Conoscere se stessi e l’importanza dell’oblio di vite precedenti
Conoscere se stessi è l’incitazione di Claudio, entità manifestatasi al Cerchio Firenze 77 grazie alla medianità di Roberto Setti. Nei suoi messaggi Claudio invita ognuno a guardare nel suo io più profondo per poter capire chi veramente è e quali sono le reali motivazioni del suo agire.
Conoscere se stessi è quello che ognuno dovrebbe fare, cercando di essere il più possibile sincero e senza interessarsi a chi è stato in vite precedenti. Ognuno deve valutare la propria vita presente e scoprire le motivazioni di ogni suo agire, solo così arriverà a conoscere se stesso, a comprendere chi veramente è.
Conoscere se stessi
Conoscere se stessi significa conoscere la vera realtà dell’essere nostro. Significa comprendere che cosa è in noi stessi che proviene dall’ambiente che ci circonda o dai nostri veicoli e che, pur facendo parte del nostro essere, non rivela la vera natura di esso. Conoscere se stessi significa operare una introspezione accurata, sincera, che metta a nudo quanto si agita in noi senza temere di apparire peggiori a noi stessi. Conoscere se stessi significa scavare, giungere alla radice del nostro essere, al sentire reale. Significa comprendere se ciò che noi crediamo altruismo, amore, è veramente tale; significa riuscire a comprendere se quell’affetto che è in noi è dettato dalla nostra coscienza o se non è che una spinta sessuale sublimata.
Questo significa conoscere se stessi, avere la chiara visione della nostra natura senza cercare di nasconderla pensando di essere così migliori, senza cercare di soffocarla credendo di meritarsi, in questo sforzo, il Paradiso.
Indagare il presente e l’importanza dell’oblio delle vite precedenti
Ricercare per conoscere se stessi è ciò che ciascuno deve fare. V’è chi crede che questa ricerca sia facilitata dal sapere chi fummo nella precedente incarnazione. Se così fosse, perché esisterebbe la legge dell’oblio anche per chi si propone di ritrovare se stesso?
Sapere chi fummo non è di alcun vantaggio nella ricerca di se stessi. Vi è stato detto più di una volta che voi siete il presente ed è questo presente che dovete conoscere, non il passato.
A che cosa vi gioverebbe il sapere, ad esempio, che nella precedente incarnazione siete stata una suora? Supponete che non abbiate avuto l’animo di suora, cioè che non abbiate avuto la vocazione. Solo quando avrete compreso il presente potrete intuire il passato, potrete intravedere il futuro. Solo quando vi sarete resi consapevoli del vostro attuale egoismo potrete capire quanto egoisti foste in tempi passati e quanto meno lo sarete in futuro.
«Tutto qui? – voi direte – Io so di essere egoista!».
Già, voi sapete di essere tale, ma non ne siete consapevoli. Cioè non sapete sino a che punto l’egoismo vi spinge ad agire, quali delle vostre azioni sono mosse dall’egoismo; e, non sapendo questo, non sapete niente di voi stessi.
Ciascuno è, ora, un individuo che non è lo stesso di dieci anni fa, che non è lo stesso di due ore fa. Per questo, per la ricerca di se stessi, non giova sapere chi si è stati.
E voi vi domanderete a che cosa serve la memoria. La memoria serve per le relazioni fra simili ed è molto utile, ma ha anch’essa degli aspetti negativi. Tende ad accumulare conoscenze su conoscenze, costituendo una mentalità della quale si è schiavi.
Ciò che evolve l’individuo non sono le conoscenze tenute presenti dalla memoria come un vademecum, ma sono le esperienze che operano una trasformazione dello stesso individuo.
Supponiamo, ad esempio, che un tale sia ateo e che divenga credente. Non occorre che abbia un memorandum che gli indichi come pensare perché è divenuto credente, perché, se veramente è divenuto tale, avrà subito una trasformazione del suo essere e penserà come un credente.
Se riuscirete a superare l’aspetto negativo della memoria avrete mosso il primo passo per la ricerca di voi stessi.
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