Chiaroveggenza e guerra


Le precognizioni sulla Prima Guerra Mondiale

La chiaroveggenza è la capacità di conoscere senza l’ausilio dei normali cinque sensi eventi o situazioni future, presenti o passate. In particolare, quando si prevedono eventi futuri si parla di precognizione; se questi sono intesi come avvertimento, si parla di premonizione, mentre se sono ritenuti di ispirazione divina si parla di profezia. Di solito la previsione di eventi futuri riguarda tragedie legate a singoli individui, meno frequentemente a una collettività come le guerre.

Cento anni fa si era sul finire della Prima Guerra Mondiale, definita anche Grande Guerra e ricordata per la morte di milioni di giovani mandati spesso allo sbaraglio a combattere sui vari fronti. Non sono numerose le preveggenze di questo evento e quelle di cui si ha testimonianza riguardano sia il conflitto in generale, alcune delle quali riferite in questo articolo, sia destini personali in cui questo fa da sfondo.

La prima precognizione è contenuta in uno scritto del 1700 conservato in un archivio di Cauterets, cittadina sui Pirenei, e citato dall’abate Paul Naudet, una figura molto importante nel cattolicesimo francese della seconda metà del 1800, durante una sua conferenza sulle premonizioni. Se il documento fosse autentico, sarebbe una divinazione molto precisa, infatti dice:

Quando le vetture percorreranno le strade senza cavalli; quando si parlerà da un capo all’altro del mondo; nell’anno 1914, maggio parlerà di guerra; giugno la deciderà; luglio la dichiarerà; agosto vedrà lacrime negli occhi delle spose e delle madri.

Il testo è davvero sconcertante non solo riguardo alle vetture senza cavalli, cioè le automobili, e alla possibilità di parlare «da un capo all’altro del mondo» grazie al telefono, ma anche in relazione all’incontro tra Guglielmo II e l’arciduca Ferdinando d’Austria nel mese di maggio, l’assassinio di Sarajevo in giugno, la mobilitazione tedesca in luglio e in agosto l’inizio della guerra, che portò molti lutti, tutti fatti collocati con precisione nel 1914.

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attentato di Sarajevo in un disegno d’epoca

Un sogno legato alla Grande Guerra, o meglio alla sua causa scatenante, l’assassinio dell’Arciduca Ferdinando a Sarajevo, fu indagato da M. Grabinski, un ricercatore tedesco che lo pubblicò sulla rivista Psychische Studien. Un suo riassunto fu fatto da Charles Richet nel Traité de métapsychique, e fu in seguito ripreso da Ernesto Bozzano in Guerre e profezie.

Monsignor Giuseppe de Lanji, vescovo di Grosswarden, narra che, verso le quattro del mattino del giorno 28 giugno 1914, sognò di scorgere sul proprio scrittoio una lettera listata a lutto, ornata con le armi gentilizie dell’Arciduca Ferdinando (Monsignor de Lanji era stato professore dell’Arciduca per la lingua ungherese). Nel suo sogno monsignor de Lanji aperse la lettera, sul cui bordo superiore osservò il disegno di una strada, nella quale faceva capo un’altra stradicciola. Nella strada vide l’Arciduca con la consorte seduti nella propria automobile. A loro di fronte sedeva un generale e sul davanti, a fianco dello chaffeur, un ufficiale. La folla circondava l’automobile dell’Arciduca e dalla folla sbucavano due giovani che sparavano sull’Arciduca. Il testo della lettera era il seguente: «Eminenza e caro dottore De Lanji, vi partecipo che io e la mia consorte siamo rimasti vittime di un delitto politico. Entrambi ci raccomandiamo alle Vostre preghiere. Sarajevo, 28 giugno 1914. Ore 4 del mattino»
Monsignor De Lanji così continua: «Mi svegliai tremante e guardai l’ora: erano le quattro e mezzo. Presi nota sul momento del sogno fatto, riproducendo in uno schizzo il formato della lettera dell’Arciduca apparsami in sogno. Alle 6, quando il mio domestico batté alla porta, mi trovò seduto allo scrittoio, ancora tremante, in atto di recitare il santo Rosario… Nella giornata mi giunse un telegramma in cui mi si partecipava la terribile notizia».

Ciò che colpisce in questo racconto è la descrizione di quello che sarebbe accaduto, anche se l’arciduca morì non per dei colpi di pistola, ma per una bomba, e non alle 4 del mattino, come scritto nella lettera del sogno. Pur riguardando una persona, gli effetti della sua morte ebbero ripercussioni sulla collettività.

Annie Haldermann, una sensitiva conosciuta da James H. Hyslop e da altri membri dell’American Society for Psychical Research, ebbe una serie di sette-otto sogni molto realistici, nel corso di un periodo di alcuni mesi, dal gennaio al giugno del 1914. Il contenuto era, più o meno, lo stesso, e consisteva in «scene di una guerra tra nazioni europee» che avrebbe coinvolto, entro la fine dell’anno, Inghilterra e Germania con l’utilizzo di aeroplani.

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Sibò – Battaglia sul mare (1934)

Particolarmente interessante è la lettera che Theodore Flournoy, noto psicologo svizzero, scrisse a Hyslop nel dicembre del 1914 e che fu pubblicata sul Journal of the American Society for Psychical Research in forma anonima. Egli raccontò un’esperienza che ebbe circa tre settimane prima dello scoppio della Grande Guerra e di cui fu testimone Roberto Assagioli, psichiatra italiano fondatore della psicosintesi. In quel momento nulla faceva presagire un conflitto, perché

si credeva che il persistente sforzo dell’Austria di soggiogare la Serbia stesse per esaurirsi senza conseguenze: io ero in visita nella casa di amici a Zurigo in compagnia di Roberto Assagioli di Firenze… Una notte, nel momento in cui mi preparavo a coricarmi, improvvisamente mi trovai a guardare non il soffitto della stanza, che era scomparso, ma direttamente nello spazio, in cui si stava svolgendo un conflitto spaventoso che gradualmente si estendeva per il mondo intero. è arduo per me riferire a parole ciò che mi sembrava di vedere. Vedevo una vasta schiera di uomini armati disposti gli uni contro l’altri. Era una visione titanica e cosmica. C’erano due eserciti sterminati che circondavano il mondo e che si combattevano l’un l’altro: uno mi sembrava rappresentare la potenza della luce e l’altro quella delle tenebre. Sebbene non udissi col senso fisico dell’udito, avvertivo ugualmente un frastuono di battaglia che pareva invadere l’universo, tanto da rendermi quasi sordo. La battaglia infuriò tutta la notte, e il suono percosse profondamente il mio animo. Cercai di chiudere gli occhi e le orecchie, ma non riuscii.

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Giacomo Balla – La guerra (1916)

Mi alzai esausto e cercai di rivolgere l’attenzione verso qualcos’altro. Era impossibile. Per circa quarantotto ore vidi e udii questo conflitto mondiale. Ogni altra cosa era indistinta e irreale. Nelle due sere successive parlai con amici e presi parte a due cene, a cui ero stato invitato, ma per tutte le quarantotto ore la visione persistette, lasciandomi infine fortemente senza energia.
Non ritenevo di dare a quella visione un significato terreno, né pensavo fosse una premonizione di qualcosa che sarebbe potuto accadere. Ritenevo invece avesse un significato simbolico spirituale, o anche il risultato di una grande tensione come risultato per il forte dolore per la morte recente di mia moglie.

La visione durò due giorni e al suo termine Flournoy non ci pensò più; la ricordò allo scoppio del conflitto.

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Fortunato Depero – Ingranaggi di guerra

Riferimenti ad una guerra imminente si hanno nei primi anni del 1900 anche in alcune comunicazioni medianiche in diversi circoli. Nel Regno Unito a quell’epoca F. Bligh Bond utilizzava la scrittura automatica per le ricerche archeologiche che stava compiendo a Glastonbury. Durante una delle sedute, nell’ottobre del 1909, ci fu una brusca interruzione nel messaggio che stava ricevendo e in cui l’entità comunicante rivelò che sarebbe scoppiata una «Guerra; un’orrida guerra, in cui Marte sarà dominatore, in cui sarà sparso un mare di sangue fraterno… Per la quale i deboli soffriranno e i forti periranno… Caos… Tenebre… Quindi aurora novella in cielo purpureo… Il mondo rosseggia… I papaveri rossi dell’oblio crescono sulle tombe di un passato che più non ritorna… Papaveri rossi nei cimiteri, papaveri rossi tra le messi ubertose fecondate dal sole. Leggi, medita e non temere: tutto ciò che avverrà era decretato che avvenisse».

Tre anni dopo ci fu un’ulteriore previsione: «La festa dei papaveri ricorrerà prima della festa del Cristo… Nota ciò che diciamo. Povertà, fame e libidine di guerra invaderanno tutte le nazioni sulle quali si stende l’ombra della croce». Nel 1918 vi furono altri messaggi in cui si preannunciarono gli eventi che portarono alla conclusione del conflitto, ma ciò che risulta sconcertante è il riferimento ai papaveri rossi. Quando tornarono dalle Fiandre e dalla Francia, i reduci inglesi raccontarono di aver visto le tombe dei soldati interamente coperte da papaveri rossi e proposero di adottare come simbolo della commemorazione dei morti in guerra questi fiori: da quel momento il giorno dell’armistizio, 11 novembre, fu designato in Inghilterra come il giorno dei papaveri rossi.

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Considerando le testimonianze prese qui in esame si potrebbe pensare che esse sono delle vere e proprie precognizioni, tuttavia non si deve dimenticare che, soprattutto, in prossimità della Grande Guerra, da diversi anni si temeva accadesse e se ne discuteva ampiamente. Perciò in alcuni casi si potrebbe sospettare una suggestione inconscia del sensitivo, ma non si deve negare che alcuni fatti ben precisi, come l’intervento delle forze aeree (presente nel sogno ricorrente di Annie Haldermann) era sì pensabile, ma non ritenuto decisivo come la donna sentì sarebbe stato. Lo stesso si può dire per il riferimento ai papaveri rossi negli scritti di Bligh Bond. Invece, la visione di Flournoy potrebbe essere interpretata come una drammatizzazione del suo stato d’animo a causa del lutto recente e magari anche da una suggestione sulla situazione del momento, dato che di guerra se ne stava comunque parlando.

In generale la precognizione di eventi che coinvolgono una o più comunità è facile per chi è in grado di dedurli dal corso della sua storia, ma talvolta si verificano fatti imprevedibili, da cui possono discendere conseguenze altrettanto inaspettate. Inoltre, può riflettere i preconcetti, le convinzioni o le aspettative di chi la fa, e quindi il suo non attuarsi è motivo per criticare qualsiasi tipo di chiaroveggenza.
Come per il destino di un singolo, il verificarsi di accadimenti che coinvolgono una collettività segue lo stesso schema, e cioè non è possibile accertare la validità – e la autenticità – di una preveggenza fino al suo completo avverarsi. Questo, non solo quando essa è corredata di particolari impensabili nel momento della visione, ma soprattutto quando questa contiene simboli al momento non riconoscibili o non riconducibili a qualcosa di conosciuto.

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Per approfondire

Bozzano Ernesto: Guerre e profezie, Casa Editrice Europa, Verona 1948

Caso di Theodore Flournoy in "Incidents. Premonition", Journal of the American Society for Psychical Research, 1915, pagg. 238-239

Caso di Annie Haldermann in Prince W.F. (edited by): "Experiences of Miss Halderman", Journal of the American Society for Psychical Research, 6/1920, pagg. 273-283

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About The Author

Magicamente Colibrì

Ho fatto studi classici al liceo e scientifici all’università, perché amo entrambi i mondi. Questa mia formazione è dovuta al fatto che in me convivono bene gli aspetti che caratterizzano l’essere umano, cioè quelli legati al pensiero razionale e a quello non razionale, e che sottintendono, rispettivamente, alla scienza e alla spiritualità. Molti sono i miei interessi e i post del blog lo dimostrano.

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