni, l’eguaglianza degli uomini. […] Non basta propagandare principi umanitari se mancano nell’intimo di ognuno; perché se manca nell’intimo di ogni uomo ciò che si vuol raggiungere esteriormente, vana rimane la speranza». Non bastano le parole, ma il riconoscere che è propria responsabilità, alimentata da un intimo convincimento, agire affinché si possa creare una società migliore. Sono questi gli incitamenti di Dali, entità manifestatasi al Cerchio Firenze 77 grazie alla medianità di Roberto Setti, affinché l’uomo non deleghi ad altri, ed in particolare alle organizzazioni che ha creato, ciò che è di sua responsabilità. È il singolo che deve agire, e Dali ribadisce che «Le nostre parole hanno un senso nel richiamarvi – come ho detto – alle vostre responsabilità; nel farvi comprendere che la giustizia, l’efficienza, la rettitudine, possono essere realizzate nella società se prima di ogni altro, e prima di ogni altra cosa, voi siete retti, efficienti e giusti; perché a nessun altro, se non a voi stessi, spetta portare questi valori nel mondo; nessun altro, se non voi stessi, può efficacemente farlo». Parole pronunciate più di trent’anni fa, ma valide ancora oggi, a prescindere dalla loro origine.

È possibile ascoltare l’audio originale del brano




Vedete, figli, noi non vogliamo recarvi conforto, né dipingere a fosche tinte il vostro avvenire. Vogliamo richiamarvi alle vostre responsabilità, ad una critica costruttiva, non depressiva e fine a se stessa.
Gli eventi della storia che state vivendo lavorano nella nostra stessa direzione e vogliono indurvi a meditare, a comprendere che non basta creare organizzazioni che si prefiggono la fratellanza dei popoli, la soluzione pacifica delle controversie fra le nazioni, l’eguaglianza degli uomini, se poi, nei singoli, manca quel prezioso fermento interiore che, in questi termini, fa loro sentire la realtà.
Non basta creare istituzioni per difendere i diritti degli oppressi, se poi gli uomini si servono di queste istituzioni per non fare neppure più i loro doveri elementari. Non basta propagandare principi umanitari se mancano nell’intimo di ognuno; perché se manca nell’intimo di ogni uomo ciò che si vuol raggiungere esteriormente, vana rimane la speranza.

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Abolite pure il concetto di nazione, i confini, le lingue, le razze, le religioni e tutto quanto possa servire di appiglio per considerare un uomo diverso dall’altro, per originare affermazioni di principio circa la superiorità dell’uno sull’altro; e cento altri appigli si creeranno per dividere, classificare, diversificare. L’appartenenza ad un partito, il grado di istruzione, non sono forse nuovi appigli, nuovi pretesti di suddivisione che vanno a sostituire quelli che faticosamente, in parte, si è riusciti a cancellare?

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Tuttavia, se il retto comportamento di ognuno non può ridursi ad un fatto esteriore, ma deve fondarsi sull’intimo convincimento che nessuno ha diritto di costruire la propria felicità sul dolore dei propri simili, questo non significa che quando manchi questo intimo convincimento, all’esterno non vi sia nulla che in qualche modo non supplisca, non colmi un tal vuoto interiore. Certo che la mancanza di sentire la realtà in termini altruistici può minare e financo vanificare ciò che le istituzioni filantropiche si propongono; ma sarebbe un errore sostituire ciò che non è perfetto con il vuoto.

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Noi abbiamo sempre proclamato la nostra avversione ad ogni forma di organizzazione, soprattutto perché gli uomini prendono a pretesto l’organizzazione per non fare più quello che è loro dovere personale; per scusare – di fronte a se stessi – la loro mancanza di anelito verso i propri simili, la loro mancanza di senso di aiuto ai propri simili, rimandandola, trasferendola alla organizzazione.

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Le nostre parole hanno un senso nel richiamarvi – come ho detto – alle vostre responsabilità; nel farvi comprendere che la giustizia, l’efficienza, la rettitudine, possono essere realizzate nella società se prima di ogni altro, e prima di ogni altra cosa, voi siete retti, efficienti e giusti; perché a nessun altro, se non a voi stessi, spetta portare questi valori nel mondo; nessun altro, se non voi stessi, può efficacemente farlo.

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About The Author

Magicamente Colibrì

Ho fatto studi classici al liceo e scientifici all’università, perché amo entrambi i mondi. Questa mia formazione è dovuta al fatto che in me convivono bene gli aspetti che caratterizzano l’essere umano, cioè quelli legati al pensiero razionale e a quello non razionale, e che sottintendono, rispettivamente, alla scienza e alla spiritualità. Molti sono i miei interessi e i post del blog lo dimostrano.

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