San Michele in Bosco a Bologna



Un convento ricco di storia e di visitatori illustri

San Michele in Bosco… [è] fuori della città in un’ammirevole posizione sui primi declivi dell’Appennino. Dall’alto di una terrazza, che precede l’ingresso dell’edificio, si spazia a vista d’occhio su tutta la città che si stende ai piedi del colle, e si scoprono da un lato montagne ricche di boschi e dall’altro le pianure della Lombardia che danno l’impressione del mare. L’interno del convento è costruito e ornato con gran gusto soprattutto per un cortile attorniato da colonne di stile eccellente con le pareti tutte dipinte dai Carracci e da Guido… Degni di osservazione sono ancora i chiostri dell’aranciera, il grande fabbricato dove alloggiano i forestieri, il locale della biblioteca, bello, ben adornato e fiancheggiato da due magnifiche sale contenenti degli ottimi libri, e infine, nella chiesa, degli stalli in legno intarsiato i meglio lavorati di tutti quelli che ho veduti fino ad ora”.
[Charles de Brosses: Familiéres écrits d’Italie en 1739 et 1740]





Con queste parole Charles de Brosses, Presidente del Parlamento di Borgogna, descrive il complesso di san Michele in Bosco a Bologna costituito dalla chiesa omonima e dal convento adiacente circondati da un bosco – da cui il nome -, in una lettera ai famigliari scritta durante il suo breve soggiorno nella città nel settembre del 1739. Le sue parole descrivono bene ciò che allora era un luogo poco fuori delle mura della città, mentre oggi è parte integrante della stessa.
Il complesso, insediato su preesistenti strutture monastiche, è un ex convento appartenente alla congregazione dei monaci olivetani fin dal 1364. Questa era stata fondata da san Bernardo Tolomei, di famiglia nobile senese, nel 1319 con il riconoscimento del papa che impose la regola benedettina.
La storia del complesso di san Michele in Bosco ebbe alterne vicende e vide la distruzione e la ricostruzione della chiesa, ultimata nel XVI secolo e abbellita da opere di famosi artisti come Giorgio Vasari, Ludovico Carracci e i suoi allievi. «Aveva la grandezza e lo splendore di una reggia e i tesori di un museo d’arte, fu prescelta da papi, sovrani, principi, condottieri e nobildonne quale serena dimora durante i loro soggiorni bolognesi o quale luogo di riposo dopo imprese guerresche. Esso servì pure da residenza estiva per cardinali, legati e vescovi e da ricovero salubre per papi e dignitari ecclesiastici quando nella città serpeggiavano i flagelli epidemici». [Nota 1]

Moltissimi sono stati i visitatori illustri e non che hanno goduto dell’accoglienza dei monaci, della pace e dell’amenità del luogo e di alcuni di loro si ha memoria grazie alle poco più di cento iscrizioni in latino poste a ricordo della loro presenza. Di alcuni di loro ha parlato anche Adriano Banchieri, monaco a san Michele e fondatore di un’attivissima accademia musicale, citando tra i papi Urbano VIII, Giulio II, Clemente VII e Clemente VIII, re Carlo V, il cardinale Ubaldini, la duchessa di Mantova Caterina de’ Medici a cui fu accordato un permesso speciale da papa Urbano VIII in quanto l’accesso era interdetto alle donne. Vi soggiornò anche Cristina di Svezia, figlia di re Gustavo durante il suo viaggio alla volta di Roma.
Il complesso però non fu solo un luogo di tranquillità, perché nel corso della storia fu spesso teatro di episodi bellici. Infatti il colle su cui sorgeva era un importante obiettivo strategico tanto nell’offesa quanto nella difesa e in alcune occasioni fu occupato da condottieri e dalle loro armate.

Con la soppressione degli ordini e la secolarizzazione dei luoghi voluta da Napoleone, la congregazione degli olivetani, e così le sue sedi, vide la decadenza. Cosa che accadde anche a san Michele in Bosco, dove il complesso per un certo periodo fu anche sede di un carcere. Tuttavia nella seconda metà del XIX secolo ci fu una ripresa e ospiti illustri, come Stendhal, e semplici viaggiatori poterono godere l’ospitalità del convento divenuto nel frattempo Villa Reale, anche se i monaci non vi erano più ritornati. In seguito fu acquistato dal chirurgo Francesco Rizzoli che lo donò alla provincia di Bologna con l’intento di creare un centro specializzato in ortopedia. Oggi, l’Istituto Rizzoli, che nel tempo ha acquisito una certa fama nel suo settore, è uno degli ospedali di riferimento della città.

Nota 1"Assedi, conviti, feste, papi, sovrani, scrittori: le vicende del luogo dal secolo XIII al XIX" da Renzo Renzi (a cura di) S. Michele in Bosco, 1971.





Le visite di Napoleone e Pio IX

san Michele in BoscoNel 1805 nel corso della sua venuta in Italia, Napoleone entrò solennemente a cavallo a Bologna con la sua guardia d’onore. Durante una passeggiata i cavalieri che lo scortavano «duravano molta fatica il tenerci dietro, perché lui ebbe il coraggio di salire a san Michele in Bosco non andando per la strada, ma bensì si arrampicò col suo cavallo arabo su a traverso della rotta; si conobbe che faceva a bella posta e si prendeva di solazzo il disperderli ad uno ad uno, perché una volta ebbe il coraggio di saltare il canale Naviglio in una località stretta, non so se forse al sostegno della Bua, che non ci fu che uno lo seguitasse un certo Scarani il quale quando fu a casa il suo cavallo crepò dalla fatica e tutti li altri lo abbandonavano e tornavano indietro con le trombe nel sacco». [Nota 2]
san Michele in BoscoNel giugno del 1857 Pio IX arrivò a Bologna dove soggiornò per un lungo periodo al convento, durante il quale fu organizzato un evento che strabiliò i presenti. Già da tempo erano conosciuti i meccanismi della elettricità, ma a Bologna non era ancora stato visto il suo effetto. Così il 15 luglio alcuni scienziati idearono un esperimento chiamato della luce siderea. Dal colle dell’Osservanza: «un’altura vicina un fascio luminoso emesso da un potente faro andò a rischiarare l’ex cenobio olivetano, suscitando lo stupore dei Bolognesi, non ancora avvezzi alle meraviglie dell’elettricità» come descrisse La Gazzetta di Bologna del 16 luglio. «Dopo aver precisato che la luce siderea altro non era che quella "che veramente i fisici appellano luce elettrica […]" il giornale riferisce che "questa elettrica luce si continuò verso san Michele per circa un’ora e mezzo con esito sì bello da non mostrare sensibili intermittenze. Lo splendore ne era così vivido e chiaro che, direttone alcuna volta coi riflessori un raggio verso la città, permise a taluni sperimentatori di leggere minutissimi caratteri a stampa alla distanza di 600 metri"». [Nota 3]

Nota 2"Assedi, conviti, feste, papi, sovrani, scrittori: le vicende del luogo dal secolo XIII al XIX" da Renzo Renzi (a cura di) S. Michele in Bosco, 1971., descrizione fatta da Giuseppe Majani il fondatore dell’omonima azienda bolognese di cioccolatini
Nota 3ibidem

San Michele in Bosco oggi

Nel 1933 i monaci olivetani ritornarono e oggi una parte del convento è abitata da loro.
Il bosco che circondava san Michele oggi non ha le stesse dimensioni di un tempo, tuttavia nel 1800 fu realizzato un parco, di proprietà ora dell’Istituto Rizzoli, che divenne meta di passeggiate fuori porta. Posto sul colle, a 132 m di altezza, è visitabile ogni giorno.
Attualmente le parti del complesso non pertinenti all’Istituto Rizzoli sono gestite dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna e la chiesa, la cripta, il chiostro ottagonale, la biblioteca, lo Studio Putti e la Sala Vasari sono così entrati a far parte del percorso di Genus Bononiae. Musei nella Città.

san Michele in Bosco

Il luogo

Chiesa (piazzale di San Michele in Bosco) tutti i giorni: 9.00-12.00 e 16.00-19.00.
Biblioteca (via Pupilli 1): lunedì-martedì 9.30-17.30; mercoledì-giovedì-venerdì 9.30-15.00; sabato 9.00-13.00 (chiusa l’ultimo sabato del mese) – email: biblioteca@ior.it
Studio Putti (via Pupilli 1) è visitabile solo su appuntamento – tel. 051 6366315
Per informazioni (Genus Bononiae): Angelo Rambaldi tel. 051 6366705 email angelo.rambaldi@ior.it
Per le funzioni religiose: padre Lino Tamanini tel. 051582346 email: lino.tamanini@ior.it

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Magicamente Colibrì

Ho fatto studi classici al liceo e scientifici all’università, perché amo entrambi i mondi. Questa mia formazione è dovuta al fatto che in me convivono bene gli aspetti che caratterizzano l’essere umano, cioè quelli legati al pensiero razionale e a quello non razionale, e che sottintendono, rispettivamente, alla scienza e alla spiritualità. Molti sono i miei interessi e i post del blog lo dimostrano.

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