La Pasqua e il Cerchio Firenze 77



François e i simboli della Pasqua: l’ultima cena, l’eucaristia e la resurrezione

In relazione alla Pasqua in questo post riporto il ricordo di due sedute medianiche del Cerchio Firenze 77. Della prima seduta riporto due brevi, ma significative, testimonianze tratte da Oltre l’illusione – il secondo dei volumi del Cerchio -, della seconda trascrivo la descrizione, riportata in Dai mondi invisibili – il primo dei volumi del Cerchio -, di una seduta in cui si manifestò Teresa e durante la quale oltre ad fenomeno di levitazione del medium ci fu un apporto molto significativo.
A complemento di questi avvenimenti riporto le risposte date da François – un’altra entità che si manifestava attraverso la medianità di Roberto Setti – in merito al rito della comunione e alla resurrezione della carne e profondamente legate a questa ricorrenza. Il primo è la ripetizione dell’ultima cena di Gesù prima della sua crocifissione, mentre la seconda è legata alla sua resurrezione. Entrambi i temi avrebbero bisogno di maggiore spazio perché molto ci sarebbe da dire, ma mi limito a queste brevi considerazioni per suscitare in chi legge la curiosità di approfondire e il bisogno di riflettere su di loro.

Pasqua

Prese il pane…

Il fatto che narreremo adesso, oltre che valore notevole quale estrinsecazione di fenomeno fisico, ha soprattutto un profondo significato spirituale come – del resto – ogni comunicazione della quale siamo stati testimoni.
Di questa manifestazione vogliamo dare due testimonianze: l’una, obiettiva descrizione di ciò che è avvenuto (volutamente mantenuta fredda esposizione dei fatti per chi pensa che l’entusiasmo possa falsare l’osservazione degli avvenimenti); l’altra, riportata da una lettera scritta da una partecipante ad amici lontani (in cui la descrizione è colorita dalla passionalità che inevitabilmente suscitano simili miracoli).

La sera del 3 maggio 1972 eravamo ventisette persone riunite in casa del signor G.C., disposte in cerchio nel soggiorno; chi scrive occupava il posto dell’immediata destra del medium.
Spente le luci, abbiamo fatto catena tenendoci per le mani l’un l’altro; con la mia mano sinistra toccavo la destra dello strumento o – più precisamente – la sua mano destra teneva, tra i polpastrelli ed il palmo, il palmo della mia mano sinistra.
Prima che si presentasse Dali non ho avuto modo di riscontrare alcunché di anomalo: durante la presenza d questa Guida le dita dello strumento erano invece molto calde (la sensazione era ed è chiara nel ricordo); dopo l’intervento di Dali, allorché è giunta l’entità Kempis, la corrispondente temperatura si è abbassata in modo molto rapido e bene avvertibile, fino a dare vera e propria sensazione di freddo.
Successivamente, dopo Lilli, si è presentata un’Entità non identificabile, la quale ha pronunciato due brevi frasi che potrebbero essere tratte da uno dei Vangeli ed il cui testo che più si avvicina, pur se non identico, è quello che si legge in Luca, capo 22, versetto 19 e 20.
Terminata la comunicazione ed accesa la luce, è stato visto sul tappeto, davanti allo strumento [il medium, n.d.r.], un tovagliolo e sopra di esso una focaccia grande come il palmo della mano: accanto alla focaccia un bicchiere con più di due dita di vino rosso, piuttosto scuro.
Superato lo stupore e l’emozione, i padroni di casa hanno riconosciuto come propri sia il tovagliolo, sia il bicchiere, mentre sono risultati non noti il pane e il vino, e ciò sia come tipo che come sapore.

Pasqua

Ed ecco la lettera della nostra amica

Miei carissimi,
questa volta sarete in tre a ricevere copia di quanto sto per scrivervi. Ho il tempo contato, ma desidero comunicarvi al più presto quanto di eccezionale e profondamente significativo è avvenuto alla riunione del 3, a C.
La raccomandazione iniziale di Dali di stare concentrati più che a tutte le altre riunioni e la spiegazione che Loro desideravano ringraziarci per la collaborazione al lavoro del libro, e che la riunione di quella sera doveva segnare una "tappa" nella serie di tutte le altre riunioni, mi aveva fatto pensare a comunicazioni eccezionali, ma nessuno poteva certo immaginare di che cosa si sarebbe trattato.
Durante la comunicazione di Lilli, per prima cosa essa distribuì ai partecipanti – eravamo circa venticinque – gli ovetti che io avevo portati come simbolo affettuoso della Pasqua. Nello stesso tempo una manciata di bottoni volò verso di noi. Dopo qualche scherzo, ma molto moderato anche come tono di voce, l’Entità ci lasciò, raccomandandoci di stare concentrati.
Poco dopo una voce assolutamente nuova, per noi, profonda, dolce ed accorata insieme, pronunciò le parole della Cena, quelle con le quali il Cristo istituì l’Eucarestia. [audio originale del brano seguente, n.d.r.]
«… prese il pane e lo spezzò, lo diede ai Suoi discepoli e disse: "Prendete, mangiatene tutti". E dopo la Cena prese il calice del vino e disse: "Bevete tutti, fate questo in memoria di me. Così questa Comunione vi unisca nel trionfo del vero, del giusto, dell’amore, dell’esistenza". E dopo una pausa: "Pace, Pace a voi"».
Per il tono, la vibrazione musicale, la tristezza di quella voce e le pause tra frase e frase che davano il senso di un attimo infinito, mi parve di sentire un’altissima presenza.
Subito dopo, Dali disse le parole che leggerete nella lezione che vi unisco, ed anche la Sua voce era… come posso dire? … velata:
«Ciò che dovrete fare lo capirete. Chi vorrà farlo, s’intende. La pace sia con voi».
Riaccesa una debole luce, davanti alla poltrona occupata dal medium, a terra, distinguemmo a fatica, non credendo ai nostri occhi, una tovaglietta rettangolare con due degli angoli opposti rimboccati in sotto così da farla diventare esagonale – forse un simbolo – e posati su di essa un pane di forma ovoidale ed un calice trasparente che conteneva due dita di vino del colore del porto. Vicino al lembo rimboccato della tovaglietta, un tovagliolino triangolare. Tovaglietta, tovagliolino e bicchiere appartenevano ai padroni di casa, ma il pane ed il vino costituivano i più eccezionali apporti che si potessero immaginare.
Riuscite ad intuire che cosa abbiamo provato?
Un forte profumo orientale si era diffuso nell’ambiente durante la presenza dell’Entità sconosciuta comunicante.
Che cosa ne dite? Non ci sono parole, è vero? Non c’è che stare in ginocchio, con l’anima colma di gratitudine fino… alle lacrime.
Vostra N.

Audio originale del brano «Prese il pane»




Importanza del rito dell’eucarestia, della comunione

È veramente qualcosa che tocca i più alti piani spirituali. È una di quelle formule, istituite dal Cristo, in forma proprio di cerimonia magica, che comunque e da chiunque venga pronunciata ha ugualmente un riscontro.
Generalmente, quello che conta è l’intenzione nel sostenere una certa affermazione. In questo caso, invece, l’intenzione può essere assente, ma il pronunciare certe parole che di per sé hanno un significato mette ugualmente in movimento certe energie estremamente sottili: le cosiddette energie spirituali. E quindi si tratta di un fatto veramente occulto, più che di rituale, più che di rimembranza.
Perché ho parlato di magia? Si intendeva per magia, una volta, qualcosa di veramente straordinario, che usciva da quelle che erano le cose del vivere di ogni giorno. Se andiamo bene a guardare, tutto è normale, perché tutto rientra nelle leggi della natura, le quali sono leggi divine. Con magia, allora, si intende l’inconsueto, il non usuale.
Tornando alla cerimonia di cui dicevamo, che cosa fa chi si sente spinto a questa comunione? Prende del pane, del vino, pronuncia le parole, e la fa. Non ha bisogno di andare in chiesa e non è assolutamente vero che, per questa consacrazione, sia necessario qualcuno ordinato sacerdote. Tutte queste sono strutture venute successivamente. Allora, pensa al Cristo con animo grato, a quello che ha fatto e tuttora fa in favore dell’umanità, pronuncia quelle parole e in tal modo si comunica: nella maniera più bella, credo, quella veramente voluta dal Cristo. Perché lui non voleva certamente che fosse fatta in un tempio, ma voleva che fosse fatta collettivamente, è vero? Ad esempio, quando vi riunite per festeggiare un ricorrenza, come la Pasqua, nell’intimità della vostra famiglia, con tutti i vostri cari. magari con i vostri amici: quello è veramente il momento di fare quella cosa in sua memoria. Ciò veramente corrisponde al suo intento di quella sera.

Pasqua

Duccio di Buoninsegna -Ultima cena

Il significato della cosiddetta "resurrezione della carne"

Questo discorso sulla resurrezione della carne ha delle radici molto lontane, risale nientemeno che a Zoroastro, ed era una maniera per enunciare la reincarnazione: l’uomo riprende nuovamente la carne dopo la morte.
Voi potete comprendere come le mentalità dei tempi remoti fossero molto, molto elementari. L’attuale istruzione vi porta a un ragionamento più limpido, lineare, ancorato al buon senso e, finché vi è possibile, alla logica; ma nei tempi andati gli uomini erano come fanciulli e comprendevano attraverso immagini, favole, e questo lo testimoniano tutte le allegorie e le figurazioni delle religioni, che sembrano né più né meno che delle favole.
È quindi comprensibile come la verità della reincarnazione potesse essere facilmente travisata ed intesa come resurrezione dello stesso corpo che uno ha avuto nella vita terrena. Da Zoroastro, questa verità male interpretata passò poi agli ebrei e dagli ebrei ai cristiani, ed è stato il tramandare di un errore, di una falsa interpretazione, perché a quale scopo rinascerebbe o risorgerebbe il corpo quando l’insegnamento del Cristo dice: «Il mio regno non è di questo mondo»? Chiaramente qui è detto che il regno dello spirito non ha niente a che vedere con la terra, con la materia; e allora è assurdo pensare che in questo regno spirituale possano entrare dei corpi materiali, è vero? E questo lo comprendono anche coloro che ad ogni costo vogliono continuare ad affermare e a giustificare questa resurrezione della carne: perciò dicono che il corpo che risorge è un corpo idealizzato, è un corpo spiritualizzato, imbellito, addirittura arrivano a dire che è un corpo come sarebbe stato se Adamo ed Eva non avessero commesso il peccato originale. Allora finisce che questo corpo diventa qualcosa di figurativo, che è lì come decorazione, e in ogni caso non è più il corpo che ha avuto una vita materiale, non è più brutto, non è più vecchio, non ha più difetti e via dicendo: insomma è un corpo idealizzato, non è un corpo fisico e, in ogni caso, non è più quel corpo che l’uomo aveva; ma allora, a che scopo avere questa forma corporea in un mondo spirituale, questa forma appartenente al mondo materiale? Siamo nella illogicità totale, è vero? E quanti cercano di avere delle convinzioni che si basino sulla logica non possono certo accettare queste affermazioni, queste spiegazioni che spiegazioni non sono.

Pasqua

Van Dyck – Resurrezione

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About The Author

Magicamente Colibrì

Ho fatto studi classici al liceo e scientifici all’università, perché amo entrambi i mondi. Questa mia formazione è dovuta al fatto che in me convivono bene gli aspetti che caratterizzano l’essere umano, cioè quelli legati al pensiero razionale e a quello non razionale, e che sottintendono, rispettivamente, alla scienza e alla spiritualità. Molti sono i miei interessi e i post del blog lo dimostrano.

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