Capolavori egiziani in mostra a Bologna


Egitto. Splendore millenario

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Manico di specchio in legno e avorio

Alcune settimane fa sono andata a vedere la mostra Egitto. Splendore Millenario che si sta tenendo presso il Museo Civico Archeologico di Bologna dal 16 ottobre 2015 e che durerà fino al 17 luglio 2016. Anche se immagino che molti ne siano a conoscenza, desidero comunque segnalarla perché merita davvero una visita.

Le opere qui raccolte sono importanti e meritevoli di essere viste in un’unica collezione che qui ripercorre la storia più antica di questa grande civiltà. Alcune di esse appartengono al Museo Nazionale di Antichità di Leiden (Olanda) e per la prima volta varcano i confini olandesi, altre provengono dal museo che li ospita, dal Museo Egizio di Torino e dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze. Un certo numero di esse ha una notevole importanza per ciò che raffigurano, per il periodo storico che rappresentano e per la loro unicità, ma tutte insieme testimoniano l’arte, gli usi, i costumi e i personaggi del popolo egiziano.

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Pannello in legno con il faraone Sehibra, inginocchiato sul suo cartiglio, protetto da una dea alata


Ci sono oggetti comuni e vere opere d’arte. I primi sono rappresentati da monili, vasi, teste d’ascia, poggiatesta e altro ancora, i secondi da statue di personaggi appartenenti alla corte del faraone o vicini ad essa, stele funerarie, sarcofagi. La “parte del leone”, però, la fanno i sarcofagi per la bellezza delle immagini e dei colori, con l’aggiunta del fascino che esercitano i geroglifici che li decorano. Infatti il linguaggio scritto degli antichi egiziani colpisce da sempre la fantasia e il fatto che per lungo tempo non si sia riusciti a decifrarlo ha alimentato il mistero intorno a loro. L’attrazione per l’Egitto, la sua storia e i suoi misteri è testimoniata inoltre dal successo che le iniziative che li riguardano- trasmissioni televisive, conferenze, mostre – hanno sempre molto successo. E questa esposizione ne è un esempio.

Il percorso espositivo si svolge secondo una scansione cronologica e suddiviso per periodi con pannelli che raccontano la storia egiziana e descrivono gli oggetti esposti. (Per le informazioni sulle singole opere è disponibile l’audioguida fornita all’ingresso della mostra). L’ultima sala raccoglie diversi sarcofagi e altri arredi funerari, ma l’itinerario prosegue con la visita alla collezione egiziana del museo con la possibilità di una visita alle altre sezioni.

Una mostra ben allestita, con pezzi significativi, e che consiglio di visitare, magari più di una volta.

Intanto ecco alcuni degli oggetti di questa esposizione che più mi hanno colpito e interessato.

Stele di Horemheb

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Stele di Horemheb – Rilievo con scribi


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Stele di Horemheb – Rilievo con carri militari


Le stele di Horemheb appartengono ai musei di Firenze, Bologna e Leiden e sono state riunite per l’occasione. Furono trovate a Saqqara dove Horemheb, capo militare di Tutankhamon, si era fatto costruire la sua seconda tomba.

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Stele di Horemheb – Rilievo con tenda da campo


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Stele di Horemheb – Rilievo con prigionieri nubiani


La prima era stata costruita a Tell-el-Amarna dove risiedeva quando ricopriva la carica di generale di Akhenaton, padre di Tutankhamon, mentre fu sepolto nella Valle dei Re a Tebe quando alla fine della sua vita, dal 1319 al 1292 a.C., ricoprì la carica di Faraone della XVIII dinastia.



Sarcofago di Peftjauneith

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Sarcofago di Peftjauneith – volto


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Sarcofago di Peftjauneith – particolare con la dea Nut che dispiega le ali


Peftjauneith era un ispettore di complessi templari. Il suo sarcofago, proveniente dal museo di Leiden, è di legno massiccio il che denota la notevole disponibilità economica del committente e riproduce le sembianze del dio Osiride, avvolto in un sudario di lino e con il volto verde che evoca il concetto di rinascita. Si può notare che sul petto è raffigurata la dea del cielo Nut che dispiega le sue ali e al di sotto di essa c’è una formula tratta dal Libro dei Morti. All’interno del sarcofago si vede la dea Nut inghiottire ogni sera il Sole (ad occidente) e partorirlo ogni mattina (a oriente)
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Sarcofago di Peftjauneith – grazie a un gioco di specchi se ne può vedere l’interno decorato con la dea Nut



Statua anonimo – Ushabti della tomba di Merymery

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Statua maschile di anonimo


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Ushabti della tomba di Merymery


Le statue venivano poste nel serdab, una cella chiusa della tomba, ed erano scolpite in modo da tratteggiare i lineamenti del volto che ne permettessero l’identificazione.

L’ushabti era una statuetta che doveva avere la funzione di sostituire il defunto nei lavori da svolgere nell’aldilà.



Stele a falsa porta di Fefi – Tavola per offerte di Defdy

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Stele a falsa porta di Fefi


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Tavola per offerte di Defdy


La stele a falsa porta è un elemento funerario tipico dell’Antico Regno e indica il passaggio dal mondo dei vivi a quello dei morti. Le stele spesso sono utili per identificare il nome del defunto, la sua posizione sociale e la datazione della sepoltura.

Sulla tavola per offerte venivano posti cibi solidi e liquidi per l’alimentazione del defunto così da assicurargli la vita dopo la morte; particolarità di questa tavola è l’insolita forma circolare.



Gioco del serpente

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Il gioco del serpente

Il gioco del serpente, chiamato anche Mehen, è uno dei più antichi giochi da tavolo praticati in Egitto. Il curioso nome di questo gioco è dovuto alla forma a spirale della scacchiera che ricorda un serpente arrotolato la cui testa era riprodotta al centro del cerchio, le caselle assomigliavano alle scaglie del corpo del rettile e si facevano sempre più piccole con l’approssimarsi del centro del Mehen.

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Cofanetto di Perpaut

La mostra

Dove: Museo Civico Archeologico – Via dell’Archiginnasio, 2 – Bologna

Quando: 16 ottobre 2015 – 17 luglio 2016 da martedì a giovedì 9-18.30; venerdì 9-22; sabato, domenica e festivi 10-18.30

Il luogo

Museo Civico Archeologico

Per approfondire

La mostra: Egitto. Splendore millenario – Bologna 16 ottobre 2015 – 17 luglio 2016

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Magicamente Colibrì

Ho fatto studi classici al liceo e scientifici all’università, perché amo entrambi i mondi. Questa mia formazione è dovuta al fatto che in me convivono bene gli aspetti che caratterizzano l’essere umano, cioè quelli legati al pensiero razionale e a quello non razionale, e che sottintendono, rispettivamente, alla scienza e alla spiritualità. Molti sono i miei interessi e i post del blog lo dimostrano.

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