Il Buddismo, il monachesimo e la reincarnazione al femminile



Maria Antonia Sironi: La principessa di Gungtang

buddismoTutti sappiamo che il Dalai Lama è un Maestro Spirituale e la più alta carica religiosa del buddismo oltre che politica. Sappiamo inoltre che è un tulku, cioè la reincarnazione di un maestro spirituale del passato che ha raggiunto l’illuminazione e porta la sua parola agli uomini. La sua nomina a Dalai Lama arriva dopo che i monaci preposti ad essa hanno controllato e verificato che sia la reincarnazione del suo predecessore. Alcuni mesi dopo la sua morte, infatti, individuano il possibile luogo di nascita e si mettono alla ricerca di bambini che abbiano particolari caratteristiche, che riconoscano alcuni oggetti appartenenti al defunto e che abbiano eventuali ricordi della vita passata. Nel caso non sia possibile effettuare tutte le verifiche i monaci si affidano anche a sogni ed oracoli per identificare il bambino.
Non tutti sappiamo, invece, che c’è anche una linea femminile che parte contemporaneamente a quella maschile nel tredicesimo secolo ed è tuttora attuale.

Nella tradizione buddista la storia della prima tulku è nota, ma in ambito occidentale è venuta alla luce con la scoperta della sua biografia da parte di Hildegard Diemberger, un’antropologa italiana che lavora al dipartimento di Antropologia dell’università di Cambridge. Infatti, durante una ricerca compiuta con Pasang Wangdu, storico del Tibet, su «Shekar, il Cristallo Bianco, una cittadina del Tibet meridionale, un monastero e una montagna che si trova al centro di un mandala del paesaggio», nella biblioteca del monastero tra manoscritti e libri religiosi, ha trovato la biografia della capostipite di questa linea femminile. Si tratta di Gyalmo, principessa di Gungtang, che da monaca prese il nome di Chokyi Dronma, abbreviato in Chodron.

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Hildegard Diemberger ha dedicato diversi articoli ed un libro alla vita di Chodron, rivolgendosi soprattutto ad un pubblico di specialisti, mentre la madre Maria Antonia Sironi, che l’ha accompagnata nei diversi viaggi compiuti per le sue ricerche, ha scritto una storia romanzata – basata sui documenti originali – adattandola ad un pubblico più ampio.

Gyalmo era figlia primogenita del re di Gungtang che oggi è Dzonkha, città del Tibet a nord di Katmandu. Inizialmente era destinata a succedere al padre, ma alla nascita del fratello perse il diritto di successione. Una volta cresciuta, i genitori, per motivi politici, combinarono il suo matrimonio con il principe di Shekar, un regno confinante con cui nel passato c’erano stati conflitti.
La volontà della giovane, invece, era di dedicarsi alla vita spirituale, ritenendo di avere il compito di aiutare gli altri. Suo malgrado, perciò, dovette piegarsi al volere del padre e recarsi nella sua nuova residenza.
Fece di tutto per abituarsi al nuovo ambiente e alla famiglia del marito, e con i suoceri aveva un buon rapporto. In particolare era vicina al re perché seguiva il buddismo e le aveva concesso di curare un tempio che era in stato di abbandono. Con il marito i rapporti inizialmente non furono molto buoni, in quanto la donna non comprendeva come questi seguisse un diverso orientamento religioso in cui si celebravano sacrifici cruenti.

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Gyalmo ebbe ben presto una figlia a cui si sentiva molto legata, ma dopo lo svezzamento fu costretta a partire alla volta del suo paese natale, dato che il fratello si stava ribellando ai voleri e alle direttive del padre. Tornata a casa, con fatica riuscì a ristabilire i rapporti fra i suoi familiari e a risolvere quello che avrebbe potuto essere una guerra.
Dopo qualche tempo, quando le giunse la notizia della morte precoce della figlia decise che era venuto il momento di prendere la strada che le dettava il cuore, quella spirituale. Incontrò molte resistenze, soprattutto da parte del marito, ma alla fine ottenne il permesso dal padre e dal suocero di dedicarsi alla vita spirituale.

Con l’aiuto di una giovane del suo paese, che l’aveva seguita nel paese del marito, e con quello di un Maestro Spirituale costituì una comunità monastica che organizzò con competenza e dedizione. La sua fama si diffuse nel paese, soprattutto grazie a certi eventi ritenuti miracolosi che si erano verificati anche nella sua infanzia. Era devota a Dorje Phagmo, una divinità indiana venerata soprattutto dalle donne, di cui era ritenuta da molti come la reincarnazione e come tale fu riconosciuta da un altro grande maestro spirituale che ebbe modo di frequentarla.

Dopo la sua morte pensando che si sarebbe presto reincarnata, le sue consorelle andarono alla ricerca della bimba che avrebbe potuto succederle. Oggi la sua dodicesima reincarnazione vive in un monastero vicino a Lhasa ed è una delle più note monache del Tibet.

La figura di Gyalmo, o meglio della monaca Chodron, è affascinante e la storia scritta da Maria Antonia Sironi ci fa apprezzare questa donna che, nonostante le regole del tempo e le difficoltà, riesce a perseguire il suo sogno e a realizzarlo.
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Anche se romanzata la narrazione di Maria Antonia poggia su documenti certi e pertanto molto vicina al vero. Inoltre, ci permette di conoscere un mondo a noi lontano e poco conosciuto, perché prima di questo libro credo non si sia mai parlato di linee di reincarnazione femminili. Ci fa anche entrare in una cultura diversa da noi sotto certi aspetti, ma anche uguale, perché la condizione della gente comune e le azioni dei governanti di quei popoli poco si differenziano dalle nostre.

La lunghezza del libro di Maria Antonia (350 pagine) non deve spaventare, perché la lettura è scorrevole e alla fine dispiace che la storia si interrompa senza sapere degli ultimi anni della vita di questa donna straordinaria, in quanto le pagine dei documenti ufficiali che la raccontano sono andate perdute.

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Il libro

Maria Antonia Sironi: La principessa di Gungtang. Dall’antico Tibet la storia di una vita senza fine, ed. Alpine Studio 2010.

Il libro si può richiedere via email a Eco Himal, «un’associazione di volontariato creata per promuovere la difesa delle aree himalayane attraverso la cooperazione con le popolazioni che vi abitano»: info@ecohimal.it

L’autore

Maria Antonia Sironi è geologa, pioniera dell’alpinismo femminile, insegnante, scrittrice e traduttrice. È autrice di Terra di Baffin (Bietti, Milano 1973); La Storia del Cristallo Bianco, con Hildegard Diemberger, Pasang Wangdu, Kurt Diemberger e Carlo Meazza (Ferrari editrice, Clusone 1995); Tibet, l’altra Metà del Cielo, con Hildegard Diemberger e Sonam Tsomo (Giorgio Mondadori, Milano 2003); Tibet, il tetto del mondo fra passato e presente (White Star, Vercelli 1999); Il Pastorello Tibetano e l’Orecchio della Regina, con Tsering Yangdzom (Alpine Studio, Lecco 2014); inoltre ha curato la traduzione e l’adattamento de Il Settimo Senso di Kurt Diemberger (Alpine Studio, Lecco 2012).

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A Tibetan Woman-Lama and her Reincarnations: progetto di studio sulla vita di Chodron e sulla linea delle sue reincarnazioni, che coinvolge ricercatori del MIASU (Mongolia and Inner Asia Studies Unit) dell’Università di Cambridge e la British Library con la collaborazione di varie istituzioni internazionali che si occupano del Tibet.

Hildegard Diemberger: When a Woman Becomes a Religious Dynasty. The Samding Dorje Phagmo of Tibet, Columbia University Press 2014

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About The Author

Magicamente Colibrì

Ho fatto studi classici al liceo e scientifici all’università, perché amo entrambi i mondi. Questa mia formazione è dovuta al fatto che in me convivono bene gli aspetti che caratterizzano l’essere umano, cioè quelli legati al pensiero razionale e a quello non razionale, e che sottintendono, rispettivamente, alla scienza e alla spiritualità. Molti sono i miei interessi e i post del blog lo dimostrano.

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