Svetonio, i Cesari ed eventi e segni prodigiosi


Eventi prodigiosi e segni relativi nella vita degli imperatori romani

Gli eventi prodigiosi che hanno caratterizzato la vita di alcuni imperatori dell’antica Roma sono stati raccontati da Svetonio in Vita dei Cesari. Interpretati oggi, alcuni eventi non hanno alcun significato, ma ai tempi dell’antica Roma erano ritenuti presagi di eventi futuri.
Prodigi e presagi hanno preceduto la nascita e la morte di quasi tutti i personaggi descritti da Svetonio, mentre solo di pochi eventi prodigiosi e segni hanno preannunciato la salita al potere o episodi significativi per la loro vita personale e/o politica. I primi sono stati oggetto di un articolo precedente (v.), i secondi lo sono di questo.

Gaio Giulio Cesare

eventi prodigiosiOltre ad alcuni presagi relativi alla nascita e alla morte, a Gaio Giulio Cesare (101 a.C.-44 a.C.) è accaduto un evento prodigioso mentre si trovava nei pressi del fiume Rubicone che scorre nelle terre della provincia di Forlì-Cesena, ma che allora segnava il confine tra l’Italia e la Gallia Cisalpina e nessuno poteva attraversarlo con un esercito senza l’autorizzazione del senato di Roma. Nel 50 a.C. Cesare era stanziato nella Gallia Cisalpina al comando delle sue coorti e in quel momento era in conflitto con il senato, che voleva che rimettesse i poteri di quella provincia e tornasse a Roma. Intuendo che l’intenzione di questa istituzione fosse quella di togliergli potere, decise di avvicinarsi al confine con alcune delle sue legioni.
Perciò, come racconta Svetonio, «si fermò per un attimo [sulle sponde del fiume dalla parte della Gallia Cisalpina] e, considerando quanto stava per intraprendere, si rivolse a quelli che gli erano più vicini, dicendo "Siamo ancora in tempo a tornare indietro, ma se attraverseremo il ponticello, dovremo sistemare ogni cosa con le armi".
Mentre esitava, gli si mostrò un segno prodigioso. Un uomo di straordinaria bellezza e di taglia atletica apparve improvvisamente seduto poco distante, mentre cantava, accompagnandosi con la zampogna. Per ascoltarlo, oltre ai pastori, erano accorsi dai posti vicini anche numerosi soldati e fra questi alcuni trombettieri: l’uomo allora, strappato a uno di questi il suo strumento, si slanciò nel fiume, sonando a pieni polmoni una marcia di guerra, e si diresse verso l’altra riva. Allora Cesare disse: "
Andiamo dove ci chiamano i segnali degli dei e l’iniquità dei nostri nemici. Il dado è tratto"»

Gaio Giulio Cesare Ottaviano detto Augusto

eventi prodigiosiVari, invece, sono gli episodi che hanno avuto come protagonista Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto – meglio noto come Augusto (63 a.C. – 14 d.C.) -, che assunse il potere subito dopo la morte di Cesare. «Mentre [questi] pranzava in un bosco a quattro miglia da Roma, lungo la via Campana, un’aquila venne improvvisamente a strappargli il pane dalla mano e, dopo essere volata molto in alto, di nuovo improvvisamente discese dolcemente e glielo riportò». L’aquila era ritenuto il simbolo del potere, pertanto questo fatto è stato interpretato come un segno della futura presa di potere da parte di Augusto.

eventi prodigiosiUn altro evento, invece, fece pensare a Cesare, di cui Augusto era pronipote, che questi sarebbe stato il suo erede e per tale motivo lo adottò. Accadde, infatti, che «davanti a Munda [località a sud della Spagna in cui nel 45 a.C. si svolse l’ultima battaglia della guerra civile tra Giulio Cesare e i repubblicani conservatori, n.d.r.], spianando una foresta scelta da Cesare per impiantarvi l’accampamento, venne scoperta una palma e Cesare ordinò di rispettarla come un presagio di vittoria; subito dopo essa fece germogliare virgulti che in pochi giorni crebbero a tal punto che non solo raggiunsero l’altezza della matrice, ma la coprirono e si riempirono di nidi di colombi, benché questo genere di volatili evitino con ogni cura le foglie dure e rugose. Dicono che sia stato proprio questo prodigio ad indurre Cesare a non volere altro successore che questo nipote di sua sorella».
A Roma la palma era legata alle sue origini, infatti, secondo Ovidio, Rea Silvia prima di partorire Romolo e Remo vide in sogno i due gemelli con le sembianze di palme portentose, una più alta dell’altra. In più, questa pianta era anche il simbolo della vittoria in battaglia ed è ciò che accadde a Munda.

eventi prodigiosiGli eventi prodigiosi della vita di Augusto sono di vario tipo e talvolta ripropongono gli stessi segni. Per esempio, «quando le truppe dei triumviri [Ottaviano Augusto, Marco Antonio e Marco Emilio Lepido avevano stretto un’alleanza nel 44 a.C. subito dopo la morte di Cesare per gestire il potere, n.d.r.] erano raggruppate a Bologna, un’aquila, che si era insediata sul tetto della sua tenda, abbatté e fece precipitare a terra due corvi che la aggredivano a destra e a sinistra. Tutto l’esercito presagì che un giorno fra i tre colleghi vi sarebbe stata quella discordia che poi si verificò e ne anticipò l’esito». Cosa che accadde, perché, dato che le personalità dei tre erano molto diverse, molti furono i contrasti tra i tre uomini, tanto che si pervenne ad una dura guerra civile che si concluse nel 31 a.C. con la battaglia vittoriosa di Augusto ad Azio.

eventi prodigiosiA proposito di questo scontro, «quando stava per scendere in campo gli si fece incontro un uomo con un somaro: l’uomo si chiamava Eutiche [nome tipico greco che significa Fortunato], la bestia Nicone [nome greco che significa Vincitore]. Dopo la vittoria fece erigere a tutte e due una statua di bronzo nel tempio che innalzò nel luogo dove aveva posto i suoi accampamenti».

Tiberio Claudio Nerone detto Tiberio

eventi prodigiosiAnche Tiberio Claudio Nerone – più noto come Tiberio (42 a.C. – 37 d.C.) -, figlio adottivo di Augusto cui succedette, fu protagonista di eventi prodigiosi, anche se non così numerosi e significativi come quelli del padre. «Pochi giorni prima di venire richiamato a Roma, un’aquila, volatile fino ad allora sconosciuto a Rodi, si posò sul tetto della sua casa, e la vigilia del giorno in cui fu informato del suo ritorno, mentre cambiava abito, gli parve che la sua tunica prendesse fuoco». Invece in un precedente episodio quest’ultimo era stato reale; infatti «quando intraprese la sua prima spedizione militare e attraversò la Macedonia per condurre il suo esercito in Siria, avvenne che presso Filippi gli altari consacrati un tempo alle legioni vittoriose si accendessero spontaneamente di fiamme improvvise».

Nerone

eventi prodigiosiNegli ultimi giorni di vita di Nerone (37 d.C.-68 d.C.), «mentre Galba inaugurava i comizi del suo secondo consolato, una statua del divino Giulio [Cesare] si era girata da sola verso Oriente; per di più, sul campo di Bedriaco [località vicino a Cremona dove si svolsero due battaglie tra i pretendenti al trono di Nerone], prima che si attaccasse battaglia, due aquile erano venute a lotta sotto gli occhi di tutti i soldati e quella che era uscita vincitrice fu messa in fuga da una terza sopraggiunta da levante». Galba prese il potere poco dopo la morte di Nerone, ma dopo sette mesi di governo fu deposto e ucciso da Otone. Questi rimase in carica circa tre mesi, poi subentrò Vitellio e quindi Vespasiano. Il 69 d.C. fu il cosiddetto anno dei quattro imperatori e caratterizzato da una guerra civile importante. Ne uscì vittorioso Vespasiano dopo la seconda battaglia di Bedriaco, che era sostenuto dalle legioni orientali e danubiane.

Vespasiano

eventi prodigiosiDiversi invece gli eventi prodigiosi nella vita di Vespasiano (9 d.C.-79 d.C.), come riferisce Svetonio: «In una proprietà di periferia, appartenente ai Flavii [la sua famiglia], il tronco di una quercia secolare consacrata a Marte gettò improvvisamente nuovi rami ogni volta che Vespasiano mise al mondo uno dei suoi tre figli, segno evidente del destino riservato ad ognuno di loro. Il primo, molto esile, si disseccò subito e così la figlia di Vespasiano non visse più di un anno; il secondo era così solido e così lungo che lasciava prevedere una grande prosperità; il terzo infine assomigliava ad un albero». Il secondo figlio, Tito (39 d.C.-81 d.C.) succedette al padre, ma dopo due anni morì, mentre Domiziano (51 d.C.-96 d.C.) esercitò il suo potere di imperatore per 16 anni.
In altra occasione, «in un terreno di proprietà della sua famiglia, un cipresso, che senza essere stato toccato da nessuna folgore, si era abbattuto completamente sradicato, il giorno dopo si risollevò più verde e più solido».

Osservazioni finali

Già ho fatto alcune considerazioni in merito a questi prodigi nell’articolo scritto precedentemente. Tuttavia, vorrei fare alcune osservazioni sui fatti qui riportati. Come sempre c’è da tenere presente che sono fatti narrati molto dopo il loro accadere e quindi possono essere stati in parte distorti o riferiti non correttamente. Inoltre, come anche in campo agiografico, quando si descrivono le gesta di qualcuno che si è distinto in modo particolare ci sono degli stereotipi che si ripetono. Oggi non credo che l’aquila verrebbe interpretata nello stesso modo che a Roma e cioè come simbolo di una futura presa di potere, così come lo sviluppo dei rami di quella palma collegato alla vita dei figli di Vespasiano non verrebbe visto in relazione a qualcosa di analogo.
Non c’è dubbio che questi eventi definiti prodigiosi sono da leggersi come fatti curiosi e insoliti, senza dimenticare, però, che potrebbero anche avere un fondo di verità. Fanno parte della storia e della visione del mondo dei popoli e non vanno considerati in maniera sprezzante e denigratoria. Anche oggi c’è chi interpreta alcuni episodi come segni che preannunciano eventi importanti della propria vita personale o professionale: semplici illusioni, coincidenze? Certo, una mente razionale, analizzando i fatti, così li giustifica, ma siamo proprio sicuri che sia sempre così? In certi casi è difficile interpretarli in questo modo, così come non è detto che debba per forza essere applicata la razionalità. Se questa è una caratteristica dell’uomo, lo è pure quello che viene definito il pensiero magico.

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Per approfondire

Svetonio: Vita dei Cesari, Ed. Garzanti, Milano 1977.

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About The Author

Magicamente Colibrì

Ho fatto studi classici al liceo e scientifici all’università, perché amo entrambi i mondi. Questa mia formazione è dovuta al fatto che in me convivono bene gli aspetti che caratterizzano l’essere umano, cioè quelli legati al pensiero razionale e a quello non razionale, e che sottintendono, rispettivamente, alla scienza e alla spiritualità. Molti sono i miei interessi e i post del blog lo dimostrano.

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