Edgar Mitchell e il suo viaggio nell’universo interiore



Coscienza e universo: due mondi lontani ma vicini

Edgar Mitchell (1930-2016) è stato il sesto uomo a calpestare il suolo lunare insieme ad Alan Shepard, comandante della missione Apollo 14 programmata dalla NASA. L’equipaggio era completato da Stuart Roosa, con l’incarico di pilota del modulo di comando, mentre Mitchell era il pilota del modulo lunare. L’Apollo 14 partì da Cape Canaveral il 31 gennaio 1971 e il modulo lunare si posò sulla Luna il 5 febbraio.

Nato nel 1930 in Texas, Edgar Mitchell passò l’infanzia e la giovinezza nel Nuovo Messico dove la famiglia si era trasferita durante la Depressione seguita alla crisi economica del 1929. Interessato alla scienza fin dall’adolescenza, aveva forse un destino già segnato. Abitava, infatti, ad Artesia, vicina alla città di Roswell, nota per un presunto atterraggio UFO nel 1947, e a poco più di un chilometro di distanza dall’abitazione di Robert Goddard, considerato il padre della missilistica moderna.

Mitchell

Edgar Mitchell

L’esperienza vissuta da Mitchell nella missione dell’Apollo 14 è stata un punto di svolta nella sua vita, che lo ha portato a creare l’Institute of Noetic Sciences (IONS), un’istituzione che si occupasse della coscienza, dell’uomo e del suo ruolo nel mondo da un punto di vista scientifico. Dopo aver studiato l’universo da un punto di vista esterno, la sua attenzione si è rivolta all’interno dell’uomo, con l’intenzione di comprendere la sua natura e il suo legame con il mondo.

Ciò che ha provocato un cambio di direzione della sua vita è stato «un travolgente senso di connessione universale. Ho provato ciò che è stato descritto come estasi di unità. Sentii che le molecole del mio corpo e della nave spaziale stessa erano state fabbricate molto tempo prima nella fornace di una delle antiche stelle che brillavano nei cieli intorno a me. La nostra presenza di viaggiatori nello spazio – e l’esistenza dell’universo stesso – non era accidentale, ma faceva parte di un processo intelligente, in opera da ben prima di noi. Percepivo l’universo come cosciente, in qualche modo. Questo pensiero era così grande da risultare inesprimibile, allora, e per molti versi lo è tuttora». Questo suo stato d’essere lo ha provato durante il viaggio di ritorno sulla Terra, momento in cui le tensioni e le preoccupazioni per la missione erano diminuite, lasciando spazio ai pensieri e alle riflessioni su ciò che stava vivendo.erano diminuite, lasciando spazio ai pensieri e alle riflessioni su ciò che stava vivendo.

«Adesso c’era il tempo di contemplare tranquillamente il viaggio… C’era una calma profonda, una crescente meraviglia quando guardavo fuori dal vetro, ma non un accenno di ciò che stava per accadere.
Forse fu il disorientamento, o il riorientamento, effetto della rotazione dell’ambiente, mentre i cieli e la Terra entravano e uscivano dalla visuale, alternandosi rapidamente nel piccolo vetro della capsula. Forse fu l’atmosfera della salvezza e del rifugio dopo l’incursione di due giorni in un paesaggio indimenticabile. Ma non credo. La sensazione era del tutto estranea. Mi sentii sintonizzato con qualcosa di molto più grande di me, qualcosa di molto più grande del pianeta al di là del vetro. Qualcosa di incomprensibilmente grande. Anche oggi, il ricordo di quella percezione ancora mi sconcerta
».

Mitchell

Passeggiata di Edgar Mitchell sulla Luna

Certamente anche l’emozione di essere stato uno dei primi uomini a toccare il suolo lunare e a viaggiare nello spazio extraterrestre con uno scenario inusuale – e sicuramente fantastico – è stata forte. Tuttavia l’esperienza interiore, da lui ritenuta una vera e propria epifania nel significato di visione intuitiva, descritta è stata così profonda da indurlo a rivedere il suo modo di pensare, le sue credenze e – forse – anche il suo modo di affrontare la vita. Tutto ciò lo ha costretto a guardare con altri occhi il mondo e lo ha spinto ad analizzare e capire la sua esperienza, non dimenticando la sua formazione scientifica.

Desideroso di comprendere come il mondo si sia evoluto, ha preso in considerazione non solo la vita ma anche il pensiero dell’uomo: «L’evoluzione e anche la vita in sé sono tradizionalmente considerate come governate da operazioni casuali e da un naturale adattamento all’ambiente, non da operazioni sistematiche. Ero convinto del contrario, ma dove era la prova?» Ed è questa che ha cercato, proponendosi di verificare l’esistenza e il significato dei fenomeni psi studiati da una ristretto numero di ricercatori, perché ritenuti non degni di attenzione da parte della comunità accademica.

Poco prima della missione spaziale Mitchell aveva cercato di approfondire le sue conoscenze su questi fenomeni, consultando la letteratura scientifica in merito. Inoltre un breve periodo di pausa nei mesi di preparazione al lancio gli diede l’opportunità di conoscere – casualmente – Edward Boyle, ricercatore medico al Miami Heart Institute, e Edward Maxey, medico, che concordavano con lui sull’importanza dello studio dei fenomeni paranormali. Durante una delle discussioni sull’argomento, sorse in loro l’idea di effettuare una sperimentazione telepatica durante la missione. «Quello che il dottor Maxey, il dottor Boyle e io volevamo sapere era se i risultati potevano essere ottenuti a distanze più grandi di quanto potessero essere misurate sulla Terra. C’era la rara opportunità di scoprirlo a una distanza di più di duecentomila miglia, venti volte più lontano di quanto fossero mai stati tra loro due esseri umani, nonostante le precedenti missioni dell’Apollo.
Ma, trattandosi di un esperimento personale,
ad hoc, dovevamo tenere segreti i piani […] Se ne fosse uscito un qualsiasi risultato interessante, avremmo potuto pubblicarlo in futuro».

Mitchell

la Terra vista dallo spazio

Pertanto, durante la missione nello spazio Mitchell dedicò alcuni minuti all’esperimento nei momenti preposti al sonno. Purtroppo subito dopo il ritorno sulla Terra, Olof Jonsson, un medium che era stato coinvolto nell’esperimento, fece trapelare la notizia del suo svolgimento. La stampa, sempre affamata di notizie sensazionali, ne approfittò, talvolta in maniera eccessiva, dando ampio spazio a speculazioni sensazionalistiche e provocando reazioni non positive in coloro che appartenevano al mondo di Mitchell. Tuttavia i risultati confermarono quelli ottenuti sulla Terra e furono pubblicati sul Journal of Parapsychology, diretto da Joseph B. Rhine.

Subito dopo il rientro sulla Terra, Mitchell iniziò a porre le basi di quello che sarebbe divenuto di lì a poco, nel 1973, l’Institute of Noetic Sciences (IONS) con l’intenzione di verificare che l’universo non è frutto di un caso e di capire cosa avesse «dato origine alla nostra coscienza e ai nostri pensieri, e il modo in cui si erano evoluti». Era, infatti, convinto che la scienza, dopo aver spiegato l’evoluzione, avrebbe dovuto indagare sull’intenzionalità umana, cioè sulla possibilità che la mente agisca sulla materia, e sul legame tra coscienza e universo.

Grazie all’aiuto di pochi amici iniziò così il suo percorso con l’IONS, organizzando, tra gli altri, esperimenti sui fenomeni psi e tra i primi sensitivi ad essere sottoposti a prove e controlli ci furono Uri Geller, noto per la sua capacità di piegare oggetti metallici, e Norbu Chen, conosciuto per essere un guaritore.

Mitchell

Edgar Mitchell e Uri Geller

L’intento di Edgar Mitchell è stato quello di trovare una nuova visione dell’universo che non comportasse una divisione dualistica, ritenendo importante osservarlo sia dal’esterno, in maniera oggettiva come ha fatto e fa la scienza, sia dall’interno dell’uomo, in maniera soggettiva come suggerito dalla religione. Nell’universo nulla è semplice, e molti sono i sistemi complessi come lo è anche la coscienza, che si evolve proprio attraverso vari gradi di complessità. Convinto che la coscienza deve avere un ruolo non secondario nella comprensione dell’universo, in quanto il cosmo è in qualche modo cosciente, ritiene importante capire «le differenze tra i seguenti stati mentali: essere consapevoli, conoscere e avere intenzione di», e come la coscienza possa essere presente a livello subatomico.

Mitchell è noto anche per aver sostenuto che fin dall’antichità sono state registrate presenze aliene sulla Terra e che le prove di avvistamenti di mezzi extraterrestri – più comunemente chiamati UFO – sono state volutamente occultate. Comunque la si pensi – e le sue affermazioni sono state oggetto sia di critiche sia di consensi – il suo contributo allo studio della coscienza è stato importante, perché ha egli ha inteso dare risalto al fatto che «La materia, che è stata considerata la vera realtà, è in ultimo niente altro che spazio vuoto contenente energia – un’astrazione mentale; la mente, che è stata considerata inaffidabile sostanza eterea, è la nostra sola fonte per scoprire la “realtà”. Insieme indicano che la natura è un’unica realtà, tuttavia con due aspetti correlati: fisicità e capacità intellettiva – o, in altre parole, esistenza e conoscenza». Infatti reputa che il pensiero razionale, logico, e il pensiero mistico, intuitivo, abbiano pari dignità, che non siano altro che aspetti diversi di una stessa medaglia.

Mitchell

Edgar Mitchell

La sua visione del mondo, oltre ad aver dato vita all’IONS, ne ha influenzato il lavoro e la ricerca svolti al suo interno. Infatti da coloro che (ne hanno fatto e) ne fanno parte molto è stato fatto per comprendere la relazione tra mente e corpo e quindi il ruolo della coscienza sulla salute e sul benessere dell’uomo.

La sua morte, avvenuta il 4 febbraio 2016, non interrompe quindi le attività dell’istituto che prevedono ricerche sui fenomeni psi, come la precognizione, sulla vita dopo la morte, sulle esperienze che trasformano la vita. I suoi eredi condividono e proseguono il suo sogno di comprendere l’universo in maniera unitaria e il ruolo che in esso ha la coscienza, oltre a verificare come sviluppare le potenzialità che ognuno ha, come quelle espresse dai fenomeni psi.

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Per approfondire

Institute of Noetic Sciences (IONS)

Edgar Mitchell: La via dell’esploratore, Verdechiaro Edizioni 2010

Edgar Mitchell: "An ESP test from Apollo 14", The Journal of Parapsychology, n. 2/1971, pagg. 89-107

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About The Author

Magicamente Colibrì

Ho fatto studi classici al liceo e scientifici all’università, perché amo entrambi i mondi. Questa mia formazione è dovuta al fatto che in me convivono bene gli aspetti che caratterizzano l’essere umano, cioè quelli legati al pensiero razionale e a quello non razionale, e che sottintendono, rispettivamente, alla scienza e alla spiritualità. Molti sono i miei interessi e i post del blog lo dimostrano.

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