Luciano De Crescenzo e la tradizione del presepe



Il presepe e un suo cantore speciale, Luciano De Crescenzo

Epifania, cioè manifestazione, arrivo dei Magi alla grotta di Betlemme per adorare il Bambin Gesù: a catechismo così ci istruivano da bambini circa l’ultima fase delle lunghe festività natalizie che con il 6 gennaio si chiudevano inesorabilmente con tanta tristezza, e il giorno dopo il mesto ritorno a scuola. Diciamocelo francamente, la consideravamo (e forse ancora oggi che siamo adulti è così) la meno amata, la più triste, pure la più odiata – passatemi il termine – delle feste del calendario perché appunto «tutte le feste si porta via».
Luciano De Crescenzo – quasi novantenne, ben noto ingegnere napoletano ex Ibm,scrittore, autore televisivo,regista e attore cinematografico, divulgatore di filosofia e di miti greci che non ha certo bisogno della mia presentazione – è riuscito nell’intento assai arduo di farci amare anche questa ultima festa del ciclo natalizio, l’Epifania; e ciò grazie ad un escamotage napoletanissimo: parlandoci del presepe partenopeo nel suo gustoso librettino del 2013 intitolato Gesù è nato a Napoli, la mia storia del presepe per i tipi di Mondadori.
Con la sua prosa scorrevole, affabulante, divulgativa, chiara, piana, e diretta a tutti, oserei dire trasversale culturalmente, subito ci precisa:

De Crescenzo

presepe napoletano

Dobbiamo dire che il presepe popolare [non quello settecentesco più snob, ndr] conserva tuttora una funzione religiosa, più o meno simile a quella dei Lari degli antichi Romani: è il luogo centrale della festa natalizia, una specie di altare domestico, è il fermo-immagine che ogni famiglia accoglie in casa… qualcuno lo ha definito, per noi napoletani o filopartenopei (vedi Natale in Casa Cupiello di Eduardo De Filippo) TRADUZIONE DEL VANGELO IN DIALETTO NAPOLETANO.

In termini più ortodossi il presepe napoletano (“popolare”, non tanto quello allestito nelle ricche dimore patrizie del 1700) è una rappresentazione della nascita di Gesù ambientata tradizionalmente nella Napoli del XVIII secolo e l’arte presepiale napoletana si è mantenuta inalterata per secoli fino ad oggi, divenendo parte delle tradizioni natalizie più consolidate e seguite della città. L’autore ribadisce che il presepe appartiene ai popoli d’amore in contrapposizione filosofica e antropologica con l’albero di Natale che invece appartiene ai popoli di libertà; i primi in Italia sono centromeridionali, i cosiddetti presepisti, e i secondi, alberisti, nordici.

De Crescenzo

Albrecht Dürer –
Adorazione dei Magi

De Crescenzo si addentra tra le storie che compongono una delle più amate tradizioni: il presepe. Quest’ultimo è così importante per l’istrionico autore partenopeo, da dare luogo ad una sorta di discriminante culturale e geografica:

La suddivisione tra quelli a cui piace l’albero di Natale e quelli a cui piace il presepe, tra alberisti e presepisti, è tanto importante che, secondo me, dovrebbe comparire sui documenti di identità. Il primo tiene in gran conto la Forma, il Denaro e il Potere; il secondo invece pone ai primi posti l’Amore e la Poesia e tutto il resto viene dopo. Tra le due categorie non ci può essere colloquio, uno parla e l’altro non capisce. Quelli a cui piace l’albero di Natale sono solo dei consumisti. Il presepista invece, bravo o non bravo, diventa creatore e il suo Vangelo è Natale in casa Cupiello.

De Crescenzo

Sandro Botticelli – Adorazione dei Magi

Come si fa il presepe? Quali segreti nasconde? Come va rispettata la tradizione nell’allestimento? E poi ricordi, aneddoti, storie, che solo il Natale sa custodire, soprattutto nella cultura del Mezzogiorno. Di tutto ciò discute nel suo elogio del presepe. Filosofia, sociologia e storia del presepe, ecco di cosa ci parla il canuto simpatico napoletano, che personalmente adoro come scrittore, regista e flemmatico attore.

A differenza dell’albero, il presepe nasce da un ricercato rituale. Prima si crea il fondale, poi si scartano i singoli pastori e si sceglie il punto preciso in cui sistemarli. Il presepe è bello non solo quando lo fai, ma anche quando lo pensi. L’albero, invece, acquista il suo fascino solo quando è finito e si accendono le luci. […]
Sebbene il mondo sia molto cambiato, sono sempre fermamente convinto che le popolazione meridionali corrispondano ai popoli d’amore, ovvero quelli che io definisco presepisti, mentre le popolazioni nordiche presentano quelle caratteristiche che le rendono affini ai popoli di libertà, ovvero gli alberisti. Io, ovviamente, in quanto presepista convinto, mi sento molto più vicino ai primi. […] Forse non tutti ne sono a conoscenza, ma nella IV egloga delle Bucoliche, Virgilio racconta della nascita futura di un puer destinato a riunificare l’Impero romano e a dar vita ad una nuova età dell’oro. Purtroppo, poiché morì nel 19 a.C., Virgilio non ebbe modo di verificare la sua profezia.

Ma a Napoli dove si vive di più l’atmosfera presepista? A via San Gregorio Armeno che storicamente rappresenta il luogo suggestivo in cui ha avuto origine il presepe, ma non solo. Passeggiando tra le botteghe che animano questa strada, è possibile osservare i capolavori creati dai maestri presepisti e celebrare il culto della Natività.

De Crescenzo

Via san Gregorio Armeno – Napoli

Zio Alfonso era "laureato" in Presepi: sapeva tutto sulle tradizioni di Natale, sul primo presepe fatto da San Girolamo nel quattrocento e su quello realizzato otto secoli dopo da San Francesco. Per lui via San Gregorio Armeno, strada napoletana dove artisti artigiani fabbricano presepi, era un luogo sacro pari a San Pietro. […]

Il momento magico del presepe era "l’apertura dello scatolone". Il 25 novembre zio Alfonso prendeva da sopra un armadio della sua camera da letto un enorme scatolone di cartone contenente tutti i pastori. Dopodiché poggiava il prezioso carico sul tavolo da pranzo e dava inizio alla "presentazione" davanti a tutta la famiglia. Uno alla volta, i pastori venivano liberati dalle loro carte protettive per poi essere solennemente presentati in particolare a noi ragazzi, ovvero a me, a mia sorella ed ai miei cuginetti, venuti apposta per la cerimonia. […]

De Crescenzo

Gentile da Fabriano – Adorazione dei Magi

E anche noi restavamo a bocca aperta a guardare i pastori che zio Alfonso tirava fuori dallo scatolone. Questi, oltretutto, erano praticamente immortali: anche se da un anno all’altro avevano perso qualche pezzo per strada, continuavano a fare il proprio dovere nel presepe. Un pastore senza una gamba veniva strategicamente piazzato dietro un cespuglio e quello senza un braccio lo si nascondeva dietro un albero. C’era un pastore soprannominato Pasqualino Passaguai, che con il tempo aveva perso l’ottanta per cento delle proprie membra, e precisamente le gambe, le braccia e una buona parte del busto. Ebbene zio Alfonso lo collocava dietro una finestra in modo che facesse capolino solo con la testa.

Sono arrivato quasi alla fine di questo ricordo del presepe popolare, fatto sulle insolite frequenze di uno scrittore che sa rendersi simpatico, godibilissimo, rilassante e accattivante sia che tratti di divulgazione filosofica e di miti greci, sia che tratti della mitologia del nostro quotidiano, delle nostre più amate tradizioni popolari. Chiudo con alcune forse banali, certamente umoristiche, considerazioni e facezie su presepe e albero di Natale, raccontatemi da amici in modo da rendere più updated l’argomento ad uso e consumo anche dei giovani lettori:

– Perché smontate il presepe? Nella Bibbia c’è forse scritto che Gesù passò il resto dell’anno in uno scatolone?
– Quando ero piccolo l’albero era finto, ma il Natale era vero, ed oggi?
– Nel mio presepe ci sono troppe pecore ma non ho voglia di toglierle. Metto un lupo.
– I pastori del mio presepe sono in fila con gli smartphone in mano per farsi a turno un selfie con Gesù bambino.
– Non faccio mai il presepe perché ogni volta che tiro fuori le pecore dallo scatolone m’addormento.

Quando fate il presepe siate sobri, è nato a Betlemme e non a Las Vegas!

decrescenzoluciano-gesu-94

Il libro

Luciano De Crescenzo: Gesù è nato a Napoli, la mia storia del presepe, ed. Mondadori

L’autore

De CrescenzoLuciano De Crescenzo dopo una carriera di ingegnere alla Ibm, ha svolto varie attività come scrittore, sceneggiatore, regista, attore e conduttore televisivo. Autore eclettico ha scritto romanzi e saggi di storia e filosofia. Ecco alcuni titoli di suoi scritti: Così parlò Bellavista. Napoli, amore e libertà; Zio Cardellino; Storia della filosofia greca. I presocratici; La domenica del villaggio; Elena, Elena, amore mio; Zeus. I miti degli eroi; Socrate; Viaggio in Egitto, come Luciano De Crescenzo & Co.; Ordine e disordine; Il tempo e la felicità;Le donne sono diverse; Tutti santi me compreso; Non parlare, baciami. La Filosofia e l’Amore

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About The Author

Fabrizio

Nato nel 1954, milanese con origini paterne toscane, liceo scientifico e studi giuridici all’università, gioiosamente sposato dal 1976 e felice nonno di tre nipotine. Multitasking per interessi e passioni “normalissime” come musica, lettere, escatologia, spiritualità, ricerca parapsicologica. Impegnato sin da giovane (1971) nello studio ed esperienze di argomenti esoterici e border-line, grazie all’iniziazione di un grande uomo, colui che sarebbe diventato mio suocero. Entusiasta della vita, di qualsiasi vita, in tutti i suoi aspetti fisici e soprattutto spirituali.

2 Comments

  1. andrea

    Che scemenza l’affermazione dell’autore: chi fa l’albero di Natale è un consumista! si vede che nella sua vita non è mai stato più a nord di Napoli (per non dire in paesi dilingua tedesca). Quanta sicumera e quanta ignoranza.

    Reply
    1. Fabrizio
      Fabrizio

      Gentile Signore,
      De Crescenzo ha vissuto a Milano per anni quando lavorava in IBM, poi lo mandarono a Napoli alla filiale commerciale partenopea. Ha girato il mondo. Indubbio che nel fare il presepe forse ci sia più calore e ritualità che nel fare l’albero, il presepe è più vicino alle usanze italiane e secondo la tradizione e la storia sarebbe nato in Umbria come immagino saprà…san Francesco. Conosco molte persone al Nord (ed io sono nordista!)che comprano alberelli natalizi già pronti, finti, già addobbati e li ripongono in cantina passate le feste per riproporli in un “fiat” al Natale successivo, senza poesia. Il presepe invece almeno un minimo di amore lo richiede nel prepararlo, anche se in effetti esistono piccoli presepi pret-a-porter.
      Buona Pasqua 2019. Ovetto o Colomba?

      Reply

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