Candace Pert e le molecole di emozioni: la biologia degli stati della mente


Una scienziata, il rapporto tra mente e corpo e la spiritualità

PertCandace Pert (1946-2013) è, anzi è stata, un’importante ricercatrice in ambito fisiologico e biofisico, nota per aver formulato un’interessante teoria sulle emozioni, in cui ha «postulato l’esistenza di un legame biochimico fra mente e corpo, proponendo una nuova concezione dell’organismo umano come rete di comunicazione». Candace ha fornito notevoli contributi alla scienza, e, se non fosse morta prematuramente, sono sicura avrebbe potuto procurarne ulteriori e altrettanto significativi.
Come è accaduto ad altre scienziate del suo calibro, la rilevanza del suo lavoro è stata molto osteggiata e in alcuni casi disconosciuta a favore di suoi colleghi uomini. Negli Stati Uniti grande scalpore fece a suo tempo la controversia che la vide opposta a Solomon Snyder, suo maestro e mentore. Questi, insieme ad altri due ricercatori, era stato insignito di un premio per la scoperta del recettore degli oppiacei, dovuta in gran parte alla Pert. In quella occasione la studiosa era stata ignorata, probabilmente intenzionalmente, in un mondo competitivo in cui la maggior parte delle volte il ruolo delle donne è tenuto ai margini. Non era certo la prima volta che ricercatori uomini si approfittavano del lavoro impegnativo svolto dalle loro colleghe; anzi nella storia della scienza, anche la più recente, si contano diversi casi. Candace, tuttavia non ha subito passivamente l’affronto, ma ha lottato per i suoi diritti.

Così facendo, si è creata la fama di persona scomoda e ha dovuto impegnarsi molto per non essere esclusa dal suo mondo. La sua battaglia, soprattutto la sua resistenza a cedere e ad avallare anche la nomina per un successivo premio dei tre, il Nobel, tra l’altro ha fatto sì che ad un convegno sui recettori degli oppiacei organizzato dal National Institute of Mental Health, per cui lavorava, non era previsto alcun suo intervento. Nonostante gli ostacoli e le difficoltà che sono seguiti a questo suo gesto, ha proseguito nel suo lavoro, organizzando esperimenti e continuando la sua lotta per una maggiore presenza e importanza delle donne nei progetti scientifici.

PertLe sue ulteriori scoperte hanno fornito nuovi spunti e nuovi approcci in diversi ambiti, tanto da produrre successive scoperte da parte dei colleghi, soprattutto in biologia e in medicina.
Donna intelligente, volitiva e aperta sempre a nuove sfide, si è esposta a formulare ipotesi e opinioni che non sempre le hanno valso l’approvazione dei colleghi, perché in contrasto con l’atteggiamento troppo dogmatico della scienza. A differenza di altri, ha parlato anche di anima e ha ritenuto opportuno affrontare da un punto di vista olistico il problema della salute e della malattia. Infatti, «se i contributi psicologici alla salute e alla malattia fisica sono visti con sospetto, l’idea che l’anima (traduzione letterale della parola psiche) possa contare qualcosa viene giudicata addirittura assurda. Seguendo questa strada entriamo infatti nel regno mistico, dove agli scienziati è stato proibito formalmente l’ingresso» fin dall’epoca di Cartesio.

Tuttavia, ha riconosciuto che la medicina già da tempo ha cambiato atteggiamento nei confronti dell’approccio psicosomatico, soprattutto da quando si sono potute accertare le basi molecolari delle emozioni. Proprio i suoi studi hanno permesso di verificare il legame tra le emozioni e la fisiologia, tanto da farle affermare che «questo approccio più olistico integra la visione riduzionista, espandendola anziché sostituirla, e propone un nuovo modo di concepire la salute e la malattia, non solo a noi scienziati ma anche ai profani».
Come lei stessa ha dichiarato, «è stata la scoperta del recettore degli oppiacei a far decollare la mia carriera di scienziata, all’inizio degli anni ’70, quando ho scoperto un metodo per misurarlo e quindi per dimostrarne l’esistenza». Candace Pert aveva solo ventisei anni.

Molecole di emozioni

Pert

Candace Pert e Solomon Snyder negli anni ’70

Candace Pert è giunta a trovare il recettore degli oppiacei grazie ad un’esperienza diretta e a una serie di coincidenze. Nel 1970, dopo la laurea in biologia e in attesa di entrare nella scuola di specializzazione in medicina, una caduta da cavallo le ha procurato lo schiacciamento di una vertebra lombare. Per alleviare il dolore, le è stato somministrato per alcune settimane un farmaco contenente un derivato della morfina, che le ha alterato la capacità di concentrarsi, facendole provare un’euforia che «rasentava l’estasi».
In questo modo ha potuto constatare l’influenza delle droghe sul cervello, facendola riflettere sul rapporto mente-corpo. Ciò l’ha incentivata a intraprendere i suoi studi su questo aspetto riuscendo a svolgerli all’università John Hopkins di Baltimora. Per una serie di circostanze fortuite ha potuto conoscere Solomon Snyder, neurofarmacologo e psichiatra che lavorava in quella istituzione e che si occupava proprio di quello a cui era interessata, e cioè l’interpretazione del «comportamento umano dal punto di vista della biologia».

Tutto questo, la tenacia e la convinzione di riuscire, hanno permesso a Candace Pert di scoprire i recettori degli oppiacei, e ad altri di individuare un oppiaceo naturale prodotto dal nostro organismo, l’endorfina, il loro legante.
Grazie a queste ricerche, è stato possibile indagare come i peptidi interagiscono all’interno del cervello e quale influenza abbiano sul corpo umano, anche se poi è stato scoperto che essi sono prodotti all’interno di tutto l’organismo. I peptidi sono innumerevoli e, a seconda delle loro funzioni, hanno diversi nomi, ma la Pert preferisce indicarli con il termine sostanze informazionali, in quanto «la loro funzione comune, è quella di molecole-messaggeri, incaricate di distribuire le informazioni in tutto l’organismo».
Dopo la scoperta del recettore degli oppiacei, la Pert, insieme ad alcuni collaboratori, è riuscita a determinare la mappa di distribuzione dei peptidi nel corpo umano, aggiungendo un altro tassello importante alla ricerca. Con altri, invece, ha contribuito a individuare le zone del corpo umano che contengono i recettori degli oppiacei.

Pert

Da C.B. Pert: “Molecole di emozioni”

La maggior parte dei peptidi si trova nel sistema limbico del cervello, in cui sono presenti i circuiti emozionali, ma sono distribuiti in tutto il corpo, come, per esempio, nel midollo spinale, e concentrati in zone definite punti nodali. In questi punti arrivano e partono le informazioni. In questo modo impulsi e risposte, cioè «le emozioni e le sensazioni corporee sono strettamente intrecciate, in una rete bidirezionale in cui ciascuna di esse può modificare le altre. Di solito questo processo avviene a livello inconscio, ma in determinate condizioni può anche affiorare alla coscienza, oppure essere portato a livello cosciente in modo intenzionale». In definitiva, i ricordi di esperienze vissute con determinate emozioni, quindi la memoria, e i neuropeptidi sono strettamente legati.
Sono diversi gli esperimenti che hanno dimostrato come le droghe agiscono sulla memoria, e come i neuropeptidi, le nostre droghe endogene, modellano i nostri ricordi. Stato d’animo, emozione, e neuropeptidi sono coordinati in modo da influire sul corpo e viceversa. Il tutto funziona bene anche perché non tutte le informazioni sono importanti e sono proprio queste sostanze che ci permettono di esercitare un controllo su di esse.

Nuove terapie e la rete psicoimmunoendocrina

Pert

Michael Ruff

Tra le ulteriori scoperte seguite alle sue ricerche vi è quella che un particolare tumore ai polmoni, quello a piccole cellule, è causato da una mutazione di macrofagi, cellule del sistema immunitario, dopo essersi installate nei polmoni per ripulirli dalle tossicità. A causa dell’eccessiva "sporcizia" il sistema immunitario invia un numero sempre maggiore di queste cellule, che però ad un certo punto compiono un "errore" o mutano e si trasformano in cellule cancerose. La bombesina, un polipeptide, ne favorisce la crescita e la diffusione nel corpo. Questa scoperta, effettuata insieme a Michael Ruff, che sarebbe diventato il suo secondo marito, ha permesso di trovare che sia nel cervello sia nel sistema immunitario si trovano i peptidi e che il sistema nervoso, quello endocrino e quello immunitario fanno parte di una rete di comunicazione definita dalla Pert psicoimmunoendocrina. Una scoperta non da poco che avrebbe dovuto portare ad ulteriori passi avanti nella ricerca scientifica, ma come spesso accade sono state diverse le resistenze della comunità scientifica nell’accettare nuove idee, che accomunavano campi fino ad allora separati.

Alla fine degli anni ’80 parlare di questi legami, o di un collegamento biologico delle emozioni era molto innovativo, ma la Pert e Michael Ruff, intuendo che questa fosse la strada da intraprendere, in un articolo della rivista Journal of Immunology del 1985 così scrissero: «I neuropeptidi e i loro recettori si uniscono al cervello, alle ghiandole e al sistema immunitario in una rete di comunicazione tra cervello e corpo, che probabilmente rappresenta il substrato biochimico delle emozioni». Inoltre, «la mente è ciò che tiene insieme la rete, agendo spesso al di sotto della coscienza, collegando e coordinando i sistemi principali, con i relativi organi e cellule, in una sinfonia di vita orchestrata con intelligenza. Quindi potremmo definire l’intero sistema come una rete psicosomatica di informazioni, che unisce la psiche, comprendente tutto ciò che è di natura non materiale, come mente, emozione e anima, al soma, che è il mondo materiale delle molecole, delle cellule e degli organi. Mente e corpo, psiche e soma».

PertA guidare il nostro organismo è «una forza intelligente: […] è una intelligenza sottoforma di informazioni che affluiscono a tutti i sistemi determinandone il comportamento». Per di più «questo flusso di informazioni […] è la prova che il corpo è la manifestazione esteriore della mente nello spazio fisico» e che la mente non è legata solo al cervello, ma a tutto il corpo. Inoltre, le emozioni hanno un ruolo non indifferente in questo sistema di comunicazione, perché «sono segnali cellulari coinvolti nel processo di traduzione delle informazioni in realtà fisica, che trasforma letteralmente la mente in materia. Le emozioni nascono nel punto di congiunzione fra materia e mente, passando dall’una all’altra in tutti e due i sensi e influenzandole entrambe».

Altro campo in cui la Pert si è cimentata è stato quello della ricerca di una cura per l’AIDS, ma, come altre volte, ha avuto difficoltà a far accettare l’ipotesi che due settori fino ad allora separati, potevano coalizzarsi per trovarla. La sua idea che nei virus ci fossero dei recettori non era ritenuta plausibile. Stesse difficoltà le ha incontrate per la verifica sperimentale della sua ipotesi, perché c’era chi vedeva nell’applicazione della sua teoria un’intromissione in un campo che non era di sua competenza. Tutto ciò si è unito ad una fortissima lotta tra i gruppi di ricerca per poter avere i finanziamenti per le proprie sperimentazioni, cercando, grazie a errori procedurali e forse a volte con scorrettezza, di demolire i risultati ottenuti dalla Candace e dai suoi collaboratori. Ci sono voluti dieci anni perché il suo lavoro fosse preso di nuovo in considerazione e rivalutato.

Candace Pert, la salute e il benessere fisico e spirituale

Il percorso di vita di Candace Pert non è completo se non si parla del suo aprirsi alle medicine cosiddette alternative e a metodi terapeutici non convenzionali. Come racconta nel suo libro sulla scoperta di quelle che chiama molecole delle emozioni, in seguito all’interesse suscitato dai suoi studi sulle endorfine e altri neuropeptidi, persone di varia estrazione sociale e culturale l’hanno avvicinata per avere chiarimenti.

Pert«Un giorno si era presentato nel mio studio uno yogi barbuto, vestito di bianco e con un turbante in testa, per chiedermi se le endorfine erano concentrate lungo la spina dorsale in un modo che corrispondeva chakra indù. I chakra, mi spiegò, erano centri di "energia sottile" che regolavano le funzioni essenziali fisiche e metafisiche, dalla sessualità alla coscienza superiore. Non avevo idea di cosa stesse dicendo, ma, nel tentativo di rendermi utile, tirai fuori un diagramma da cui risultava che esistevano due fasci di fibre nervose collocati ai lati della spina dorsale, ciascuno dei quali è ricco di peptidi che trasportano informazioni. L’indiano sovrappose la sua carta dei chakra al mio disegno, e ci accorgemmo nello stesso istante che i due sistemi coincidevano». Da quel momento ha cominciato a considerare che ci fosse un legame tra le sue ricerche e le filosofie orientali. Frequentando, poi, gli ambienti legati alle varie teorie sul benessere e sulla salute non in linea con la tradizione occidentale si è resa conto di quanto il suo lavoro potesse spiegare alcune di queste linee di pensiero.

Il legame tra la mente e il corpo è uno dei temi delle teorie alternative e il preferito di Candace Pert, per cui quando, nel 1985, le è stato chiesto di parlarne ad un convegno organizzato dall’Institute of Noetic Sciences, il pubblico ha trovato nelle sue ricerche la conferma alle proprie concezioni sulle relazione tra le emozioni, le reazioni del corpo ad esse e il suo stato di salute. In questa occasione ha conosciuto diversi altri esponenti della scienza che condividevano il suo pensiero. Tuttavia «per la mia mentalità scientifica era uno sforzo notevole mostrarmi ricettiva nei confronti delle loro teorie e pratiche sconcertanti, ma in un certo senso scoprii di riuscire a restare in equilibrio fra quei due mondi mentre lavoravo per integrare il meglio di entrambi».

PertCandace Pert è una scienziata che non si è vergognata di parlare di spiritualità e il suo interesse per essa non l’ha distolta da quello per la scienza. I due aspetti in lei si sono integrati con facilità portandola su un percorso di vita che l’ha arricchita notevolmente.
Purtroppo per un infarto la Pert è venuta a mancare nel 2013, ma le sue scoperte e il suo percorso di scienziata e di donna sono un lascito non indifferente per chiunque sia interessato ad una visione dell’uomo che non sia solo materiale.

Breve glossario

PertUn recettore è come un sensore a livello cellulare; è una struttura molecolare mediante la quale le cellule comunicano tra loro per regolare lo sviluppo, per controllare l’accrescimento, per coordinare le funzioni. Un neurone (cellula del sistema nervoso) può avere milioni di recettori di diverso tipo disposti sulla superficie. Il legante di un recettore èè una molecola che si collega ad esso in modo specifico.
Amminoacidi, composti organici che costituiscono le proteine; frammenti delle proteine sono i peptidi. Quando abbiamo circa un centinaio di amminoacidi la sostanza si chiama polipeptide, se sono molti di più allora vengono definite proteine. L’ossitocina è un peptide, «sostanza emessa dalla ghiandola pituitaria durante il parto per legare con i recettori dell’utero, dove causa le contrazioni uterine che provocano l’espulsione del corpo del bambino […] Nel cervello agisce in modo da produrre comportamenti materni, impedire l’infanticidio». Nel 1953 è il primo peptide ad essere stato riprodotto al di fuori del corpo umano. La ghiandola pituitaria si trova alla base del cervello, sotto l’ipotalamo

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Per approfondire

Candace B. Pert: Molecole di emozioni, Ed. TEA

Sito di Candace Pert

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About The Author

Magicamente Colibrì

Ho fatto studi classici al liceo e scientifici all’università, perché amo entrambi i mondi. Questa mia formazione è dovuta al fatto che in me convivono bene gli aspetti che caratterizzano l’essere umano, cioè quelli legati al pensiero razionale e a quello non razionale, e che sottintendono, rispettivamente, alla scienza e alla spiritualità. Molti sono i miei interessi e i post del blog lo dimostrano.

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