Il Colibrì: caratteristiche e simbolismo



Il colibrì un uccello piccolo, forte, agile e colorato

Caratteristiche del colibrì

Il colibrì, chiamato anche uccello mosca, è l’uccello più piccolo esistente in natura, la cui lunghezza varia dai 6 ai 21 cm. Nonostante sembri fragile, si dimostra forte, perché resiste anche a basse temperature, in uno stato come di ibernazione. È agile, con ottime capacità di volo, perché è in grado di stare sospeso mentre succhia il nettare dei fiori e sa muoversi all’indietro. Ha un piumaggio molto colorato e iridescente. Alcune specie hanno caratteristici becchi, tanto da ricordarlo nel nome, come eremita becco a sega o colibrì becco a spada. Pur ispirando tenerezza, è di carattere aggressivo nel difendere il suo territorio, a causa – secondo gli studiosi – non solo della presenza di individui della stessa specie ma anche della scarsità delle risorse nutritive. È inoltre importantissimo per le piante, di cui favorisce l’impollinazione.

colibrì

colibrì nell’arte dei nativi canadesi

Vive nelle americhe in un ampio territorio che va da nord a sud, ed è stato attualmente avvistato in zone del nord in cui, a causa dei cambiamenti climatici, le temperature sono divenute più miti. La sua distribuzione non è però omogenea e ci sono aree, come quella tropicale e subtropicale, dove c’è una maggiore concentrazione di individui e specie.

I miti e la simbologia del colibrì

colibrì

Huitzilopochtli

Il colibrì è presente in diverse mitologie delle antiche genti che stanziavano nel nord, centro e sud America. In particolare, presso i Maya rappresentava la quinta era dell’uomo, cioè l’epoca che stiamo vivendo, nella quale si dovrebbe raggiungere un alto grado nell’evoluzione umana. Nel periodo Postclassico, in cui tale popolo conosce un declino, «il colibrì appare rappresentato a Chichén Itzá in un contesto legato ai sacrifici umani; si tratta di un’iconografia rinvenuta nel Tempio dei giaguari, dove l’uccello è raffigurato nell’atto di beccare la testa di un uomo che esce dalla corolla di un fiore.
A questo proposito è stato accertato che durante il Periodo postclassico, in tutta l’area geografico-culturale del Messico centrale sia il colibrì che il fiore costituivano due simboli associati al concetto di sangue e di auto sacrificio.
La principale divinità tribale azteca, dalle connotazioni molto cruente, era Huitzilopochtli, il cui nome significa letteralmente Colibrì del Sud
». Sempre «nella tradizione degli aztechi [si riteneva] che l’anima del guerriero morto in battaglia si trasformasse in colibrì».

(Da Maria Longhena: Scrittura Maya. Ritratto di una civiltà attraverso i suoi segni, ed. Mondadori, Milano 1998)

colibrì

colibrì becco a sega

A prescindere dal simbolismo relativo al sangue e al sacrificio, il colibrì ha uno stretto rapporto con la vita e con la luce. Infatti è ritenuto anche la rappresentazione del dio Sole, che dispensa la vita ed è la luce, rappresentato con il corpo di un serpente che ha grandi occhi quadrangolari e strabici, dente limato, lingua sporgente, zanne spiraliformi agli angoli della bocca e sulla fronte una forma a 8. Il sole è luce, e la luce porta la vita, ma la vita è anche rappresentata dal suo legame con i fiori, che si affidano a lui per la loro impollinazione.
Nel simbolismo del colibrì c’è anche un richiamo all’armonia, perché la luce è l’unione armonica delle diverse vibrazioni che sono identificate con i colori. Le numerose specie del colibrì hanno le piume di colori iridescenti (soprattutto nei maschi adulti), dovuti all’interferenza dei raggi luminosi attraverso la struttura delle penne. All’equilibrio, perché riesce a mantenersi in volo per suggere il nettare dei fiori. Al tempo o meglio al non-tempo, perché il battito elicoidale delle sue ali è analogo a un 8 rovesciato, che non è altro che il simbolo dell’infinito.

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Per approfondire

Liz Langley: "Come sopravvive all’inverno un colibrì", National Geographic

HummingBirdChannel, canale YouTube di video sui colibrì


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Magicamente Colibrì

Ho fatto studi classici al liceo e scientifici all’università, perché amo entrambi i mondi. Questa mia formazione è dovuta al fatto che in me convivono bene gli aspetti che caratterizzano l’essere umano, cioè quelli legati al pensiero razionale e a quello non razionale, e che sottintendono, rispettivamente, alla scienza e alla spiritualità. Molti sono i miei interessi e i post del blog lo dimostrano.

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